"Il 19 ottobre vogliamo dare vita ad una sollevazione generale. Una giornata di lotta aperta, che si generalizzi incrociando i percorsi, mettendo fianco a fianco giovani precari ed esodati, sfrattati, occupanti, senza casa e migranti, studenti e rifugiati, no tav e cassintegrati, chiunque si batte per affermare i propri diritti e per la difesa dei territori". Si legge in un passaggio dell'appello alla mobilitazione per 'Costruire l'assedio all'austerity e alla precarietà' che ha convocato una grande manifestazione nazionale, a Roma.
Era sabato 1 giugno. Centinaia di persone, provenienti da molte città italiane, in rappresentanza delle tante esperienze di lotta che vivono e attraversano i nostri territori, si riunirono per festeggiare i dieci anni di occupazione del Porto Fluviale. Era stata organizzata l'assemblea nazionale di 'Abitare la crisi': emerse allora, con grande chiarezza quanto il prezzo della crisi veniva preteso soprattutto dalle classi sociali più deboli in termini di disoccupazione o lavoro precario e quanto tutto questo ricadeva pesantemente sulla gestione della vita di ogni giorno, relativamente alla mancanza di un reddito adeguato a pagare un affitto o un mutuo o le utenze o il cibo o le altre cose essenziali per vivere.
Si decise, così, di organizzare una grande manifestazione nazionale per la casa e il reddito “da costruire attraverso un processo ampio ed inclusivo, aperto al contributo delle realtà impegnate nei territori e finalizzato ad una convergenza e ad una connessione delle lotte” e di costruire questo evento con un lavoro capillare sui territori.
Appuntamento, dunque, il 19 ottobre. In realtà, tutta la settimana che precederà la manifestazione sarà costellata di iniziative. “Il 12 ottobre con una giornata di lotta a difesa dei territori, contro le privatizzazione dei servizi pubblici e la distruzione dei beni comuni e mobilitazioni diffuse per il diritto all'abitare; il 15, con azione dislocate nelle città per uno sciopero sociale indetto dall’agenda dei movimenti trans-nazionali; il 18 con una manifestazione congiunta dei sindacati di base e conflittuali”, si legge nell’appello. Il 12 ottobre è anche la data prescelta dalla rete sociale battezzata da Stefano Rodotà e Maurizio Landini della Fiom per una manifestazione, ancora nella Capitale, in nome della Costituzione.
Resta da capire cosa accadrà di qui al giorno della mobilitazione nazionale. Per un curioso gioco del destino, il 19 ottobre è anche la data in cui si terrà, a Milano, l'udienza per il ricalcolo dell'interdizione dai pubblici uffici di Silvio Berlusconi, condannato in terzo grado a 4 anni di reclusione per frode fiscale. Il governo delle larghe intese Pd-Pdl, guidato da Enrico Letta, quel giorno, potrebbe essere già un ricordo.
Si è insediata ieri la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, chiamata ad esprimersi sulla incandidabilità dell'ex primo ministro. E, come anticipato a NewsTown dalla senatrice Stefania Pezzopane, il Partito Democratico si è mostrato inflessibile alla dilazione dei tempi del pronunciamento.
Il relatore Andrea Augello ha aperto i lavori ponendo, prima ancora di entrare nel merito della decadenza, tre pregiudiziali di costituzionalità sulla legge Severino. Votata a grande maggioranza, in Parlamento, non più tardi di otto mesi fa. Un documento che più che parlare del caso del senatore Berlusconi, si concentra sui profili di incostituzionalità della legge anti-corruzione e propone anche un ricorso interpretativo alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea. Come dire: scusate, abbiamo sbagliato. Non ci eravamo accorti che la Legge era incostituzionale. Incomprensibile, a dire il vero. In particolare, il senatore Augello ha proposto alla Giunta di verificare in maniera preliminare l'ammissibilità di un ricorso alla Corte Costituzionale sulla norma anti-corruzione, di sollevare direttamente l'eccezione di costituzionalità su 10 profili ravvisati dal relatore, di chiede infine un rinvio interpretativo alla Corte di Giustizia della Ue, con una procedura accelerata.
La lettura del documento ha occupato l'intero pomeriggio. "La decisione di presentare le questioni pregiudiziali invece di avanzare una proposta vera e propria è solo un modo come un altro per prendere tempo", ha spiegato Pezzopane. "Subito dopo il voto sulle pregiudiziali, infatti, qualcuno, probabilmente lo stesso Augello, dovrà presentare una proposta sulla questione della decadenza o meno di Berlusconi dal mandato di parlamentare. E a questo punto si aprirà una nuova procedura".
Lavori aggiornati alle 20 di domani, anche perché manca una parte della relazione che deve essere ancora depositata. Con ogni probabilità non si riuscirà a votare. Il Partito Democratico ha ottenuto, però, che il pronunciamento sulle pregiudiziali equivalga al voto sull'intera relazione, per evitare altri slittamenti. Un atteggiamento che ha scatenato le ire del Popolo delle Libertà. “Sta andando in scena un omicidio politico. È una cosa vergognosa che questi del Pd mi trattino come un delinquente comune. Se mi fanno fuori così è un atto eversivo”. Chi ha sentito Berlusconi racconta che l'ex premier è furibondo. L'intenzione è convocare una riunione dei gruppi parlamentari mercoledì per 'rompere'. L'ordine è chiaro: alzare i toni, minacciare la crisi di governo se il Pd dovesse tirare dritto sulle pregiudiziali di costituzionalità. Di fatto, sarebbe un voto sulla decadenza.
"La volontà politica è quella di scardinare questo governo", ha tuonato Renato Schifani. "Voglio esprimere la mia grande amarezza per quello che si è configurato come un plotone di esecuzione. Non si è mai verificato che la giunta delle elezioni si desse questi ritmi, una procedura anonima e contorta. Valuterò con i miei colleghi senatori se partecipare ai lavori di domani. Se si dovesse votare contro le pregiudiziali, la maggioranza non c'è più".
Un vero e proprio ultimatum per il governo Letta. Il premier, dopo il pareggio nello spread tra Spagna e Italia, si è detto sicuro che "prevarrà il buon senso e tutti capiranno che ci vuole stabilità". Non è parso, però, molto convinto. "Se dovessero dar corso a queste minacce, sarebbe davvero la prova provata che si usa questo caso per un atto di grave irresponsabilità nei confronti della condizione economica e sociale del Paese", ha detto il segretario del Pd Guglielmo Epifani. "Se qualcuno lo farà - ha aggiunto - se ne assumerà la responsabilità".
Insomma, dopo tre giorni di calma tornano a spirare forti venti di crisi sul Governo. Per i berluscones è il Pd che ha iniziato la guerra. È prevalsa l’ala dura, quella indifferente alle sorti del governo e alle preoccupazioni del Quirinale sulla stabilità. Ecco l’improvvisa virata sul 'piano b', tenuto in stand by negli ultimi giorni: “Se votano le pregiudiziali – è la regola di ingaggio diramata da Arcore - significa che stanno aprendo la crisi”. È un modo per drammatizzare, per tenere sotto ricatto il governo: “Il Pd – spiega Daniela Santanchè – ha aperto la crisi”. Una crisi che potrebbe significare, a brevissimo, la fine del governo delle larghe intese.