Sabato, 24 Settembre 2016 04:08

Albano: "Sede unica comunale in periferia? Meglio uffici in centro"

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“La sede unica comunale? Sarebbe stato meglio riportare gli uffici in centro, l'amministrazione, la funzione pubblica, avrebbe dato ai cittadini un segnale importante”.

A parlare è il segretario comunale del Partito democratico Stefano Albano, intervistato da NewsTown a margine del dibattito sul futuro del centro storico che ha animato la terza giornata della festa dell'unità, in programma fino a questa sera al Parco del Castello.

Io c'entro è stato il titolo scelto per l'incontro, una tavola rotonda alla quale hanno partecipato, oltre ai vertici del Pd locale, anche il sottosegretario allo Sviluppo economico Antonello Giacomelli e l'architetto Walter Nicolino.

“La mia è una posizione personale” precisa Albano a proposito della sede unica, la cui localizzazione non è ancora stata decisa (malgrado il Comune abbia già in cassa oltre 30 milioni di euro da spendere), anche se è certo che non sorgerà in centro. “'Sul progetto è stato sviluppato un ragionamento molto serio da Pietro Di Stefano però sarebbe stato un segnale importante riportare gli uffici comunali dentro le mura”.

Ci sono tanti edifici pubblici di proprietà dell'amministrazione - come ad esempio l'ex sede del liceo scientifico a via Maiella (un caso di cui NewsTown si è occupata pochi giorni fa) - che giacciono ancora inagibili (malgrado qualcuno sia stato già inserito nella lista degli interventi Cipe già finanziati). Molti di questi immobili avrebbero potuto essere risistemati e utilizzati per ospitare uffici pubblici. Una scelta che, oltre a riportare le persone in centro, avrebbe fatto risparmiare i soldi dei fitti che il Comune ha pagato e continua a pagare ai privati.

La ricostruzione pubblica ferma e il fatto che ancora non sia stato fatto un ragionamento serio sulle funzioni che il centro storico assumerà una volta completata la ricostruzione è il segno, forse, della mancanza di un metodo, visto che gli strumenti legislativi e i soldi ci sono, e di certo non mancano le idee.

“Il dibattito di oggi” dice Albano “vorrebbe concentrarsi proprio su questo, sul metodo. Le istituzioni si sono molto impegnate sul centro, penso ad esempio al bando per gli incentivi da dare alle attività commerciali o professionali gestito da Comune e Regione. Questo, però, non può bastare, serve altro. Bisogna provare a fare una discussione di sistema, rimettere tutti gli attori principali attorno a un tavolo. La scelta del Comune è stata quella di far convivere i cantieri con il rientro di residenti e commercianti ma bisogna contemperare i diritti dei negozianti con quelli delle ditte e quelli di chi vuole provare a investire o a costruire un progetto di vita o lavorativo”.

Secondo Albano tra qualche anno L'Aquila avrà un grande vantaggio competitivo rispetto ad altre città nella lotta per attrarre talenti: un centro storico completamente cablato, coperto da fibra ottica: “Molta gente non ha capito che qui non stiamo rifacendo solo le fogne ma stiamo costruendo un'infrastruttura straordinaria. Perché non puntare su di essa e non immaginare il centro come un grande incubatore di imprese, nelle quali magari lavoreranno gli studenti che si sono laureati qui?”.

E proprio sull'università, annuncia Albano, il Pd aquilano rilancerà una proposta: favorire gli investimenti delle imprese impegnate nella ricostruzione in borse di studio e stage per gli studenti dell'ateneo. “Pensando alla mole di appalti che c'è qui, questa possibilità sarebbe uno strumento straordinariamente attrattivo. Inoltre smetteremmo di assistere alla sfilata di imprese venute a lavorare da fuori, aziende che non hanno lasciato nulla alla città”.

Il centro, afferma invece il capogruppo del Pd in consiglio comunale Stefano Palumbo, potrebbe diventare uno studentato diffuso: “C'è già un accordo tra Università e Adsu per la realizzazione di una casa dello studente vicino Scienze Umane. Non sarà, ovviamente, una struttura da 500 posti ma sarà dotata di tutti i servizi essenziali e funzionerà come punto di riferimento per tutti quegli studenti che potremmo ospitare negli edifici pubblici e negli appartamenti ereditati dagli acquisti equivalenti”.

Il Comune si ritroverà, tra qualche anno, un enorme patrimonio immobiliare da gestire e intorno all'idea di dare vita a un campus universitario diffuso, dice Palumbo, si deve imbastire un ragionamento già da adesso.

Oltre agli incubatori di impresa e all'università, l'altro pilastro su cui far poggiare il ripopolamento del centro è il sociale. L'idea è destinare parte del patrimonio di edilizia pubblica ad associazioni, onlus e mondo del volontariato, realtà che ormai, in tanti servizi, suppliscono gli enti locali.. Il modello da seguire, in tla senso, sarebbe quello di Bologna, dice Albano: “Poiché lì il Comune non era più in grado di erogare servizi, ha messo in rete le associazioni dando loro in gestione pezzi del patrimonio immobiliare pubblico”.

Mentre si ragiona di prospettive e di visioni a lungo termine, tuttavia, ci sono problemi pratici più prosaici da risolvere, come quello della riperimetrazione della zona rossa, un pasticcio dal quale il Comune non sa come tirarsi fuori, visto che, a due settimane dalla nuova mappatura delle zone interdette, tutto è rimasto fermo. I famosi pass per residenti e lavoratori non si sono visti, tantomeno le transenne e le recinzioni per impedire l'accesso alle strade che, secondo la nuova mappa, dovrebbero essere, in teoria, chiuse al traffico e ai pedoni.

“E' innegabile che il problema ci sia” ammette Albano “Ma vorrei dire che le polemiche che si sono sollevate sulla sicurezza del centro storico dell'Aquila vanno respinte con nettezza”.

Ultima modifica il Sabato, 24 Settembre 2016 15:53

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