"Questa riforma è sbagliata e pericolosa. Oltre a essere piena di contraddizioni e ad essere stata scritta con i piedi, toglie sovranità al popolo e restringe gli spazi di partecipazione dei cittadini".
Sono alcuni dei passaggi salienti dell'intervento tenuto da Massimo D'Alema in un incontro pubblico organizzato all'Aquila dal comitato abruzzese Scelgo No, che raccoglie esponenti del Pd e dell'intero centrosinistra, da Sel a Rifondazione, contrari alla riforma costituzionale.
L'ex premier ha parlato di fronte a un auditorium Ance pieno, molto più affollato rispetto all'incontro con Pietro Ichino organizzato meno di un mese fa dal comitato per il Sì.
Una platea nella quale, oltre ai principali esponenti del centrosinistra aquilano - erano presenti, tra gli altri, gli assessori comunali Fabio Pelini, Pietro Di Stefano e Betty Leone; il presidente del consiglio comunale Carlo Benedetti; il vice sindaco Nicola Trifuoggi; i consiglieri comunali di maggioranza Giustino Masciocco, Giorgio Spacca e Enrico Perilli; Fulvio Angelini e Luigi Fabiani; assenti invece sia il sindaco Cialente che il vice presidente regionale Giovanni Lolli, che sulla riforma ancora non si sono schierati - e a tanti militanti storici, c'erano anche tanti giovani.
E' stato proprio uno di loro - Deborah Serpetti, studentessa universitaria membro del Consiglio studentesco dell'ateneo aquilano - a tenere uno degli interventi che hanno preceduto quello di D'Alema.
"E' bello vedere in sala tutta questa gente" ha detto, in apertura - e non senza un sussulto di nostalgia - Fabio Ranieri, presidente dell’Assemblea Provinciale del Pd ("ma solo per altri due giorni, dopodiché mi dimetterò"). "E' bello rivedere di nuovo insieme tante persone che hanno rappresentato un pezzo importante della storia della sinistra in questa città, una delle poche, in Italia, dove il Pd governa ancora con una coalizione di centrosinistra che comprende anche Rifondazione e Sel".
L'intervento di D'Alema è durato una quarantina di minuti.
L'ex segretario dei Ds ha esordito notando "il clima di intolleranza piuttosto sgradevole", nel quale il Governo ha trascinato la campagna elettorale, e la disparità delle forze in campo: "Da una parte è schierato un potere molto forte, dall'altra c'è il popolo. Banche e Confindustria si sono schierate per il Sì, così come il sistema dell'informazione. Forse mai nessun governo, da questo punto di vista, aveva avuto così tanto potere: la Rai è stata occupata in maniera paramilitare e anche Mediaset, che pure dovrebbe essere all'oppozione, non mi pare stia svolgendo questo ruolo".
D'Alema ha commentato anche gli ultimi sondaggi che vedono i no nettamente in vantaggio e i sì prevalere solo nella fascia sociale degli over 60: "Secondo queste indagini demoscopiche, il 60% deli italiani tra i 18 e 34 anni voteranno no. Quando il presidente del Consiglio si presenta come il portavoce dei giovani, parla senza avere riscontri. I giovani vogliono decidere e partecipare, invece questa riforma riduce i diritti e gli spazi di sovranità popolare. Renzi non rappresenta i giovani ma un ceto politico che si sta affacciando sulla scena e che vuole prendere nelle sue mani tutto il potere".
La perdita di sovranità che il ddl Boschi-Renzi provocherebbe qualora, il 4 dicembre, venisse approvata, è uno degli argomenti principali con i quali D'Alema ha argomentato la sua posizione: "La riforma stabilisce che il nuovo Senato, che sarà nominato dai consigli regionali, avrà il potere di decidere anche sulle leggi costituzionali, cioè sui diritti fondamentali dei cittadini. Ma se al senato vengono lasciati dei poteri così estesi e poi lo stesso non è eletto dai cittadini, che fine fa la sovranità popolare? Se guardiamo anche a leggi come quella che ha abolito le province - in realtà si sono state abolite solo le elezioni - o all'Italicum, quello che emerge è una tendenza ad escludere i cittadini come se fossero un fastidio".
I giudizi dell'ex premier sono sempre tranchant: "E' una riforma incomprensibile, scritta con i piedi, di impronta centralista e mortificante del principio di sussidiarietà. E' anche piena di contraddizioni e incongruità. Renzi sta conducendo una campagna elettorale in cui parla di snellimento e semplificazione delle procedure, ma in realtà la sua riforma fa diventare il procedimento legislativo molto più confuso e complicato. Altro che fine del bicameralismo perfetto. Il bicameralismo" ha osservato D'Alema "non è mai stato un dramma, siamo il Paese che produce più leggi. Il problema dell'Italia, semmai, è che di leggi ne abbiamo troppe e a volte sono scritte male. Il senato non ha mai impedito a un governo di governare, nemmeno a questo. Il governo Renzi ha fatto tutto ciò che ha voluto, dal jobs act all'abolizione dell'Imu. Ha eliminato l'articolo 18, cosa che ha fatto aumentare i licenziamenti del 38,5%, ha abbassato le tasse ai ricchi. Ora vuole fare anche il ponte sullo Stretto. Tutte cose sulle quali Berlusconi potrebbe chiedere i diritti. Anche la riforma costituzionale si ispira largamente a quella approvata dal centrodestra nel novembre 2005, cancellata poi con un referendum popolare. Allora feci campagna elettorale per il no esattamente con gli stessi argomenti di oggi".
Da stigmatizzare, secondo D'Alema, è anche la scelta di votare il 4 dicembre, in pieno dibattito sulla legge di Stabilità: "E' una decisione presa nella speranza di distruibuire qualche mancia ma che rivela uno scarso senso di responsabilità nei confronti del Paese".
Per quanto riguarda le conseguenze politiche del voto, "se vince il no" ha detto D'Alema "non ci sarà nessun baratro. Tanto per cominciare, non si potrà andare a nuove elezioni, perché si dovrà rifare prima la legge elettorale, e poi forse potrà rimettersi in moto un vero processo riformatore. E' già stato depositato, in parlamento, un nostro progetto di legge che supera il bicameralismo perfetto, abbatte il numero dei parlamentari e rende universale il suffragio elettorale diretto senza stravolgere la Carta e la forma di governo. La vittoria del no riaprirebbe il dibattito politico e, all'interno di questo quadro, ci sarebbero anche le condizioni per ricostruire il centrosinistra. Se vince il sì, invece, la strada è segnata: continuerà quello spostamento al centro già in atto e nascerà il Partito della Nazione con i vari Verdini, Lupi, Cicchitto, Alfano. Una svolta che ci farebbe perdere milioni di voti e il seguito di gran parte del nostro popolo".
"In ballo" ha concluso D'Alema "non c'è solo la riforma della Costituzione ma l'arresto di una deriva politica pericolosa. Per fare questo c'è bisogno di un grande impegno popolare e della passione di tanti cittadini".