"Ci dicono che siamo il partito del no. Eppure tutte le nostre proposte di legge, da quella per dimezzare gli stipendi dei consiglieri regionali, per abolire il doppio vitalizio, fino a quella per l'istituzione di un reddito di cittadinanza per i cittadini abruzzesi, sono state bocciate dal voto contrario del Partito
Democratico. Sono loro il partito del no. Oggi ci chiedono di cambiare la nostra Costituzione. Come? Togliendoci la possibilità di eleggere direttamente i senatori. Sono degli ipocriti, devono andare a casa" .
E' stata Sara Marcozzi, consigliera regionale pentastellata, a tenere l'intervento introduttivo della tappa aquilana dell'#iodiconotour, il viaggio dei Cinque Stelle partito il 10 novembre scorso da Aosta per sostenere e spiegare le ragioni del No al referendum costituzionale del 4 dicembre. Nonostante la pioggia battente, circa duecento persone, tra cui moltissimi giovani, hanno accolto i parlamentari del Movimento 5 Stelle giunti in città per l'incontro conclusivo della campagna referendaria contro la riforma Boschi in Abruzzo.
All'incontro, svoltosi alla Villa Comunale - davanti al Palazzo dell'Emiciclo - oltre ai consiglieri regionali Marcozzi e Domenico Pettinari, anche molti esponenti del M5S nazionali e locali: Enza Blundo, Barbara Lezzi, Carlo Sibilia, Giuseppe Brescia, Mirko Busto, Riccardo Nuti, Dalila Nesci, Gianluca Vacca, Andrea Colletti, Stefano Lucidi, Daniele Del Grosso, Angelo Tofalo, Luigi Gallo, Simone Valente, Mirella Liuzzi, Gianluca Castaldi.
Il più atteso era il deputato Alessandro Di Battista che, assente per impegni istituzionali, ha ugualmente parlato alla piazza in collegamento telefonico. "Siamo rimasti alla Camera fino a tardi e domani dovrò essere di nuovo a Roma per la marcia a difesa della Costituzione" ha affermato Di Battista per giustificare la sua assenza, promettendo di tornare all'Aquila il prima possibile. Nel suo intervento, durato una manciata di minuti, il deputato pentastellato ha subito toccato gli argomenti fondamentali a sostegno della sua posizione: la perdita di sovranità e la riduzione di spazi di rappresentanza politica conseguenti ad un'eventuale approvazione del ddl Boschi. "In caso di vittoria del sì, il Senato della Repubblica verrà scelto di fatto dai partiti politici, gli stessi che ci hannno impoverito in questi anni e che hanno presentato numerose leggi giudicate incostituzionali", ha aggiunto.
"Se la qualità delle leggi dipende da quanto i parlamentari sono collegati a un territorio - ha sottolineato il deputato pentastellato - nel momento in cui i cittadini dovessero perdere la possibilità di eleggere i propri rappresentanti, questi ultimi risponderebbero solo ai partiti politici e non al popolo italiano".
E sul nuovo assetto istituzionale previsto dal ddl Boschi, Di Battista ha accusato il Partito Democratico di "giocare sporco per assicurasi una maggioranza in Senato senza il voto del popolo italiano. Se la riforma fosse approvata - ha spiegato - il 70% del Senato sarebbe composto da senatori del Partito Democratico, dal momento che i democrat governano la maggior parte delle regioni. E' come se noi Cinque Stelle presentassimo una riforma costituzionale con scritto che il futuro Senato andrebbe a comporsi a maggioranza da consiglieri comunali provenienti dai comuni di Roma e Torino, laddove, dopo la vittoria elettorale, abbiamo la maggioranza".
Uno scenario quello conseguente all'eventuale approvazione della riforma che, per il deputato pentastellato, anche in caso di vittoria del M5S alle prossime elezioni, porterebbe all'impasse. "Chi dice che la proposta di modifica costituzionale azzera il potere del Senato sbaglia perché Palazzo Madama continuerebbe a votare le future leggi. Vi faccio un esempio: se noi 5 Stelle vincessimo le prossime elezioni e presentassimo delle riforme costituzionali per l'abolizione dell'immunità parlamentare e per l'obbligo di dimissioni per i politici che cambiano casacca dopo essere stati eletti, secondo voi un Senato a maggioranza Pd le approverebbe?".
"Questa riforma costituzionale - ha concluso Di Battista - serve solo a dare più potere alla classe politica attualmente al governo".
Minore potere decisionale al popolo con un Senato che non sarà più eletto dai cittadini, immunità per consiglieri regionali e sindaci nominati senatori dai partiti e che dovranno fare il 'doppio-lavoro'. Il tutto con costi del Senato sostanzialmente immutati. Son questi i punti deboli della riforma costituzionale per i 5 Stelle. Negli interventi che si succedono dal palco, i parlamentari pentastellati sono entrati nel merito, spiegando le ragioni del no e le storture contenute nel ddl oggetto del prossimo referendum. Sibilia ha mostrato uno striscione lungo diversi metri. "Questa è la modifica dell'articolo 70 contenuto nella riforma. Lo potrei leggere ma ci vorrebbe troppo tempo. Poi parlano di semplificazione - quindi si rivolge alla piazza- Secondo voi centinaia di parole servono a semplificare?".
Nonostante qualche immancabile appellattivo - per la Lezzi il Ministro Boschi è "Lady Etruria", riferendosi all'inchiesta per bancarotta fraudolenta che ha trovolto il padre, ex vicepresidente di Banca Etruria - , i toni usati dai parlamentari pentastellati sembrano sconfessare la linea dura di Grillo contro il fronte del sì. Solo Barbara Lezzi accenna alla questione. " In molti casi siamo stati ascoltati e siamo riusciti a trovare la chiave giusta per raggiungere i cittadini - ha affermato la parlamentare- ma ormai la gente è stufa, non ha voglia di ascoltare parole su come si fanno le leggi, sulla libertà sulla democrazia. Questo è un peccato, ma durante la campagna referendaria ammetto di aver agito in dissenso dal gruppo dei 5 stelle andando al di fuori del merito della carta costituzionale. E' stato Renzi a personalizzare il referendum e io continuo su questa scia. Bisogna mandarlo a casa, perchè alle persone questo governo non eletto non piace - ha incalzato - Non piace il jobs act, non piace la riforma della pubblica amministrazione, non quella della scuola . Renzi il 5 dicembre se ne deve andare a casa perchè è lui che l'ha promesso".
Non è mancato un riferimento alle parole del governatore della Campania Vincenzo De Luca che, in una conversazione a porte chiuse pubblicata dal Fatto Quotidiano, ha esortato gli amministratori locali a usare pratiche clientelari per portare gli elettori a votare sì. "Chi stostiene il sì sta mettendo in campo tutte le clientele possibili, stanno cambiando la Costituzione a colpi di fritture di pesce - ha ribadito il deputato Carlo Sibilia - Noi ci giochiamo tanto: questa riforma costituzionale mette una corazza addosso a gente che vuole tenersi tutti i privilegi. Per questo il 4 dicembre - ha aggiunto - dobbiamo dire no".
Sibilia si è lasciato andare anche ad un breve accenno alle prossime elezioni amministrative: "Stiamo lavorando a un candidato unico per le prossime elezioni comunali dell'Aquila: ci presenteremo uniti, compatti e senza divisioni di alcun genere".