Mercoledì, 21 Dicembre 2016 15:48

Il "buco nero" sugli appalti pubblici della ricostruzione post-sisma aquilana

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Navigando il nuovo portale Open data ricostruzione, presentato appena due giorni fa dal Gran Sasso Science Institute e volto ad aggregare tutti i dati relativi alle complesse vicende della ricostruzione dopo il terremoto del 2009, salta subito all'occhio un primo dato interessante: un sufficiente livello di analisi dei dati può essere raggiunto solo nella ricostruzione privata.

La ricostruzione pubblica vive infatti di un grande "buco nero informativo", che non rende servizio alla trasparenza, considerando che parliamo a tutti gli effetti di appalti pubblici. Non è possibile cioè penetrare il livello informativo oltre il soggetto attuatore (cioè l'ente pubblico che indice la gara di appalto e la assegna) e quindi conoscere in maniera omogenea e organica i nomi delle imprese cui sono stati assegnati i lavori di ristrutturazione post-sisma.

La mancanza non è dovuta alla natura di Open data ricostruzione, ma al fatto che esso rimandi ad un portale governativo, Opencup, dove tuttavia non risultano pubblicati i dati delle assegnazioni degli appalti. Vediamo perché.

Nella sezione Ricostruzione pubblica di Open data ricostruzione sono riportati numeri, tipologie stato e geolocalizzazione degli interventi, l'elenco degli enti beneficiari dei finanziamenti per la ricostruzione e tutte le cifre connesse agli importi richiesti, finanziati ed effettivamente erogati.

Se si entra nel singolo intervento, poi, si nota che come previsto dalla legge ogni intervento di ricostruzione sia dotato di un Codice unico di progetto (Cup), ossia un codice alfanumerico assegnato ad ogni pratica, che identifica e accompagna un progetto d'investimento pubblico durante tutto il ciclo di vita. Una sorta di "codice fiscale" dell'appalto insomma.

Cliccando su ogni cup, Open data ricostruzione rimanda al su citato Opencup, il portale governativo che dovrebbe mostrare vita, morte e miracoli di ogni investimento pubblico in Italia. Ma il database non sembra funzionare così bene. In Opencup, infatti, sembra non esserci traccia dei codici assegnati agli appalti della ricostruzione post-sisma.

E peraltro in altri modi non è possibile - al contrario di quanto avviene per la ricostruzione privata - risalire ad altri database organici della ricostruzione pubblica post-sisma. Perché? I soggetti attuatori sono ben 137 (tra Comuni, Ater, province, ministeri, etc.) e ognuno utilizza un proprio dataset. Si dovrebbe - ma è un lavoro con una mole pressoché proibitiva - bussare alla porta di ogni soggetto attuatore, aprire i faldoni (cartacei o elettronici) e vedere a chi è stato assegnato lo specifico appalto.

Focus sulla ricostruzione pubblica. Per la ricostruzione dei beni pubblici in seguito al terremoto che colpì l'Abruzzo interno nell'aprile 2009 sono stati richiesti allo Stato, ad oggi, poco più di 1,2 miliardi di euro, da parte di 137 soggetti attuatori, ossia enti pubblici proprietari degli edifici danneggiati. Di poco inferiore è la cifra (circa 1,17 miliardi) finanziata dallo Stato. Di questa, solo il 30% è stata erogata e dunque liquidata a seguito dell'esecuzione dei lavori previsti. 

Solo un terzo degli interventi (310 su 978) sono stati già realizzati. La parte del leone, in quanto a interventi richiesti (ma non realizzati) la fa il Comune dell'Aquila, titolare del 40% degli interventi richiesti e del 74% di tutti i fondi destinati alla ricostruzione pubblica. Come è noto, e come è evidente da tempo, la ricostruzione pubblica ha subito nell'ultimo triennio un brusco rallentamento, e rappresenta oggi uno degli emblemi del fallimento della gestione del post-sisma aquilano. Se nel triennio 2011-2013 vengono avviati infatti una ottantina di interventi l'anno, dal 2014 al 2016 gli interventi per anni si riducono a 30, ossia di quasi un terzo rispetto agli anni precedenti.

Per quanto riguarda la tipologia di finanziamenti, circa un terzo del totale degli interventi (358 su 978) è dedicato alla ricostruzione degli alloggi popolari, e destinato alle tre agenzie dell'edilizia territoriale (Ater) dell'Aquila, Chieti e Teramo. Seguono le scuole, e poi una galassia variegata di beni pubblici danneggiati dal terremoto: dagli impianti sportivi ai cimiteri, passando per gli uffici pubblici, le infrastrutture viarie, i sottoservizi e i tribunali. Il ministero delle Infrastrutture è il soggetto attuatore più finanziato (374 milioni di euro), seguito dal Comune dell'Aquila, dal ministero dei Beni culturali e dall'Ater dell'Aquila.

Ultima modifica il Mercoledì, 21 Dicembre 2016 17:23

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