"Abbiamo indetto la conferenza stampa per denunciare la situazione drammatica delle frazioni, il vero 'polmone' della città: ad otto anni dal terremoto, la ricostruzione pesante è ferma al palo, non c'è un solo cantiere aperto; segno dell'incapacità del governo di centrosinistra, dell'atteggiamento irresponsabile dell'amministrazione Cialente".
A dirlo è Luigi D'Eramo, candidato sindaco di 'Noi con Salvini' che ha aperto, così, la conferenza stampa convocata con il movimento di Giancarlo Silveri, 'Riscatto Popolare' e con 'L'Aquila futura'.
"Il caso più eclatante è quello di Arischia", ha aggiunto; "a seguito delle scosse del 18 gennaio scorso, 43 famiglie con casa agibile dentro il centro storico sono state costrette ad abbandonare le loro abitazioni su ordinanza del sindaco Cialente, perché una serie di edifici che insistono sulla viabilità della frazione sono stati indicati come a rischio crollo. E a distanza di un mese - ha proseguito D'Eramo - non è stato ancora individuato l'iter per gli abbattimenti e non c'è alcuna risposta per le famiglie. Ennesima dimostrazione della politica sciatta del centrosinistra, che non è in grado di rispondere ai problemi dei cittadini e, anzi, li moltiplica, segnando un passo tremendo, in negativo, nei processi di ricostruzione".
La situazione di Arischia viene da lontano, ha sottolineato Fabrizio Taranta, segretario comunale dei salviani e residente proprio nella frazione aquilana. "A seguito del terremoto del 2009 - la denuncia - nel centro storico non si è mosso nulla; già allora, le relazioni dei tecnici comunali chiarivano che, seppure la viabilità fosse stata ripristinata, permanesse comunque una situazione di pericolo che, col tempo, avrebbe causato problematiche legate alla sicurezza dei cittadini. Non si è fatto nulla, però, e oggi 43 famiglie sono fuori casa non perché sia inagibile ma per la compromissione della viabilità".
L'ordinanza di sgomberto è stata firmata dal sindaco Cialente il 26 gennaio scorso, "ma le famiglie non sanno ancora dove andare: è stata assegnata un'abitazione alternativa soltanto a chi è andato a chiederla, l'amministrazione ha demandato ogni iniziativa ai singoli cittadini"; giusto qualche giorno fa, il 15 febbraio, sono state emesse 4 o 5 ordinanze di demolizione, per altrettanti edifici, "ma quelli inagibili, da abbattere o mettere in sicurezza, sono 33", ha tenuto a specificare Taranta. "Si è detto che, così, i cittadini potranno tornare a casa; ci chiediamo, tuttavia: se lungo una delle 25 strade interdette del centro storico, prendiamo la via principale dove insistono una decina di edifici inagibili, si decide d'intervenire con alcuni abbattimenti, a monte e a valle i problemi di sicurezza non verrebbero risolti e, dunque, permarrebbe lo stato di criticità. Non sarebbe stato più logico partire a monte, appunto, o a valle, così da riaprire le strade pian piano?".
Vi sono altri due problemi, interconnessi tra loro: innanzitutto, lo stato di inagibilità del progetto Case di Arischia che - ha spiegato Taranta - è stato fatto evacuare senza che fossero svolti dei controlli sugli alloggi, soltanto perché costruiti dalla stessa impresa che aveva realizzato le palazzine sequestrate per il crollo dei balconi; allora, vennero sgomberate 60 famiglie che, con le 43 delle ultime settimane, rappresentano buona parte della popolazione di Arischia che rischia seriamente la desertificazione. Dunque, chiediamo sopralluoghi approfonditi sugli alloggi del progetto Case, così da valutarne l'agibilità e metterli a disposizione delle famiglie".
Inoltre, c'è la vicenda legata agli abbattimenti degli edifici pericolanti; con le ordinanze firmate alla metà di febbraio, la responsabilità è stata demandata ai presidenti dei consorzi, "un carico enorme sulle spalle di cittadini che, spesso, non hanno le competenze necessarie", ha aggiunto il consigliere comunale Daniele Ferella. Col rischio che i tempi possano drammaticamente allungarsi.
"Le ordinanze non stabiliscono né i modi e tantomeno i tempi per provvedere agli abbattimenti"; Ferella ha provato a far emergere le insidie che si nascondono nelle ordinanze: "Il presidente di consorzio dovrebbe scegliere la ditta per l'affidamento, il problema è che la legge sugli Enti locali del 2015 stabilisce che si possa procedere soltanto dopo aver ottenuto il contributo massimo concedibile: mi chiedo, quanti aggregati da abbattere o mettere in sicurezza si trovano in questa situazione? Come non bastasse, le ordinanze chiariscono che si resta in attesa del parere della Soprintendenza; ora, i vincoli possono essere diretti o ambientali; dei centri storici delle frazioni, l'unico con vincolo ambientale è quello di Paganica: quanti dei 33 edifici di Arischia ha un vincolo diretto? Infine, c'è un problema creato dalla stessa amministrazione con una contestata delibera approvata a dicembre scorso, una variante urbanistica sui centri storici delle frazioni che sancisce come gli edifici costruiti prima del 1930 vadano portati a restauro conservativo: ebbene, il 90% dei casi è incompatibile con la demolizione. Dunque, non mi preoccupa il parere della soprintendeza ma quello del settore urbanistica del Comune, piuttosto",
Come procedere, dunque? "L'unica via di uscita - ha spiegato Ferella - è che intervenga l'amministrazione, procedendo con gli abbattimenti anticipando parte del contributo che verrà poi concesso per l'intervento di ricostruzione che prevederà comunque, nei capitoli di spesa, le risorse per l'abbattimento e lo smaltimento delle macerie".
La stessa soluzione proposta, d'altra parte, da Giancarlo Silveri. "Oltre le critiche, è importante avanzare proposte: ebbene, l'articolo 163 del decreto 50/2016 sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d'appalto, stabilisce che si possano anticipare fondi per interventi di somma urgenza che verrebbero poi recuperati dal contributo per la ricostruzione. Insomma, ci vorrebbe giusto un minimo capacità amministrativa, non la sciatteria a cui siamo abituati".