Sono una dozzina su una pianta organica di oltre settanta posti le posizioni che risultano attualmente scoperte all’interno degli otto Utr (Uffici territoriali per la ricostruzione) dei comuni del cratere.
Si tratta di scrivanie lasciate vuote da alcuni dipendenti che hanno vinto altri concorsi nella Pubblica Amministrazione e hanno chiesto il trasferimento. Un numero non basso ma nemmeno così alto da giustificare i toni allarmistici usati qualche giorno fa sulle pagine di NewsTown da Emilio Nusca (ex sindaco di Rocca di Mezzo) sulla governance dei 56 comuni del cratere, dei quali lo stesso Nusca fino a due anni fa è stato coordinatore.
“Quello che dice Nusca in parte è vero” afferma Sandro Ciacchi, vice sindaco di Goriano Sicoli e, insieme al primo cittadino di Barisciano Francesco Di Paolo, nuovo responsabile del tavolo di coordinamento dei 56 comuni del cratere “ma non è affatto vero che c’è un’aria di smobilitazione”.
Le carenze di personale, spiega Ciacchi, sono dovute soprattutto alla lentezza con cui coloro che vanno via vengono rimpiazzati. Lo Stato italiano, infatti, tiene congelata la posizione abbandonata da un vincitore di concorso per sei mesi, per dargli la possibilità di tornare in caso di eventuali ripensamenti. Sicché “quando qualcuno va via” osserva Ciacchi “prima di avere un sostituto passano in media tra i 9 e i 12 mesi”.
I buchi di organico non sono l’unico problema che i sindaci dei piccoli comuni devono fronteggiare in questo momento. L’altro è la mancanza di risorse, soprattutto quelle necessarie al pagamento degli stipendi dei co.co.co dei comuni fuori cratere.
“Su quest’ultimo punto” dice Ciacchi “abbiamo ottenuto l’impegno del governo a inserire in fase di conversione in legge del decreto per il terremoto del Centro Italia le risorse per il 2017 e il 2018. Per quanto riguarda il 2016, invece, si è trovata una soluzione con la Struttura di missione, che anticiperà la cassa”.
Anche l’Usrc è alle prese con un ritardo nel pagamento degli stipendi di una ventina di lavoratori assunti con contratto a tempo determinato. Qui però il problema è solo burocratico perché le coperture finanziarie ci sono: “Contiamo di colmare il ritardo, che è di una sola mensilità, nelle prossime ore, forse già giovedì” spiega Paolo Esposito, il responsabile dell’Usrc.
Pur non entrando in polemica con Nusca, Esposito assicura che l’attività dell’ufficio procede a ritmi sostenuti: “Solo questo mese abbiamo emesso 20 milioni di buoni contributo per la ricostruzione privata, abbiamo 1260 cantieri aperti e 7122 case tornate agibili. Certo, ci sono dei problemi, come il turnover negli Utr, alcuni rallentamenti nella ricostruzione pubblica dovuti al nuovo codice degli appalti o il fatto che avremmo bisogno di più figure di supporto tecnico ma i numeri dicono che la ricostruzione procede. Merito del gran lavoro e del grande sforzo fatto da tutti i ragazzi che lavorano qui”.
Le competenze acquisite dai tecnici dell’Usrc in questi anni sono state riconosciute anche dal governo, che li ha richiesti per effettuare alcuni sopralluoghi nelle zone colpite dai terremoti del 24 agosto e del 30 ottobre. Altro problema sottolineato da Nusca.
“Questi trasferimenti, seppure temporanei” risponde Ciacchi “devono essere compensati con altro personale qualificato. Siamo contrari al depauperamento dell’Usrc, quei ragazzi sono delle eccellenze e non possiamo perderli. Bisogna anche capire, però, che in Centro Italia c’era bisogno di personale qualificato e non potevamo non aiutare”.
Su una cosa Ciacchi concorda con Nusca: l’esperienza degli Utr non deve finire con la ricostruzione: “D obbiamo dare un futuro agli Utr, che non sono stati pensati solo per la valutazione delle pratiche della ricostruzione privata ma per diventare punti strategici del territorio. A loro dovrà essere affidata la gestione urbanistica, degli appalti e degli uffici tecnici dei comuni. In questo, ossia nella programmazione delle funzioni per il post ricostruzione, è vero, siamo un po’ indietro”.