Domenica, 13 Ottobre 2013 01:07

'Costituzione. La via maestra': in migliaia sfilano a Roma, con Landini e Rodotà

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'La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale'.

E' con la lettura dell'articolo II della nostra Carta Costituzionale, intorno alle 16 di un bel pomeriggio di sole in Piazza del Popolo a Roma, che Stefano Rodotà, Maurizio Landini, Gustavo Zagrebelsky, don Luigi Ciotti e Lorenza Carlassare, promotori della manifestazione "Costituzione. La Via Maestra", hanno accolto le migliaia di persone che hanno sfilato lungo le vie della capitale. Nel silenzio di grandi giornali e televisioni, nascosti agli occhi della città lungo strade secondarie.

Un serpentone colorato e festoso che ha riempito Piazza del Popolo al di là di qualsiasi previsione: "Negli ultimi anni, la difesa di diritti essenziali, come quelli alla gestione dei beni comuni, alla garanzia dei diritti sindacali, alla protezione della maternità, all’autodeterminazione delle persone nei momenti critici dell’esistenza, è avvenuta in nome della Costituzione, più nelle aule dei tribunali che in quelle parlamentari; più nelle mobilitazioni popolari che nelle iniziative legislative e di governo", si leggeva nel manifesto che ha convocato la manifestazione. "In breve: mentre lo spazio pubblico ufficiale si perdeva in un gioco di potere sempre più insensato e si svuotava di senso costituzionale, ad esso è venuto affiancandosi uno spazio pubblico informale più largo, occupato da forze spontanee".

Le forze che si sono incontrate ieri a Roma e che hanno iniziato a guardarsi negli occhi e a riconoscersi seppur nell'imbarazzo per il tentativo di alcuni partiti politici di intestarsi la paternità della manifestazione, alla disperata ricerca di una nuova dimensione politica dopo i fallimenti del passato. "Non siamo qui per costruire partiti o movimenti politici", ha urlato don Luigi Ciotti, dal palco. "Siamo qui per difendere la Costituzione al di là delle fedi e delle appartenenze. La Carta dei padri fondatori parla di libertà, eguaglianza, pace. E parla di responsabilità, spina dorsale della democrazia. Costruiamo insieme un percorso di responsabilità".

"La notizia è che oggi tantissimi cittadini hanno deciso di riappropriarsi della Costituzione", ha salutato Rodotà, quasi commosso per il successo della giornata. "In molti avevano già capito cosa sarebbe successo e, preoccupati, nei giorni scorsi hanno cercato di attribuirci chissà quali intenzioni per evitare che questa manifestazione riuscisse. Noi non eravamo convinti, in realtà, di poter riempire questa piazza. Evidentemente, avevano ragione loro a preoccuparsi".

Sul palco, si sono alternati gli interventi di Cecilia Strada di Emergency, Marco Bersani del Foro Italiano dei Movimenti per l'acqua, Salvatore Settis e tanti altri che, insieme ai promotori della manifestazione, hanno mostrato come si possano vincere battaglie attraverso il perseguimento dei principi sanciti dalla Costituzione: "Non è una manifestazione di protesta o di minoranze disperate: sono saliti sul palco soggetti di lotta che hanno vinto le loro battaglie grazie alla Costituzione. I metalmeccanici della Fiom contro la Fiat, il popolo dell'acqua contro i privatizzatori, Emergency che assicura il diritto alla salute con i suoi ospedali in Italia e nel mondo".

E' questo il punto di partenza, spiega Rodotà: "Vogliamo costruire una coalizione di vincenti che, guidati dalla Costituzione lungo la via Maestra, tornino protagonisti del difficile momento che vive il Paese. Voci diverse, a volte dissonanti, capaci però di discutere e confrontarsi intorno alla Costituzione. Non bisogna aver paura: nell'Italia delle larghe intese il dissenso sembra mettere in pericolo il destino economico e sociale della nazione. E' una trappola. E' proprio l'impossibilità della discussione che ci sta uccidendo".

Si è fatta strada, non per caso e non innocentemente, l’idea che la Costituzione sia superata; che essa impedisca l’ammodernamento del nostro Paese; che i diritti individuali e collettivi siano un freno allo sviluppo economico; che la solidarietà sia parola vuota; che i drammi e la disperazione di individui e famiglie siano un prezzo inevitabile da pagare; che la partecipazione politica e il Parlamento siano ostacoli; che il governo debba essere solo efficienza della politica economica al servizio degli investitori; che la vera costituzione sia, dunque, un’altra: sia il Diktat dei mercati al quale tutto il resto deve subordinarsi. In una parola: s’è fatta strada l’idea che la democrazia abbia fatto il suo tempo e che si sia ormai in un tempo post-democratico: il tempo della sostituzione del governo della “tecnica” economico-finanziaria al governo della “politica” democratica.

La difesa della Costituzione è dunque innanzitutto la promozione di un’idea di società, divergente da quella di coloro che hanno operato finora tacitamente per svuotarla e, ora, operano per manometterla formalmente: "Viviamo un momento decisivo", incalza Rodotà: si sta tentando, infatti, di modificare in profondità la nosta Carta costituzionale. E' ora che il presidente del consiglio, Enrica Letta, dica parole di verità: inutile nascondersi dietro la necessità di una manutenzione della Costituzione, per quel che riguarda la riduzione del numero dei parlamentari, il superamento del bicameralismo perfetto, il rapporto tra Stato e Regioni. Intorno a questi punti, da tempo, c'è una larga convergenza che avrebbe permesso di lavorare alle modifiche necessarie con i gruppi parlamentari. La verità è che viene nascosta la precisa volontà di modificare la forma di governo, con una deriva tendenzialmente autoritaria. E pericolosa".

Per questo, lungo la via maestra tracciata dalla Costituzione, "bisogna ricreare lo spazio politico che è stato cancellato, restituirlo a tutti. Stiamo vivendo nel vuoto della politica. Le esperienze vincenti che hanno convocato questa giornata devono iniziare a fare massa critica: nelle scuole, nelle fabbriche, nei territori. Costruire attraverso la Costituzione un rinnovamento per ricostruire la politica nel senso pieno del termine".

Spazio politico strappato con le unghie dalla Fiom, negli stabilimenti Fiat: "L'applauso che rivolgete a me va ai lavoratori della Fiat, agli iscritti e ai delegati della Fiom che si sono battuti e hanno creduto nella Costituzione", sottolinea Maurizio Landini. "Se la nostra battaglia è stata vincente, se la Fiom è potuta rientrare in Fiat dalla porta principale e a testa alta, lo si deve alla Corte costituzionale che ha applicato i principi sanciti nella nostra Carta. Non ai governi, non alla politica. La Corte costituzionale ha sentenziato che i principi costituzionali vanno applicati: ognuno è libero di scegliere il sindacato, ognuno è libero di partecipare e di votare le decisioni che lo riguardano, le condizioni di vita e di lavoro. Dovrebbe essere così per tutti e, invece, 2800 giorni dopo l'approvazione di una legge elettorale che lo stesso estensore ha definito una porcata, non siamo ancora liberi di scegliere i nostri candidati, di contribuire con il nostro voto alle scelte che riguardano la vita comunitaria. Che i politici facciano il loro mestiere: altro che modifica della Carta costituzionale, modifichino piuttosto la legge elettorale".

Il segretario della Fiom è un fiume in piena: "Che i politici facciano il loro mestiere: sono vent'anni che in queste paese manca una politica industriale e di investimento e stiamo perdendo settori strategici della nostra società: le telecomunicazioni, i trasporti. E' compito dello Stato intervenire in economia, lo sancisce proprio la Costituzione, anche fino alla decisione di requisire una fabbrica per restituirla ai lavoratori se necessario. Invece, hanno pensato a cancellare l'articolo 18 perché impediva, a parer loro, investimenti di capitali stranieri: non mi sembra che oggi ci sia la fila di investitori alle frontiere. Anzi, si è ottenuto solo di poter licenziare lavoratori senza giusta causa e in nome della crisi scatenata dalla finanza".

"Siamo dinanzi ad un fatto nuovo", continua Landini: "la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi che decidono, al posto degli stati, cosa, dove e come si deve produrre. E' il capitalismo finanziario che è in contrasto con la Costituzione, non il contrario. A produrre la ricchezza di un paese sono i lavoratori non la finanza che, piuttosto, distrugge. E oggi, in nome di quella finanza, i lavoratori non hanno più soldi. Fino al paradosso di dover assistere inermi alla tragedia di Lampedusa: la finanza non ha bisogno di passaporti per muovere denaro verso i paradisi fiscali, gli uomini invece vengono detti clandestini. Aboliamo la Bossi-Fini, riconosciamo la cittadinanza e il diritto di voto a chi arriva da altri paesi e produce ricchezza pagando le tasse in questo paese a differenza dei grandi capitali nascosti all'estero. Combattiamo la precarietà: c'è bisogno di un piano di investimenti pubblici per rimuovere gli ostacoli che impediscono ai cittadini di esercitare il loro diritto al lavoro. Con la manutenzione del territorio, delle scuole, degli ospedali, ad esempio".

In conclusione, Landini lancia un appello alle migliaia di persone che affollano Piazza del Popolo: "Nelle battaglie di ogni giorno ci unisce la lotta per l'applicazione della Costituzione. Non bisogna cambiare la Carta dei padri costituenti, bisogna cambiare il paese applicandola. Già da domani. Stringiamoci la mano: prendiamo un impegno per tutelare il diritto alla dignità, alla salute, all'istruzione, al lavoro".

Evidentemente, siamo dinanzi alla prima tappa di un percorso che chiama le forza spontanee che si sono riunite ieri a Roma ad interrogarsi sui piccoli e grandi problemi della nostra società, che si combattono ogni giorno sui territori e nelle piazze, e a riscoprire la politica e la sua bussola: la Costituzione. La dignità delle persone, la giustizia sociale e la solidarietà verso i deboli e gli emarginati, la legalità e l’abolizione dei privilegi, l’equità nella distribuzione dei pesi e dei sacrifici imposti dalla crisi economica, la speranza di libertà, lavoro e cultura per le giovani generazioni, la giustizia e la democrazia in Europa, la pace. Un programma ambizioso, certo, che potrebbe scrivere però una nuova fase politica per il nostro Paese

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