Forse è stato finora il gruppo più numeroso seduto al tavolo di Palazzo Fibbioni in questi mesi pre-elettorali quello di L'Aquila Chiama, la coalizione sociale lanciata lo scorso 1 marzo nel capoluogo abruzzese, in vista delle elezioni amministrative di giugno.
L'occasione era di quelle importanti: la presentazione del candidato della coalizione alla carica di sindaco. Si tratta di Carla Cimoroni, 43 anni, dipendente dell'Agenzia regionale per la tutela dell'ambiente (Arta), referente abruzzese per Rifiuti zero e consigliera di circoscrizione. Un volto nuovo, fuori dagli schemi della politica partitica, attivista fin dalla sua nascita di Appello per L'Aquila.
E L'Aquila Chiama parte proprio dalla lista civica che elesse Ettore Di Cesare, ben figurando cinque anni fa in termini di voti, l'anno scorso fusasi con L'Aquila che Vogliamo di Vincenzo Vittorini. E' stato proprio quest'ultimo a passare idealmente la palla: "Carla è una giovane e combattiva donna, che ha dimostrato di impegnarsi nei movimenti civici aquilani con limpidezza e competenza. Rappresenta una totale discontinuità rispetto al sistema e ai centri del potere che hanno devastato L'Aquila e la sua comunità".
Sul tavolo c'erano i due consiglieri di opposizione, ma anche altri esponenti di movimenti e comitati che in questi anni hanno animato la vita politica e sociale dell'Aquila: la docente Annalucia Bonanni, docente tra le protagoniste in questo periodo del dibattito sulla sicurezza sismica delle scuole cittadine, il giornalista free lance Alessandro Tettamanti, tra i fondatori di old.news-town.it e tra i volti più rappresentativi delle battaglie territoriali post-sisma, l'ingegnere Roberto Capezzali, già del polo elettronico e attivista di Appello per L'Aquila.
Nel mezzo, Carla Cimoroni: "In questi anni ci siamo tutte e tutti impegnati in modo appassionato e disinteressato - ha detto un po' emozionata - vogliamo continuare a farlo insieme a tutta la comunità aquilana, nessuno di noi vuole costruirsi una carriera politica". Anche per questo c'è stato un avvicendamento con il passato, con i due consiglieri a fine consiliatura: "Non sono la leader di nessuno, ma espressione di un gruppo aperto a chiunque voglia farne parte in discontinuità con il passato". Che bisogna confermare a partire dalle buone cose fatte dal basso in questi anni: "Un esempio su tutti è lo skate park di Piazza D'Armi, realizzato dagli ultras in autonomia, un'opera pubblica donata dalla città per la città".
E, come accaduto altre volte [leggi], il richiamo è chiaro alla discontinuità con la classe dirigente cittadina: "Siamo per un città solidale prima che smart, vogliamo dare una possibilità di discontinuità e un'opportunità di indipendenza rispetto alle logiche clientelari del potere locale", ha sottolineato Tettamanti. Insomma, il riprendiamoci la città che suona quanto di primo post-sisma tanto di società civile, in un luogo dove L'Aquila Chiama potrebbe sostituirsi nell'immaginario (e nei voti) alla riscossa popolare convogliata in questi anni nel voto al Movimento 5 Stelle. E, se così fosse, le dinamiche potrebbero essere più che interessanti, considerando l'attuale forte frammentazione delle forze in campo e le difficoltà degli stessi pentastellati nel capoluogo abruzzese.
I candidati intervenuti oggi hanno parlato anche degli "innumerevoli insuccessi dell'amministrazione" e naturalmente delle proposte in corso di elaborazione, che riguardano tra le altre la gestione di un territorio vastissimo ("migliorare i servizi di prossimità ed aumentare la densità sociale e demografica"), l'impiego delle ingenti risorse destinate al lavoro ("L'Aquila è la città dove arrivano milioni e nessuno lavora"), la prevenzione sismica come elemento di crescita collettiva ("tema vitale al centro della nostra strategia per una vita migliore") e di quel concetto di "assessorato al presente" lanciato qualche anno fa, provocatoriamente, dai movimenti cittadini ("la città di transizione durerà più di una generazione, se non passano autobus, non c'è lavoro e Paganica non è ricostruita non è colpa del terremoto ma di scelte politiche").
Insomma, la carne al fuoco è tanta e l'obiettivo è, attraverso le elezioni, quello di "governare L'Aquila di oggi e di domani, ricostruire la comunità a partire dai cittadini, rompendo i centri di potere che continuano, a prescindere dai candidati di centrodestra e centrosinistra, a bloccare la città".