Mercoledì, 19 Aprile 2017 17:15

Nel gran caos del Gran Sasso, tra fallimenti pubblici e interessi privati

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Nel marasma sull'auspicato sviluppo del Gran Sasso aquilano spunta qualche novità e vengono confermate le enormi difficoltà (e incapacità) amministrative che hanno portato all'impasse. Si potrebbe riassumere così la lunga conferenza stampa tenuta dagli animatori di Save Gran Sasso all'Aquila, nella quale sono state sviscerate le numerose criticità sulla situazione della montagna aquilana. Andiamo con ordine, partendo dal "presunto attacco" alla Fossa di Paganica.

Le aspirazioni sulla Fossa. Alcuni ettari della Fossa di Paganica, cruciale per la redazione del piano d'area, sarebbero oggetto di progetti di sviluppo presentati più volte al Comune dell'Aquila da parte della Campo Nevada sas di Maria Zaira Cariani, una società di persone nata nel 1982, che si occupa di "gestioni di funicolari, ski-lift e seggiovie se non facenti parte dei sistemi di transito urbano o suburbano", e che vede come soci anche Patrizia e Sergio Serangeli. Il problema, secondo il legale di Save Gran Sasso Lanfranco Massimi, è che la società non è proprietaria dei terreni per i quali presenta progetti. Nel 1999 infatti il Centro turistico del Gran Sasso (Ctgs), municipalizzata del Comune dell'Aquila, acquista dalla Montecristo Spa i terreni.

Campo Nevada, che a sua volta li aveva precedentemente venduti alla Montecristo, li rivendica a sé, ma il tribunale del capoluogo abruzzese ha sancito che il Ctgs abbia pieno godimento di quella proprietà, libera da vincoli e correttamente venduta. La zona, come detto strategica per l'attuazione degli interventi previsti dal piano d'area, è oggetto poi di un progetto di "ristrutturazione e ampliamento degli impianti sciistici della Fossa di Paganica" pubblicato anche sul sito web di Campo Nevada, presentato in Comune già nel maggio 2009 e negli anni successivi, ma finora rigettati. Save Gran Sasso chiede al Ctgs di intervenire: "Perché non si segnalano alle autorità competenti questi tentativi di ingerenza su terreni non propri?", tuonano dall'associazione. Secondo la quale si potrebbe innescare un contenzioso che bloccherebbe ancora di più il già congelato sviluppo.

Il rimpallo sui progetti. "Il Sindaco qualche giorno fa ha sollecitato la Regione ad approvare lo stralcio del piano del Parco, ma quest'ultimo dev'essere approvato dal Ministero dell'Ambiente nella sua totalità, non si è mai visto il contrario". Parole di Luigi Faccia, che ha mostrato anche come i tre progetti principali composti dal lotto Fossa di Paganica - Monte Scindarella (9,4 milioni), Fossa di Paganica - Monte Cristo (7,8 milioni) e cima-piazzale Monte Cristo (circa 7 milioni) siano stati protocollati e certificati dal Settore ricostruzione pubblica già dall'ottobre 2014. Ci sarebbe inoltre un non meglio chiarito rimpallo di responsabilità tra il Parco e il Comune.
 

Sottoservizi latitanti. Come è noto, l'Ufficio speciale per la ricostruzione dell'Aquila (Usra) ha finanziato tre anni fa, per un importo di circa 1,2 milioni di euro, la realizzazione di sottoservizi per acqua, luce, gas e illuminazione notturna della funivia. E' stata realizzata solo quest'ultima, nonostante "le condotte idriche si gelino di frequente e cadano tralicci ad ogni slavina".

Il miraggio delle Fontari. Il 14 marzo scorso il Ctgs avrebbe presentato al Parco il progetto dei nuovi impianti Fontari. Ad oggi, però, per Save Gran Sasso non c'è ancora stata un'autorizzazione, e quindi anche la produzione delle strutture fisiche necessarie all'installazione degli impianti sarebbe ferma. Uno stop che sta andando oltre tempo massimo, secondo Faccia, e che potrebbe causare l'ennesima stagione invernale in difficoltà. A questo si aggiungono le forti criticità legate all'attuale impianto: "Non si può più andare avanti così, di questo passo rischiamo di saltare in toto la prossima stagione".

La mancanza di democrazia. Lo sviluppo turistico del Gran Sasso è innegabilmente uno dei temi più dibattuti della brevissima campagna elettorale, iniziata proprio in questi giorni. C'è una petizione popolare, sottoscritta da 11.200 persone, che però non viene considerata prioritaria né dalla giunta di Massimo Cialente, né dal Consiglio comunale, nonostante l'ente comunale abbia ritenuto ammissibile la petizione: "Nella città dove si spendono migliaia di euro per il Festival della Partecipazione - ha attaccato Faccia - si ignorano come se nulla fosse oltre 11mila firme di cittadini che hanno chiesto di partecipare alle scelte per il futuro del Gran Sasso".

Ultima modifica il Giovedì, 20 Aprile 2017 09:06

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