Mercoledì, 10 Maggio 2017 12:38

Pelini: "Rifondazione col centrosinistra se Pietrucci avesse vinto le primarie"

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Passa al contrattacco, l'assessore Fabio Pelini; e risponde alle accuse degli ex compagni di Rifondazione comunista che hanno stigmatizzato la sua decisione di lasciare il partito, parlando di Sindrome di Stoccolma e definendola "opportunistica".

"La rottura con Rifondazione non nasce oggi, come qualcuno ha lasciato intendere in modo malizioso", ha replicato Pelini in conferenza stampa. "Ho sentito dire ad Enrico Perilli che non si volta faccia ad un partito ad un mese dalle elezioni: si è dimenticato di ricordare, però, che sono anni che c'è una differenza di vedute sulla linea del partito, nient'affatto marginale".

A diversi livelli, ha sottolineato; "a livello nazionale, innanzitutto: a sinistra, abbiamo Campo progressista, Articolo 1, Possibile, Sinistra Italiana e Rifondazione, tacendo della pletora di partitini comunisti, esperienze che non rappresentano nulla se non microgruppi dirigenti interessati a perpetuare la loro esistenza. Sullo sfondo, ci sono i militanti: è a loro, che dobbiamo parlare. C'è bisogno di una sinistra unita: si mostri il coraggio di sciogliere i partiti e di costruire un altro, orizzontale, come accaduto in Spagna con Podemos; non funzionano coalizioni e federazioni, va ricostruito un gruppo sul principio dell'uno vale uno, dove non ci siano oligarchie a decidere per gli altri. Da soli, non ce la possiamo fare: se vogliamo tenere aperta la partita del cambiamento, non c'è alternativa alla costruzione di una sinistra unitaria. E' la posizione che abbiamo sempre ribadito: non abbiamo mai votato documenti che andassero in direzione contrario. E il partito lo sapeva".

Dunque, al livello locale: "Sono stato accusato di soffrire della Sindrome di Stoccolma", l'affondo di Pelini; "piuttosto, è il partito che soffre di una sorta di disturbo bipolare. Stando agli ultimi 10 anni, Rifondazione si è presentata alle elezioni del 2007 in seno al centrosinistra, ne è uscita nel 2010 rientrando in coalizione nel 2011; anche grazie a noi, nel 2012 si è presentata di nuovo in coalizione, altrimenti oggi, chi parla a nome del partito, starebbe a cavallo o a Pescara. In questi anni, abbiamo avuto la Presidenza della Commissione territorio ed un assessorato, portando avanti politiche di cambiamento come da programma. Ora, trascorsi 8 degli ultimi 10 anni in maggioranza, il partito decide di stringere alleanza con chi, in questi anni, ha rappresentato l'opposizione più coerente ed efficace in Consiglio comunale, Appello per L'Aquila e L'Aquila che vogliamo, che giustamente condurranno una campagna elettorale avverso il centrosinistra, avverso le politiche che sono state condivise dal partito in Giunta e in Consiglio comunale. Come si fa?".

C'è un ulteriore livello, personale. "In questi anni, abbiamo portato il mondo sulle spalle", ha rivendicato; "abbiamo vissuto situazioni che non serve spiegare, mettendoci la faccia e non risparmiandoci mai, dando tutto alla città. Vorrei ricordare una vicenda, tra le altre, nient'affatto marginale: con altri, sono stato indagato dalla Corte dei Conti per non aver sfrattato i morosi del progetto Case, chiamato a restituire 3 milioni di euro; mi sarei aspettato una telefonata dal partito: facciamo giuste campagne di solidarietà per i Curdi, per la Pace nel Mondo, ma evidentemente non c'era tempo per una parola al proprio assessore. Mi ha chiamato il partito comunista portoghese, il mondo del movimentismo romano, i sindacati di base vicini ad Action che si battono per il diritto alla case: mi sono sentito completamente abbandonato dal partito, però".

Poi, una staffilata al segretario regionale Marco Fars: "Il termine compagno deriva dal latino cum panis, condividere il pane; l'avessimo fatto, avrebbero avuto qualche ragione a defirmi 'traditore', ma non li ho visti né sentiti per sei anni". Anni in cui "abbiamo rispettato il mandato degli elettori: oltre 50mila persone dormono per strada, in Italia, e nessuno di loro è aquilano; abbiamo lavorato ad una politica dell'assistenza a misura di cittadino, senza favori, senza scorciatoie; abbiamo esercitato per davvero la partecipazione, ponendola al centro del dibattito pubblico sebbene le grandi decisioni strategiche, è vero, non siano state partecipate. Ci abbiamo provato, però: e se nel 2012 eravamo 80esimi sui 110 capoluoghi di provincia per indice di partecipazione e oggi, cinque anni dopo, siamo saliti al 23esimo posto, qualche merito ce l'abbiamo. Si è tentato di praticare le teorie che enunciamo nelle mozioni congressuali: beni comuni, partecipazione, sociale, tentando di parlare alla città e 'sporcandoci' le mani, in senso positivo; altri, preferiscono le formule immutabili scalfite nella roccia, il vuoto formulario che suona bene, di cui riempirsi la bocca, che se non è accompagnato dalla pratica quotidiana, però, resta soltanto teoria".

Pelini non ha mancato un altro affondo: "E' vero, siamo rimasti in bilico fino all'ultimo momento: la verità è che se Pierpaolo Pietrucci avesse vinto le primarie, Rifondazione sarebbe stata in coalizione di centrosinistra: d'altra parte, l'assetto era stato già definito, si sapeva chi sarebbe stato l'assessore e con quali deleghe".

Un vero e proprio atto d'accusa.

L'assessore è tornato, poi, sulle dimissioni presentate al sindaco Massimo Cialente che ha deciso, tuttavia, di respingerle: "Appena il partito ha formalizzato la decisione di rompere col centrosinistra, ho rassegnato le mie dimissioni: il sindaco, che ringrazio, l'ha respinte, chiedendomi di non abbandonare ad un mese dalle elezioni, anche per questioni di amministrazione ordinaria. E il partito che ha fatto? Ha polemizzato col primo cittadino che, a loro dire, avrebbe dovuto chiamarli affinché venisse indicato un altro assessore di Rifondazione. Ma come, non avevano deciso di andare da un'altra parte? C'è coerenza, in questo?".

Pelini non ha nascosto i problemi che sta vivendo in seno alla coalizione civico-progressista: "Ho chiesto alle liste di sinistra di potermi candidare con loro, a Territorio Collettivo e Articolo 1 in particolare, ma ho ricevuto soltato porte in faccia; d'altra parte, si tratta di liste costruite per un esito predeterminato, per eleggere un consigliere o nominare un assessore, e la mia presenza è stata giudicata ingombrante elettoralmente. Lo capisco: per questo, con Proposta Civica avevamo già approntato una lista autonoma, per non pestare i piedi a nessuno, ma i partiti di centrosinistra hanno deciso di tenerla fuori dalla coalizione, ufficialmente perché non era stato firmato il manifesto programmatico delle primarie. In realtà, rispetto ai conti fatti, presentare un'altra lista a sinistra sarebbe stato scomodo per molti: il problema è elettorale, lo ribadisco".

In queste ore, Pelini sta ragionando con altre liste che correranno per Di Benedetto: "Preferirei una esperienza civica: offro concretezza, non intendo spogliarmi, però, degli abiti che son solito portare: chiedo autonomia e indipendenza. Se dovessi trovare una collocazione onorevole, mi candiderei per dare seguito al lavoro svolto in questi anni; altrimenti, continuerò a garantire il mio impegno per la città in altri modi. In questi anni, siamo stati sempre dalla stessa parte, in seno alla sinistra che vuol cambiare le cose: lì resteremo, comunque andranno le elezioni".

Accanto a Pelini, Goffredo Juchich, fino a qualche settimana fa segretario cittadino di Rifondazione. "Mi limito a ricordare ai compagni di Rifondazione che sono stato segretario per 8 anni, a cavallo di due consiliature, e col nostro 3%, con i nostri 1300 voti, abbiamo avuto un assessorato e la Presidenza di Commissione, potendo, così, intervenire in maniera decisiva nelle scelte assunte dall'amministrazione, qualificandola a sinistra. I risultati sono inconfutabili, in questo senso", ha inteso sottolineare.

"Il segretario regionale Marco Fars e il segretario nazionale Maurizio Acerbo, venivano a dirci che eravamo l'unica realtà viva in Italia: altrove, Rifondazione era già sparita, a causa delle loro scelte, e venivano qui per far sparire anche noi; trovate un albero nobile dove impiccarvi, ci dicevano. Ebbene, Fars ha finalmente trovato l'albero nobile a cui impiccarsi: oggi, il partito aquilano si presenta con la lista più debole in assoluto, stanno raccattando militanti a Pescara e Sulmona. Noi, ambiamo invece a fare la politica che abbiamo sempre fatto: per questo, chiedo a Pelini di valutare attentamente ogni ipotesi, la sua è una candidatura elettoralmente importante e garantirebbe rappresentanza al mondo che, in questi anni, ne ha riconosciuto il lavoro".

Ultima modifica il Mercoledì, 10 Maggio 2017 13:04

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