Lunedì, 05 Giugno 2017 23:57

Bersani a L'Aquila: "Felice si sia trovata una candidatura unitaria"

di 
Montaggio video Roberto Ciuffini

“Abbiamo molto più pane che denti, al momento”.

Con la solita ironia, Pierluigi Bersani si è presentato a L’Aquila, innanzi ad un Auditorium Ance pieno oltre le aspettative, per presentare la lista di Articolo 1 che, alle amministrative sostiene la candidatura di Americo Di Benedetto. Oltre ai candidati consiglieri e ai simpatizzanti di Mdp, in sala si sono visti anche alcuni esponenti del Partito Democratico cittadino, e tra gli altri il presidente del Consiglio comunale Carlo Benedetti, il capogruppo Tonino De Paolis e l'assessore alla ricostruzione Pietro Di Stefano.

“Tanta gente guarda a noi con attenzione – ha sottolineato Bersani, parlando del neonato movimento – gente che si riconosce in un’idea di centrosinistra capace di restituire un senso alla parola sinistra; siamo felici, ovviamente, quando riusciamo a farla vivere dentro un’intesa allargata, come sta accadendo in tante città e, mi fa piacerle dirlo, anche a L’Aquila. E’ molto bello che, qui, si sia trovata una convergenza tra le forze di centrosinistra”, ha sottolineato Bersani.

Nessun imbarazzo, dunque, a sostenere una candidatura ‘renziana’, quella di Americo Di Benedetto: “Non è questione di renzismo o anti-renzismo, piuttosto di costruire un centrosinistra capace di riconsiderare le politiche attuate negli ultimi tre anni e di cambiare registro. A L’Aquila, mi sembra che ci siano le giuste condizioni: ci si è confrontati, si sono tenute primarie molto partecipate e, soprattutto, c’è un’eredità da raccogliere, di un’amministrazione uscente che, tra mille problemi, ha retto senza sporcarsi”.

“Purtroppo, non è così in altre parti d’Italia, non è così laddove si pensa che il centrosinistra si riassume nel Pd e il Pd si riassume nel capo”, l’affondo di Bersani; “funzionasse, non avrei problemi anzi ne sarei contento e mi riposerei: invece, c’è qualche milione di persone, gente del nostro popolo, che crede in un’idea di centrosinistra e che stiamo andando a riprendere”.

Articolo 1 – ha ribadito Bersani – vuole offrire una prospettiva chiara: “siamo una formazione aperta di centrosinistra, non andremo mai con le destre, se l’elettorato ci darà forza andremo dal Pd a chiedergli di riconsiderare le politiche sul lavoro, il welfare, il fisco. Siamo qui, pronti a discuterne: altrimenti, vadano pure con Berlusconi”.

Bersani, eletto segretario del Partito Democratico qualche mese dopo il sisma che sconvolse la città, nel novembre 2009, e rimasto in carica fino all’aprile 2013, si è detto “felice di essere a L’Aquila, sono venuto spesso ed è sempre emozionante”; non ha mancato, quindi, un passo indietro al post terremoto, argomento ancora sul tavolo della campagna elettorale: “l’ho detto fin dal primo giorno, il centrodestra sbagliò il primo passo. Il fronte dell’emergenza è sempre molto complicato da affrontare, bisogna aver chiaro cosa fare, dall’emergenza alla ricostruzione e tenendo collegati i due momenti: abbiamo imparato che vanno ricostruite prima le scuole, poi le fabbriche, dunque le case e, infine, le strutture pubbliche, per tenere assieme una comunità affinché non si disperda. A L’Aquila, non è andata così: c’è stata un’impostazione sbagliata; credo, però, che la città abbia saputo rimontare certi ritardi. L’augurio è che le tante gru al lavoro possano riconsegnare la bellezza del capoluogo di Regione all’Italia che ha molto amato questa città, e non so se qui si è percepito fino in fondo: L’Aquila è entrata in vena agli italiani”.

Dunque, Bersani è tornato all’attualità politica, al rush finale in Commissione per la definizione della Legge elettorale col testo che, stamane, arriverà in aula, alla Camera. “Come Articolo 1, abbiamo depositato una serie di emendamenti per un maggioritario di collegio, tipo Mattarellum, con tanto di simbolo, programma e primarie. Purtroppo, l’hanno segato: ora, si va verso un sistema simil tedesco, più simil che tedesco, con qualche difettuccio non da poco. Intanto, c’è un voto soltanto da esprimere e non due: vuol dire che in luoghi dove il candidato è capace di farsi valere, trascinerà con sé il voto sul simbolo. Al contrario, in Germania puoi sceglierti il candidato ed il partito. E poi, i parlamentari sarebbero quasi tutti nominati, il 66-67%: anche in Germania c’è il listino, è vero, ma lì i partiti sono finanziati dallo Stato, sono normati con una legge, sono trasparenti nelle procedure e hanno il compito di selezionare la classe dirigente: qui in Italia, sarebbero 4 persone a decidere chi verrebbe eletto. Non è la stessa cosa. Se non si vogliono fare i collegi piccoli, si introducano almeno le preferenze: non prendiamo in giro i cittadini, lasciamogli decidere chi è il loro parlamentare. Stiamo dicendo questo: non ci preoccupa affatto la soglia di sbarramento al 5%, va benissimo, non è un problema. Aggiungo soltanto che mi pare curioso abbiano individuato una data per cui a raccogliere le firme in agosto, a migliaia sulle spiagge, dovremo essere soltanto noi di Articolo 1: lo faremo, andrò io stesso in spiaggia. Si vergognassero, però”, l’ultima stoccata.

Ultima modifica il Martedì, 06 Giugno 2017 15:53

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