“La sconfitta del 25 giugno non si liquida facendo finta di niente o buttandola in caciara con richiami più o meno velati a complotti e tradimenti. Sono stati commessi molti errori e noi ci prendiamo tutte le nostre responsabilità”.
E’ un’analisi severa quella che Articolo 1 fa della débâcle elettorale del centrosinistra, alla vigilia del primo consiglio comunale della nuova era Biondi in cui sarà Giustino Masciocco a rappresentare il movimento, che l’11 giugno ha ottenuto comunque un buon risultato: 1782 voti, pari al 4,6%.
“Guardanto i dati” dice Guido Iapadre “e facendo un confronto tra le elezioni del 2012 e quelle del 2017, viene fuori che il Pd ha conservato esattamente gli stessi voti mentre le due liste alla sua sinistra, cioè noi e Territorio collettivo, sono arrivate, insieme, al 6,9%, ottenendo 2500 voti, contro i 1100 presi da Sel, unica lista confrontabile alle nostre, cinque anni fa. Sono 1500 voti che abbiamo portato in più alla coalizione, senza toglierli al Pd. Vuol dire che abbiamo riportato al voto molte persone. Questo ci rende forse un po’ meno responsabili di quello che è successo”.
Nessuno, è la disamnina di Articolo 1, all’interno della coalizione, può accampare alibi e sentirsi esente da colpe. Ma c’è qualcuno che “ha sbagliato più forte”, per dirla con Ivano Fossati. E questo qualcuno è il Partito democratico.
“Prima di essere duri con gli altri bisogna esserlo con se stessi. La sconfitta è figlia di errori strutturali e contingenti” osserva Fabio Ranieri “Era chiaro che a livello nazionale c’era un vento contrario al Pd, per questo avevamo costruito una coalizione civico-progressista, animata da una visione della città e da valori condivisi, nella quale potesse riconoscersi tutto il popolo del centrosinistra. Il punto di rottura sono state le primarie. Nel centrosinistra nessuno voleva farle, poi si sono fatte perché il Pd non riusciva a scegliere il candidato. Dal giorno dopo tutto il lavoro che avevamo fatto fino a quel momento è scomparso. Si è teorizzato che la politica servisse a poco e quel profilo di centrosinistra che avevamo provato a mettere in campo si è afflosciato. Si sono moltiplicate le liste e ne sono nate molte che non avevano partecipato alla costruzione della coalizione. Non ci sono state più riunioni fatte per decidere la linea della campagna elettorale e ci si è incartati in una discussione sulla discontinuità che si è ridotta a vedere chi doveva salire su un palco piuttosto che a declinare una proposta di governo della città”.
“Dall’altra parte” continua Ranieri “abbiamo avuto invece un candidato di destra con un profilo molto politico che ha ridato orgoglio e compattezza a un popolo di destra ,che in questa città esiste, e che ha condotto una campagna elettorale incentrata sugli aspetti della quotidianità - le frazioni, i piani Case, le fragilità sociali, la qualità della vita - che era quella che avrebbe dovuto fare il centrosinistra. Noi invece abbiamo ricacciato proposte, come quella sull’aeroporto o su altri mega progetti, che in quel momento erano lontanissime dall’umore dell’elettorato e abbiamo pensatoo che per vincere le elezioni bastasse la somma degli interessi particolari dei candidati consiglieri. Finita la benzina dei candidati, al secondo turno è emersa la contrapposizione tra due persone e due progetti politico-amministrativi e lì Biondi ha interpretato meglio la discontinuità dando l’impressione di essere più attento a determinati temi”.
Per Ranieri è una magra consolazione osservare che “se dentro la coalizione ci fossero state altre forze come Rifondazione forse ce l’avremmo fatta al primo turno. I risultati del 25 giugno" osserva l'ex consigliere comunale "dicono che c’è stato uno spostamento di voti dal centosinistra al centrodestra. In questo le responsabilità sono di tutti ma devo dire che il partito maggiore della coalizione, tra primo e secondo turno, è sembrato occupato soprattutto a risolvere problemi interni, sentendosi già la vittoria in tasca, e a discutere dei futuri assetti della giunta. Ciò ha lasciato in enorme difficoltà il resto della coalizione, che è quasi scomparsa”.
Insomma, le faide interne, la spocchia, il decisionismo sprezzante dei ogni collegialità e gioco di squadra dei democratici hanno portato giù anche tutti gli altri, “malgrado” fa presente Ranieri “il Pd avesse preso solo un terzo dei voti della coalizione. La parte restante veniva dalle altre forze civiche e partitiche”.
Per questo non ha senso gridare al complotto o sperare di innescare l’effetto “anatra zoppa”: “Dal voto è venuto un giudizio politico molto chiaro” afferma Giustino Masciocco “bisogna anche imparare a crescere e ad accettare il risultato. Non firmeremo ricorsi”.
Da venerdì, spiegano Masciocco e Ranieri, si aprirà una nuova fase, sia dentro il consiglio comunale che fuori. Qui già arrivano le prime adesioni importanti ad Articolo 1, come quella di Luca D’Innocenzo.
“E’ chiaro” dice Ranieri “che la coalizione che ha perso non può essere il terreno sui cui far germogliare quello che dovrà venire dopo. Noi vogliamo che i consiglieri comunali di minoranza facciano opposizione nella maniera più unitaria e decisa possibile ma diciamo subito che non ci interessano portavoce o coordinatori unici. Figure, peraltro, non previste dal regolamento. Fuori il consiglio, la coalizione andrà ricostruita da capo. Per quanto ci riguarda, come Articolo 1, proveremo a riallacciare i rapporti con la sinistra diffusa che c’è in questa città e che in questa campagna elettorale si è persa o si è divisa. Lo faremo in maniera aperta: da oggi inizia il nostro tesseramento e il 20 luglio ci sarà un incontro con il governatore della Toscana Enrico Rossi. Sarà un’iniziativa aperta a tutti, anche a coloro che ancora non hanno deciso se aderire ad Articolo 1”.
“Faremo un’opposizione collaborativa ma non collaborazionista” annuncia Masciocco “In questa città ci sono state spesso fasi molto opache, dove non si capiva chi facesse la maggioranza e chi l'opposizione. Su molti argomenti il collaborazionismo è stato molto in voga, sia quando ha governato il centrodestra che quando ha governato il centrosinistra. Noi saremo collaborativi sui provvedimenti che faranno gli interessi della città, il resto non ci interessa. I cittadini hanno dato ad altri la responsabilità di governare. Penso che Biondi abbia capacità ed esperienza politica per svolgere il compito assegnatogli dai cittadini anche se devo constatare che forse non nutre molta fiducia nella sua squadra se ha ritenuto di doversi tenere deleghe molto pesanti come la ricostruzione, i rapporti con le Spa e il personale, e se ha assegnato a un tecnico l’assessorato al Bilancio”.
L’opposizione che farà Articolo 1 consisterà anche nel rimettere al centro delle decisioni il consiglio comunale: “Le strategie che l’amministrazione comunale vorrà mettere in campo” dichiara Masciocco “non potranno non transitare attraverso il consiglio comunale. Denunceremo e combatteremo ogni scorciatoia che l’amministrazione vorrà prendere”.
Una prima prova della compattezza della minoranza si vedrà già venerdì, quando si tratterà di scegliere i nomi del vice presidente del consiglio e quello del presidente della commissione consiliare di Garanzia e Controllo, due cariche che, per statuto, vanno all’opposizione.
Masciocco, anche in virtù della sua lunga esperienza da consigliere, è uno dei papabili per entrambe le posizioni. Ma, osserva l’ex Sel, “queste sono decisioni che i partiti e le forze civiche della minoranza dovranno prendere di comune accordo, possibilmente all’unanimità. C’è bisogno prima di un bagno di umiltà. Dobbiamo ricominciare da dove la sinistra ha smarrito la strada, cioè dal fare politica tra la gente per capire quali sono i bisogni delle persone”.