"Mi colpisce la volontà, la determinazione con cui vi state risollevando; ho visitato la città, si vede che c'è movimento. Ero stato qui qualche anno fa, ricordo che il centro storico era completamente chiuso: vedere che L'Aquila si riprende fa capire, da un lato, quanto siete stati feriti, e fa apprezzare, dall'altro, la volontà di risollevarsi".
Così Enrico Rossi, governatore della Toscana, tra i padri fondatori di Articolo 1, ha salutato i simpatizzati che l'hanno accolto a L'Aquila, ieri sera, ad una cena organizzata dal nascente movimento per avviare la campagna di tesseramento.
Intorno ai tavoli, un'ottantina di persone: tra gli altri, il coordinatore locale del nascente partito, Fabio Ranieri, il sottosegretario regionale Mario Mazzocca, e alcuni tra i candidati alle recenti elezioni amministrative con la lista dei Democratici e Progressisti: Giustino Masciocco, Giorgio Spacca, Guido Iapadre, William Giordano, Luigi Fabiani e Simona Iovane oltre a Marino Bruno, Roberto Moretti e tanti giovani; c'era anche il segretario provinciale della Cgil, Umberto Trasatti, l'ispiratore della lista civica di 'Territorio Collettivo' Luca D'Innocenzo, e alcune personalità di spicco del Partito Democratico che potrebbero seguire gli scissionisti nelle prossime settimane: l'ex presidente del Consiglio comunale Carlo Benedetti, gli ex assessori Pietro Di Stefano ed Emanuela Di Giovambattista. Al tavolo di Enrico Rossi, anche l'ex capogruppo di Rifondazione comunista Enrico Perilli.
"Sentiamo il bisogno di ricostruire la sinistra, si è fatta la scissione per questo", ha spiegato Rossi; "l'abbiamo fatta convinti, non a cuor leggero ma convinti: se non diamo corpo e gambe ad una forza di sinistra capace di fermare l'emorragia di tanti compagni, di uomini e donne che hanno sempre guardato alla sinistra, di giovani che cercano un orizzonte ideale, una speranza di cambiamento, allora si lascia il Paese alle destre".
Facendo un accenno alle recenti elezioni amministrative, il governatore della Toscana ha aggiunto che "se ci si sposta sempre più al centro, e poi ancora un poco più in là, abbandonando il linguaggio, i riferimenti, le idee ma anche gli obiettivi della sinistra, l'elettore finisce per preferire l'originale; in Toscana succede così, e ho appreso che anche da voi non è andata diversamente, purtroppo. Potrei fare un lungo elenco di Comuni della mia Regione, storicamente di sinistra, andati persi perché una parte del nostro popolo non si è più riconosciuta nella proposta politica. E' così che dal renzismo trionfante delle Europee, abbiamo accumulato una lunga serie di sconfitte: perdiamo nelle periferie, nelle città che storicamente stavano a sinistra, nel nostro insediamento sociale peculiare. E' vero che il processo non è iniziato con Renzi, è vero anche, però, che il segretario dem l'ha accelerato".
Se la sinistra non è in grado di stare davanti le fabbriche in crisi, di parlare coi giovani precari, di ascoltare gli artigiani che hanno difficoltà d'accesso al credito, le partite Iva, chi è costretto a stare nei supermercati anche il sabato e la domenica - ha ribadito Rossi - "semplicemente non è sinistra: è questa la nostra storia, qui dobbiamo radicarci, nuovamente, ricostruendo una presenza sui territori. Non sarà facile", il governatore di Regione Toscana lo ripete più di una volta.
Citando Gramsci, però, Rossi ha tracciato la rotta: "Gramsci era un vinto, è stato in carcere: da lì, però, ci ha regalato uno strumentario, un apparato d'idee e di pensieri che l'hanno reso vincente poi; la costituente, la storia della sinistra nel nostro Paese ha usato quegli strumenti. Che sono ancora validi, e debbono essere sfruttati di nuovo: certe idee rimangono. Non possiamo essere come partito se non corrispondiamo alla nostra missione: rappresentare il mondo del lavoro, i lavoratori dipendenti, i precari, il ceto medio, i giovani che un lavoro lo cercano, ma anche quella parte di imprenditoria sana che investe, che consideriamo vicina a noi e con cui vogliamo fare un'alleanza sociale per cambiare il Paese".
Per farlo, Articolo 1 va rafforzato e non smobilitato: "Siamo consapevoli che non dobbiamo arroccarci, che non dobbiamo metterci in un angolo; siamo convinti della necessità di essere aperti, inclusivi. Dobbiamo dar vita ad un soggetto politico, ad una lista elettorale, ad un programma. Si lavora su due piani: un piano attiene al carattere programmatico, su cui possano convergere anche opzioni politico-culturale diverse, e l'intervento di Bersani e Pisapia il 1° luglio a Roma credo abbia tracciato le linee di un programma di cambiamento interessante e profondo. Lo apriamo a tutti, non vogliamo far nulla di esclusivo: anzi, invitiamo chiunque abbia voglia di costuire un'alternativa al Partito Democratico renziano, che fa politiche progressiste sul piano dei diritti civili, e su questo siamo d'accordo, ma regressive e di stampo neoliberista sul piano economico e sociale, a sentirsi coinvolto nel nostro progetto. In questi anni, sono state poste in essere politiche improntate ad un'idea neoliberista, persino neoreaganiana: si sono applicate detassazioni generalizzate senza tener conto delle capacità contributive, l'Imu è stata cancellata per tutti, i bonus vengono riconosciuti indifferentemente, si sono trasferiti finanziamenti alle imprese per agevolare assunzioni che poi, ovviamente, cessati gli investimenti, son tornate più precarie di prima. Una politica profondamente sbagliata che ha inasprito le disuguaglianze. Un altro piano, invece, attiene al ripensamento critico di cos'è stata la sinistra in questi anni, di come ha affrontato il tema della globalizzazione, dell'eccesso di cedimento che abbiamo avuto, mostrandoci acquiescenti, blailariani, dividendo l'aspetto della regolamentazione economica lasciata ai meccanismi del mercato dall'illusione che, così facendo, si potesse intervenire a tutela del meno peggio sul piano sociale. Questa epoca è entrata in crisi: abbiamo bisogno di una sinistra nuova che riscopra la critica al capitalismo. Curioso che Papa Francesco sia la personalità che, con maggiore radicalità, prenda le distanze dal mondo così com'è".
Una sinistra che deve presentarsi unita - ha tenuto a ribadire Enrico Rossi - "senza divisioni, capace di riallacciare i fili del dialogo dimenticando i litigi del passato: ognuno di noi ha fatto errori - ha riconosciuto il governatore - ma ora c'è una responsabilità per tutti. Se ci presenteremo in modo aperto, sono convinto otterremo un risultato elettorale importante: così, condizioneremo la vita politica del Paese. Sia chiaro: se il Pd vuol perseguire la via delle larghe intese, noi staremo all'opposizione e, a quel punto, avremo davanti a noi una prateria per ricostruire la sinistra in Italia".
Un fronte largo che ha bisogno di un leader; nei giorni scorsi, Rossi ha richiamato Pisapia alle sue responsabilità, alla notizia del mezzo passo indietro dell'ex sindaco di Milano che ha annunciato di non volersi candidare. "Pisapia può dare un grande contributo, ne sono convinto: deve essere meno leader riluttante, guardare meno all'idea di un nuovo Ulivo, pure affascinante ma eccessivamente legata al passato, e lavorare alla costruzione di una nuova forza di centrosinistra di cui è il leader naturale, e che nasce per fare politiche alternative al Partito Democratico".
In questo senso, passate le elezioni politiche "dovremo pensare ad un vero congresso rifondativo della sinistra, discutendo di cosa significhi, oggi, dirsi sinistra moderna, dandoci un profilo politico culturale nuovo che non rinneghi il passato". Rossi ha in mente l'idea di un nuovo socialismo, già in Berlinguer e nella cultura politica europea, se è vero che ne se parlava nel Manifesto di Ventotene: "mi accorgo che parlandone ai giovani non pensano né al socialismo nostrano, finito nell'infamia, né al socialismo sovietico. Sentono, invece, possa esserci un orizzonte d'uguaglianza, di giustizia, ma anche di regolamentazione del mercato e del capitale; vedono un orizzonte di cambiamento, insomma, che metta in campo la questione sociale e ambientale, riprendendo l'idea di una trasformazione profonda del mondo".
Il capitalismo sfrenato, il liberismo, hanno prodotto crisi, difficoltà, miseria, disordine, disoccupazione, disuguaglianze insopportabili: "non bisogna aver paura di ripensare una politica capace di guardare lontano; è vero, bisogna prestare attenzione alle cose concrete che attengono alla vita delle persone, dei ceti popolari che intendiamo rappresentare, ma anche saper guardare ad un orizzonte diverso".
Sul taccuino di Rossi, alcuni temi che non si possono più rinviare; innanzitutto, la necessità di ricostruire un sistema di diritti per il lavoro: "ci vorrà tempo, per smantellarlo ci abbiamo messo anni - e anche noi abbiamo dato qualche contributo - e anni ci vorranno per ricostruirlo". Poi, l'esigenza d'investimenti "per la manutenzione del territorio dal rischio sismico e idrogeologico che, tra l'altro, potremmo dare fiato all'economia". Inoltre, "bisognerà puntare sui grandi presidi pubblici, penso alla sanità e alla scuola". Servono finanziamenti, evidentemente: "c'è una bellissima frase di Berlinguer: se sei in una situazione di crisi, chi non ha mai pagato deve cominciare a pagare, e in Italia ce ne sono molti, chi ha molto deve dare molto, chi ha meno deve contribuire il giusto, chi ha poco deve avere qualcosa. Questo deve essere il principio che ci guida, opposto all'idea della flat tax che piace alla destra, piaceva a Reagan e, ahimé, piace anche a Renzi. Siamo perché la tassazione sia progressiva, come recita la Costituzione".
Su questi argomenti, Articolo 1 si confronterà col Governo già in fase d'approvazione della prossima Legge di Stabilità: "è necessaria una svolta - ha chiarito Rossi - altrimenti dovremo prendere atto che non si può continuare a sostenere una maggioranza che si sta spostando sempre più a destra, inseguendo le destre".
Una sorta di ammonimento al Governo che vive, in queste ore, la crisi balneare aperta dalle dimissioni del ministro Costa; una scelta che "mi pare faccia parte di un progetto di rilancio del centrodestra", l'affondo del governatore della Toscana; "Renzi, così vincente, ha finito per rimaterializzare Berlusconi che scende in campo forte, con un centrodestra minaccioso e vincente".