Sono stati giorni di polemiche asprissime. Non poteva essere altrimenti. Il rapporto firmato dall'eurodeputato Søren Bo Søndergaard per la Commissione controllo dei bilanci del Parlamento europeo, sull'utilizzo - fatto dal Governo italiano - dei fondi concessi dall'Unione Europea per l'emergenza terremoto ha scatenato reazioni vibranti.
Il dossier prende le mosse dalla relazione speciale elaborata lo scorso febbraio dalla Corte dei Conti europea sull'appropriato utilizzo del Fondo di solidarietà Ue. La magistratura contabile aveva espresso dubbi e perplessità sul fatto che quei soldi fossero stati spesi per costruire edifici permanenti anziché provvisori, molto più costosi del dovuto e per giunta consegnati in ritardo.
Ora, secondo i regolamenti vigenti all'interno del Parlamento europeo, le relazioni della Corte dei Conti vengono analizzate dalla Commissione per il Controllo dei bilanci (Cont.). Poiché queste relazioni sono, ogni anno, molto numerose (ce ne sono almeno due al mese), la Cont. solitamente dà incarico a un suo membro di elaborare, per ognuna di esse, un 'documento di lavoro' (quello che Søndergaard ha presentato lunedi mattina a L'Aquila) che viene poi discusso al proprio interno.
E il rapporto su L'Aquila è stato discusso nel primo pomeriggio di ieri, giovedi 7 novembre. La seduta si è conclusa, però, con un nulla di fatto: al prevedibile botta e risposta tra i membri della Commissione Europea - che già aveva preso le distanze dal progetto di relazione di Søndergaard definendolo 'confuso' e respingendo con forza le insinuazioni sui mancati controlli - e quelli della Cont., è seguita la richiesta di una risposta formale, e per iscritto, alla Commissione Europea rispetto ad alcuni dei dubbi sollevati dalla Corte dei Conti prima e dall'eurodeputato danese poi sulle modalità di gestione dei fondi.
In particolare, si chiede alla Commissione di spiegare:
- Cosa intende quando, nella sua relazione segreta, parla di 306milioni di euro di frodi scoperte;
- Se ha verificato o meno la qualità delle abitazioni costruite;
- Se ha verificato il certificato antimafia delle imprese impegnate nei cantieri;
- Come si è mosso l'Olaf (ufficio europeo anti-frode).
La risposta di Popens, vice direttore generale della direzione Regio della Commissione Europea, responsabile dell'esecuzione dei fondi per L'Aquila, non ha affatto convinto. Ha spiegato che il documento dell'eurodeputato danese conterrebbe delle inesattezze, che dei 306milioni di euro non tutto sarebbe frode ma ci sarebbero casi di irregolarità amministrativa, che l'Olaf ha ricevuto due segnalazioni e le ha archiviate e che, comunque, a breve la Commissione renderà pubblica la relazione - ancora segreta - formulata in risposta agli appunti della Corte dei Conti.
Staremo a vedere. Le conclusioni elaborate dalla Cont. sono, infatti, molto importanti perché vengono assunte e fatte proprie dal relatore del bilancio consuntivo della Commissione europea. L'eventuale rifiuto da parte della Cont. del consuntivo di bilancio equivale a un voto di sfiducia della Commissione.
Nel corso della discussione, Søndergaard ha ribadito che "la questione chiave è se i soldi dati dall'Unione europea, che sono i soldi dei contribuenti europei, siano stati spesi secondo le norme vigenti a livello comunitario e nella maniera più efficiente ed efficace possibile per la popolazione dell'Aquila, colpita dalla tragedia del terremoto". "Non si tratta di un attacco all'Italia", ha inteso sottolineare l'eurodeputato danese, "piuttosto di un tentativo di fare luce su quanto accaduto a L'Aquila perché, in futuro, i fondi di solidarietà vadano a beneficio unico dei cittadini".
"Per L'Aquila - ha ricordato Søndergaard - il Parlamento europeo stanziò, nel novembre 2009, 493 milioni di euro, concessi attraverso il Fondo europeo di solidarietà (Fsue). Si tratta della cifra più alta mai stanziata dall'Unione. La domanda è: gli aquilani, con questi fondi, avrebbero potuto ottenere di più? A nostro parete, assolutamente si".
In altre parole, non c'è alcun tentativo di attaccare politamente l'Italia usando - strumentalmente - la ricostruzione post-sisma, come evocato in questi giorni. Solo la volontà di far luce su quanto è stato negato, ai cittadini del cratere, dal modo in cui il Governo italiano ha usato i soldi del fondo di solidarietà. Che, ha ricordato l'eurodeputato danese, "potevano e dovevano essere spesi solo per operazioni di prima emergenza, non per finalità di ricostruzione. Invece, ha osservato la Corte dei Conti, è accaduto che solo il 30% dei contributi Fsue, circa 144 milioni, sia stato effettivamente impiegato per l'emergenza; il restante 70%, vale a dire 350 milioni, è stato utilizzato per costruire gli edifici del Progetto Case. Edifici permanenti o, come è scritto nella legge 39, quella approvata a giugno 2009, 'di durevole utilizzo'".
Non avendo rispettato le leggi e i regolamenti comunitari, il Governo italiano rischia non solo di vedersi aperta una procedura di infrazione ma, qualora si dovesse decidere di far pagare gli affitti agli assegnatari, di dover restituire anche i 350 milioni di euro usati per pagare le ditte esecutrici dei lavori. Un punto sul quale la Commissione Europea è, al contrario, lapidaria: "Anche se il progetto edilizio 'Case' dovesse in futuro generare delle entrate, ciò sarebbe di gran lunga compensato dagli ingentissimi oneri finanziari complessivi che gravano sulla autorità italiane a causa del terremoto".
Come detto, la Commissione Europea è giunta, in effetti, a conclusioni opposte rispetto a quelle formulate da Søndergaard: in un'altra relazione, ha giudicato “infondate” le critiche e i dubbi formulati dalla Corte dei Conti e difeso il proprio operato definendo legittimo l'uso delle risorse comunitarie fatto dal Governo italiano. Posizione ribadita nel corso della discussione di ieri. Questa relazione, però, ha spiegato Søndergaard, non è stata mai resa pubblica. E' rimasta, anzi, un documento strettamente riservato e confidenziale, che gli stessi europarlamentari possono consultare solo sotto stretta sorveglianza e senza poter nemmeno prendere appunti.
Di qui, la richiesta della Commissione controllo dei bilanci del Parlamento europeo di presentare delle risposte scritte alla relazione discussa. Con la promessa della Commissione di rendere il documento pubblico al più presto. Anche perché i silenzi, le reticenze, le risposte contraddittorie fornite dalla Commissione Europea, anche in occasione di interrogazioni parlamentari, sembrerebbero indice di un mancato controllo o comunque di una blanda vigilanza esercitata dall'esecutivo dell'Unione sulla ricostruzione aquilana.
La relazione di Søndergaard. Appartamenti costati fino al 158% in più rispetto ai prezzi di mercato, criminalità infiltrata negli appalti, fondi europei spacciati per soldi italiani, lavori nel centro storico praticamente inesistenti e qualità delle ristrutturazioni spesso scadente. "La situazione del centro storico - scrive nel suo report Soren Sondergaard - rimane sostanzialmente invariata. In quattro anni solo un paio di edifici (uno pubblico ed uno privato) sono stati ricostruiti nella cosiddetta zona rossa".
"Nelle case e nelle scuole - si legge ancora nel dossier - non ci sono pannelli a indicare che sono state costruite con i fondi Ue... ma al contrario ci sono pannelli che specificano 'edifici realizzati con donazioni da enti privati e amministrazioni locali'". E anche la qualità delle opere, a prescindere da chi le ha pagate, lascia alquanto a desiderare: "Il materiale è generalmente scarso... impianti elettrici difettosi... intonaco infiammabile... alcuni edifici sono stati evacuati per ordine della magistratura perché 'pericolosi ed insalubri'... quello di Cansatessa è stato interamente evacuato (54 famiglie) e la persona responsabile dell'appalto pubblico è stata arrestata e altre 10 sono indagate".
Le notizie forse peggiori arrivano poi dal capitolo criminalità: "Un numero di sub appaltatori non disponeva del certificato antimafia obbligatorio. (...) Un latitante è stato scoperto nei cantieri della Edimo, che è una delle 15 imprese appaltatrici. Una parte dei fondi per i progetti CASE e MAP sono stati pagati a società con legami diretti o indiretti con la criminalità organizzata... ma le competenti autorità italiane non hanno ancora resi pubblici questi dati".
Il parere della Commissione europea. Diverso il parere della Commissione Ue, alla quale spetta di chiarire le norme sui finanziamenti di solidarietà e prendere eventuali decisioni in seguito alla relazione della Corte dei Conti di Lussemburgo. "Pensiamo che le critiche siano ampiamente infondate. Riflettono un’insufficiente valutazione delle sfide sul campo e aspettative irrealistiche riguardo alle autorità italiane a fronte di un disastro rilevante, con 308 morti, oltre 1.500 feriti e circa 70 mila persone che necessitavano di riparo e assistenza".
Secondo la Commissione, "il progetto Case in queste circostanze particolari ha pienamente rispettato le condizioni e gli obiettivi delle norme per il Fondo sociale Ue, visto che ha risposto alle esigenze immediate di migliaia di persone che non avevano casa in seguito al terremoto". Inoltre, "anche se il progetto edilizio 'Case' dovesse in futuro generare delle entrate ciò sarebbe di gran lunga compensato dagli ingentissimi oneri finanziari complessivi che gravano sulla autorità italiane a causa del terremoto".
La Commissione precisa inoltre che il regolamento sul Fondo europeo di solidarietà "non contiene disposizioni che escludano tale possibilità", quella cioè di un futuro uso a fini di profitto di tali abitazioni.
Le reazioni. Sul fronte politico interno, la senatrice Stefania Pezzopane ha chiesto che il Governo italiano "riferisca immediatamente in Parlamento", mentre il deputato abruzzese di Sel, Gianni Melilla, vorrebbe "l'istituzione di una commissione di inchiesta sull'uso del denaro dei contribuenti italiani e europei".
"È evidente, dal dossier presentato, che l’Europarlamentare danese Søndergaard, è assolutamente distante, non solo geograficamente, dalla realtà post-terremoto in cui si trova L’Aquila", ha sottolineato in una nota il presidente della Provincia dell’Aquila, Antonio Del Corvo. "L'Unione Europea, oggi più che mai, può fare la differenza per il processo di rinascita che ci coinvolge ed è per questo che abbiamo bisogno di interventi, valutazioni che mirino al bene dell’Aquila e dei suoi cittadini", ha incalzato Del Corvo.
Sull'onda lunga di quanto in molti hanno lamentato: relazioni come quella dell'eurodeputato danese non farebbero altro che creare un clima poco favorevole in Europa. "Mi meraviglio di come mai non ci sia stata una sommossa di tutti gli organismi politici, non ci siamo indignati abbastanza per questa strumentalizzazione politica", ha dichiarato il delegato in materia di Ricostruzione di Confindustria L’Aquila, Ezio Rainaldi.
Danno di immagine. Atteggiamenti poco comprensibili. Non è certo colpa dei cittadini aquilani se il Governo dell'epoca ha utilizzato i fondi della Unione Europea in maniera poco limpida e non rispondente ai dettami di Bruxelles. Anzi. I cittadini del cratere sono 'vittime' della malagestione del post sisma. Così come sottolineato da Søndergaard. E meriterebbero di conoscere la verità. Oltre che di veder ricostruira la loro città. Solo contribuendo a fare chiarezza su quanto accaduto si riuscirà ad essere davvero credibili sui tavoli europei.
"La relazione Søndergaard sul progetto C.a.s.e. non può imporre all’Italia la restituzione di soldi alla Ue né farà aprire una procedura europea d’infrazione. Ma questo can can crea un danno d’immagine irreparabile che rallenta la ricostruzione e danneggia L’Aquila e gli aquilani". A dirlo, a qualche ora dalla mozione di Søndergaard, l'europarlamentare Crescenzio Rivellini, già in Alleanza Nazionale e poi nel Pdl, membro del gruppo Ppe/Mezzogiorno di fuoco.
L'accusa di Rivellini all'eurodeputato danese è di aver dato un "quadro mostruoso" dell’Italia all’Europa proprio ora che all’Europa bisognava chiedere. Poi la promessa: contesteremo punto su punto alcune informazioni fornite da Søndergaard. In realtà, in sede di discussione, Rivellini ha semplicemente ribadito che bisognerebbe attenersi alla relazione della Commissione europea - che nessuno, come detto, ha avuto modo di leggere - negando infiltrazioni mafiose nei cantieri, spreco di risorse per la costruzione del progetto Case ed eventuali frodi. Si può parlare di irregolarità, eventualmente.
Siamo sicuri che non possa dirsi strumentale anche la posizione dell'eurodeputato italiano, che non sta facendo altro che difendere l'operato del Governo guidato, nel 2009, dal suo partito?