L'ex assessore alla Ricostruzione del comune dell'Aquila nonché presidente del Pd della provincia dell'Aquila Pietro Di Stefano difende Cialente e attacca il direttore dell'Agenzia del demanio Roberto Reggi, anche lui Pd, dopo le parole pronunciae da quest'ultimo nella conferenza stampa tenuta con il primo cittadino Pierluigi Biondi per annunciare il piano di razionalizzazione, dismissione e valorizzazione delle caserme presenti nel comune dell'Aquila.
La nota completa di Di Stefano
Le inutili, gratuite e sciocche parole pronunciate al direttore dell'agenzia del demanio Reggi, nei confronti della passata amministrazione con l'intento di colpire il sindaco precedente, (dello stesso partito?), in nome di una inesistente verità se non l'imbonimento dell'attuale amministrazione o il voler omaggiare una conoscenza dei tempi dell'emergenza che oggi opportunamente occorre rafforzare poiché ha nelle mani la guida del comune capoluogo di regione. Un calcolo e null'altro, con assoluto cinismo e freddezza da serial killer.
A Cialente va la solidarietà del Pd provinciale, a Reggi la più totale disistima.
La vicenda delle dismissioni, lo ha già detto Cialente, parte dal 2013 con la sottoscrizione di un accordo tra più ministri, il presidente della regione il presidente della provincia, il sindaco dell'Aquila, l'ufficio speciale.
Reggi all'epoca non era direttore dell'agenzia delle entrate, carica che assumerà nel settembre 2014 conferitagli dal governo Renzi per i suoi servigi al renzismo rottamatore della prima ora.
Dopo l'accordo del 2013 si dovevano fare gli atti di trasferimento per dare modo alle diverse amministrazioni di intervenire con la ricostruzione delle scuole. Ma qualcosa non è andato nel verso dovuto poiché la legge 77/2009 (conversione in legge del Dl 39/2009) viene disattesa (il trasferimento al Comune dell'ex distretto militare); di questo aspetto tuttavia non se ne vuole fare una questione di polemica poiché si era già data ampia disponibilità e si era avuto modo di concordare la destinazione come riportata nell'attuale accordo, i cui lavori sono da tempo finanziati al soggetto attuatore che è il Provveditorato alle Opere pubbliche.
Ma non si capisce ne viene detto che fine farà l'immobile di via Filomusi Guelfi, attiguo al tribunale che oggi ospita l'agenzia delle entrate locale e il segretariato Mibact (immobile costruito dallo Stato ma cartolarizzato, come altri, dal governo Berlusconi).
Siffatto immobile deve costituire l'ampliamento del tribunale, in assoluta sicurezza per la sua continuità territoriale, ma non ne viene fatta menzione in proposito.
Come neppure si parla delle aree del tribunale dei minori e di quelle occupate oggi dai map dei vigili del fuoco, indispensabili sia per la programmazione territoriale e per la viabilità e sia per il polo scolastico sportivo immaginato nell'accordo del 2013.
Con la passata amministrazione eravamo molto e concretamente più avanti di questa ennesima carta d'intenti poiché gli immobili dei militari a villa gioia sono stati sostituiti da un parcheggio al servizio del tribunale e permutati con gli alloggi di via Di Vincenzo di proprietà del Comune: ciò è stato possibile in base a un accordo stralcio con il ministero della difesa e di questo un ringraziamento va alla ministra Pinotti e alle autorità militari dell'esercito italiano: devono ovviamente farsi gli atti di trasferimento.
Oggi la confusione regna sovrana e in questa situazione qualcuno cerca di strapparci qualche scampolo di carriera annusando l'aria che spira.
A livello locale il giorno dopo l'accordo è esattamente come il precedente poiché nella concretezza delle cose tutto resta consegnato al "vedremo" e "faremo", ma con più di un passo indietro negli obiettivi principali.
E qui viene il bello perché, si sa, che quando il diavolo ti accarezza, vuole l'anima.
Dalla semplice lettura dell'accordo si deduce che l'Agenzia del demanio incamera la caserma Rossi e la Caserma De Amicis (ex distretto militare) "una volta libera dalle funzioni militari ivi presenti". È un bluff poiché gli Aquilani sanno che le funzioni militari alla De Amicis erano dismesse già prima del sisma. La caserma pertanto sarebbe dovuta passare dalla Difesa al Comune di L'Aquila per effetto del DL 39/2009, (che furbescamente nell'accordo non viene mai citata tra le norme di riferimento) ma ora con questo artifizio se la prende l'Agenzia del Demanio per uffici dello Stato.
In nessuna parte è scritto che la Caserma Rossi verrà trasferita al Comune senza alcun onere per quest'ultimo; parimenti invece è ben scritto che che non ci sarà nessun onere a carico della Difesa.
Oneri che si assume il Comune (art. 3 lett. c) "per la riallocazione delle funzioni presenti nella caserma Rossi". Qualora, aggiungo io, volesse prenderla.
Ma la stessa verrà consegnata all'Agenzia del Demanio e con quale procedura la daranno al Comune senza alcun onere a suo carico perché, ignorata la 77/2009, non c'è legge che lo preveda?
L'Agenzia dovrà metterla sul mercato al migliore offerente? Credo di si, almeno se non vuole incorrere nelle reprimende della Corte dei Conti. Quindi il Comune sarà tagliato fuori e se trovassero oggi una soluzione a questo, comunque gli oneri della ricollocazione delle funzioni militari dalla Rossi alla Pasquali se le dovrebbe assumere (e sono costose, ma vorrei capire che parere ha espresso il servizio finanziario del Consiglio Comune difronte a una ipotesi di spesa indefinita) al posto dell'Agenzia del Demanio a cui logicamente spetterebbero.
Il Comune si è fatto scippare la De Amicis ma doveva pretenderla per metterla poi nello scambio con la Rossi, mettendosi al riparo da richieste finanziarie future, quando dovranno fare gli atti.
Un pasticcio senza fine, ai danni delle casse cittadine. Dilettanti allo sbaraglio.