Martedì, 16 Gennaio 2018 23:04

Elezioni, intervista a Fratoianni (SI): "Ricostruire una sinistra solida e forte"

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Parte da lontano il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni; dagli Stati Uniti, dalla Casa Bianca 'segnata' - in queste ore - dalle incredibili dichiarazioni di Donald Trump contro i migranti arrivati da 'paesi di merda'; parte da Washington e arriva a Varese, la città del candidato presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, esponente del centrodestra, che ha parlato di difesa della 'razza bianca'.

"Il vento che spira è molto pericoloso: è il vento di una destra che, nelle sue mutevoli forme - politiche, sociali e culturali - torna a far paura. Il punto sta nella capacità d'interrogarsi sul perché ciò stia accadendo, sul perché si possa anche solo pensare di pronunciare certe frasi. In questi anni, c'è stato uno sdoganamento progressivo di parole, linguaggi, culture cui - fino ad un certo punto - si era frapposta una sorta di barriera, un confine che non poteva essere superato: non vuol che certe culture non esistessero, sia chiaro, ma c'era una barriera oltre la quale non si poteva andare, certe cose non si potevano dire, era impossibile pronunciarle. Ad un certo punto, la barriera si è rotta".

Nicola Fratoianni, arrivato a L'Aquila con Luca Telese che l'ha intervistato nell'ambito di una iniziativa politica di 'Liberi e Uguali', è consapevole che quella barriera ha ceduto "quando si è capito che romperla funzionava: le destre hanno capito che, così, riuscivano a costruire un elemento attorno a cui moltiplicare il proprio consenso. E hanno scelto di farlo, consapevoli che in questi anni, in giro per il mondo - e anche qui, in Italia - la condizione materiale di vita della stragrande maggioranza della popolazione è drammaticamente peggiorata. E' aumentata l'insicurezza, la solitudine, la precarietà, la povertà, la marginalità: e quando succede, non succede soltanto che stai peggio, succede che si rompe, si frantuma il tessuto sociale e, dunque, i veleni penetrano nel corpo sociale senza trovare resistenze".

Una evidenza che fa il palio "con molti dei discorsi che abbiamo ascoltato in questi anni, e che sono arrivati anche da fonti segnate da una qualche trasversalità culturale e politica; penso all'attacco ai corpi intermedi: tutto ciò che si organizza pare un problema, si chiami sindacato, partito, società civile. Ci vuole il capo, il popolo, basta alle mediazioni. Ciò ha contribuito - con l'impoverimento generale, materiale e culturale di larghissime fasce della popolazione - a trasformare l'indicibile in una potente arma di campagna elettorale. Si è lavorato sulla paura per costruirvi sopra il consenso necessario a conquistare il potere". E non è accaduto per caso: "i protagonisti di questa stagione - l'affondo di Fratoianni - appartengono socialmente e politicamente ad una stagione precedente che ha, in qualche modo, aperto la strada. Quando più di 15 anni fa migliaia di persone avvertivano dei rischi della globalizzazione che, presentata come la soluzione ad ogni problema, così come immaginata rischiava, invece, di produrre una voragine sul fronte dei diritti, un aumento sconfinato delle diseguaglianze, la reazione era di sufficienza, spesso di disprezzo: chi lo diceva era considerato un estremista o, quando andava bene, un sognatore. Eppure, lì c'èra il segno di ciò che sarebbe accaduto: oggi, 8 persone detengono la ricchezza di 3.6 miliardi di persone - cioé, la ricchezza della metà dell'umanità intera sta nelle mani di 8 persone -; si capisce rapidamente come mai stiano spirando certi venti".

Manca poco più di un mese e mezzo all'appuntamento elettorale, a fine mese andranno presentate le candidature; sono giorni di sondaggi, di proiezioni percentuali, eppure l'obiettivo, per il segretario nazionale di 'Sinistra Italiana' è di "ricostruire una rappresentanza politica della sinistra", solida, capace di stare al centro della vita politica italiana. "Mi pare che siamo a buon punto", confida a news-town. "LeU è al centro del dibattito politico, abbiamo una proposta per il Paese che rimette in prima fila ciò che, in questi anni, è stata ricacciato ai margini: i diritti delle persone, la qualità del lavoro, la tutela dei diritti fondamentali - penso alla salute, un enorme problema per milioni di cittadine e cittadini italiani, e così alla scuola, all'università -; un progetto politico che guarda al futuro, che investe sui giovani in un Paese nel quale sono consegnati all'oblio, umiliati due volte: con la precarietà, l'intermittenza, il lavoro povero e persino gratuito, e con la prospettiva pensionistica, con pensioni che - se arriveranno - saranno intermittenti, incerte".

In questo quadro si inserisce la proposta di Piero Grasso sull'abolizione delle tasse universitarie, che molto ha fatto discutere. "Sottende l'idea di un Paese diverso - sottolinea Fratoianni - nel quale, per esempio, l'Università non sia considerata più un servizio a domanda individuale, per cui la paghi se ci vai, bensì un diritto fondamentale, per cui la pagano tutti, e in modo progressivo: la paga anche il figlio del ricco che va all'università privata, la paga anche il figlio del ricco che non frequenta l'università. Uno sforzo che serve a garantire a tutti di poterci andare. Significa non solo eliminare le tasse, ma rimodulare in modo progressivo la tassa sul diritto allo studio, investire sulla qualità della docenza, stabilizzare il precariato. Significa dire, per esempio, che l'alta formazione è strategica per un Paese che guarda all'innovazione e alla ricerca, non soltanto ad un vecchio modello di sviluppo che non funziona più".

Altre polemiche, in questi giorni, ha scatenato la decisione di 'Liberi e Uguali' di sostenere la candidatura di Nicola Zingaretti in Regione Lazio, in coalizione col Partito Democratico, e di sbattere la porta in faccia, invece, a Giorgio Gori, candidato dem in Lombardia. "Discutiamo nel merito della piattaforma, dei contenuti, del profilo politico delle coalizioni: in Lombardia c'è stata una lunga discussione, la decisione è arrivata con un larghissimo consenso che chiarisce il bisogno di costruire una reale alternativa. Per battere le destre, la formula del vecchio frontismo non funziona più: non ci si può accorgere che la Lega è razzista soltanto quando Fontana fa una battuta inaccettabile sulla razza bianca. Non si può far finta di non vedere se un governo - e non della Lega - fa un accordo con la Libia per nascondere i migranti ai nostri occhi, alla nostra sensibilità, alle nostre paure, consegnandoli alla tortura e al nuovo schiavismo. Non si può far finta di non sentire se un governo, quello del Pd, utilizza slogan come 'aiutiamoli a casa loro', di chiara matrice leghista. Insomma, bisogna cambiare la cultura del nostro Paese. E per farlo, bisogna occuparsi delle fragilità: le destre e il razzismo crescono sulla paura delle persone che stanno male, che non ce la fanno più. E' questa l'emergenza: la diseguaglianza che cresce".

Fratoianni non vuol parlare di 5 marzo, di possibili alleanze, e non risponde, direttamente, all'appello lanciato da Luigi Di Maio che, per la prima volta, ha aperto ad un confronto pubblico sui temi "con chi ci starà", qualora i pentastellati non avessero i numeri per governare. "Abbiamo una certezza: con la destra non andiamo, non discutiamo; siamo gli unici a poter dire che mai ci alleeremo con Salvini e Berlusconi. Il Pd non può dirlo, e non possono dirlo neanche i 5 Stelle che utilizzano le alleanze in modo un poco ballerino. Noi con la destra mai, ed è importante che gli elettori lo sappiano: debbono sapere che c'è una forza che non si alleerà mai con la destra. Per il resto, discutiamo di programmi e contenuti: sia chiaro però, intendiamo discutere meno di alleanze, meno di 5 marzo e più dei problemi del Paese".

Ultima modifica il Martedì, 16 Gennaio 2018 23:34

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