Sembra paradossale. Il presidente della Regione, Gianni Chiodi, ha lanciato l'operazione 'responsabilità' nella gestione dell'acqua. Quando, oramai, la situazione si è fatta disastrosa.
Il sistema idrico regionale, infatti, è al collasso e rischia il tracollo con il pericolo della privatizzazione nel 2014. Parola di governatore. Nel corso di una conferenza stampa, organizzata in mattinata, Chiodi ha lanciato un pesante atto di accusa ai soggetti gestori che hanno accumulato un debito di oltre 300milioni di euro, anche e soprattutto per una politica di assunzioni "fuori da ogni logica gestionale e di mercato".
L’Aca chiuderà il 2012 con un passivo di 105 milioni, la Ruzzo Reti è sotto di 95 milioni, il Cam che ancora approva il bilancio preventivo, sfiora i 62 milioni, la Sasi potrebbe superare i 42 milioni.
Il servizio, ovviamente, è a rischio. Inoltre, le società sono impossibilitate ad investire per il mancato rispetto degli accordi quadro con il Governo. Dunque, sono bloccati anche i 70milioni di euro che la Giunta regionale ha messo a disposizione per la depurazione.
Intervengano i Comuni, l'invito del Presidente. La Regione infatti, a detta di Chiodi, non ha alcun potere sui soggetti gestori, società private benché le amministrazioni comunali, che conferiscono soldi pubblici, sono i soci principali. La ricetta che il governatore ha in testa è molto chiara: programmi industriali affidati a management capaci, attuazione di Piani di rientro dei debiti, programmi di investimento che siano conformati alla tariffa applicata. Altrimenti, si andrà verso la privatizzazione. Nonostante gli abruzzesi abbiano fatto sentire forte la loro voce, partecipando al voto referendario del giugno 2011 per ribadire il Si all'acqua pubblica.
Come è possibile? Semplice. Entro il 31 dicembre 2013, le società di gestione - come previsto dall'ordinamento nazionale - dovranno dimostrare di essersi sottoposte al 'controllo analogo' dell'ente locale (controllo analogo a quello esercitato su altri servizi), di essersi adeguate agli indirizzi del Commissario unico regionale Pierluigi Caputi e degli Ambiti territoriali ottimali, e di avere il requisito di affidabilità dal punto di vista finanziario ed economico. Se così non fosse, salterebbe l'affidamento in house e si aprirebbe la strada ad una gara europea ad evidenza pubblica per la gestione dei servizi.
Si muovano le amministrazioni, dunque. Se non fosse che quanto raccontato stamane dal presidente Gianni Chiodi, non è affatto sorprendente. Il Forum abruzzese dei movimenti per l'acqua, anzi, denuncia da tempo la disastrosa situazione gestionale del servizio idrico. "Il problema con cui ci confrontiamo - l'esplosione della spesa collegata a dilatazione delle piante organiche, delle consulenze e via dicendo - è sorto con la riforma bipartisan che nel 2000 ha imposto che i comuni affidassero la gestione a Spa", ha spiegato il consigliere regionale di Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo. "Ho notato che nella ricetta di Chiodi non è stata menzionata la trasformazione delle Spa in aziende speciali come chiede il movimento per l'acqua. Se la diagnosi di Chiodi è condivisibile, c'è molto da discutere sulla cura".
Per Acerbo, non è da escludere che "il presidente e il commissario Caputi intendano usare il disastro combinato dalle Spa per giustificare la privatizzazione dei servizi idrici perché sul tema l'argomentazione è rimasta ambigua. Consiglio a Chiodi di evitare di dire che la privatizzazione sarebbe 'liberale' - prosegue - visto che nel 1907 la legge che prevedeva l'esclusiva gestione pubblica e municipale dell'acqua fu Luigi Einaudi e fino a Margaret Thatcher nessuno al mondo aveva previsto di affidarne la gestione ai privati, persino negli Usa la gestione è pubblica".
"Non a caso l’Ing. Caputi, il Commissario unico straordinario al Servizio idrico, nominato da anni proprio per controllare e dare soluzioni, ha lasciato marcire una situazione di sperpero ed illegalità ed ora sbandiera l’esistenza un debito enorme e gravi inadempienze e minaccia di aprire la strada verso la privatizzazione", incalza il Forum dei movimenti per l'acqua. "Non a caso il presidente della Regione Chiodi, con uno schiaffo ingiustificato alla stragrande maggioranza degli abruzzesi e al loro voto referendario, aveva già parlato pubblicamente di una privatizzazione del servizio che a lui piacerebbe. Una scelta inaccettabile, sbagliata e che ovunque è stata praticata ha danneggiato gli utenti e favorito i soliti noti, quelli che evidentemente stanno a cuore al presidente Chiodi assai più dei cittadini dei cui diritti ci si ricorda solo quando si avvicinano le scadenze elettorali".
La verità è che il sistema è irriformabile. Per questo non serve affatto privatizzare ma anzi si deve cambiare completamente rotta. Lo dimostra il caso della ACA Spa, l'azienda comprensoriale acquedottistica che sottende ai servizi idrici d'ambito nei comuni nelle province di Pescara, Chieti e Teramo. Il presidente Ezio Di Cristoforo è stato licenziato dall'assemblea dei sindaci il 28 ottobre scorso, a più di tre mesi dall'arresto per tangenti e appalti truccati. L'accusa è che fosse a capo di un sistema che ha permesso perdite e sperperi gravissimi di denaro pubblico e del bene comune acqua. "Un sistema che racconta di controlli inesistenti, bilanci oscuri, trasparenza insufficiente, Consigli d’Amministrazione blindati e privatistici, lotte di potere per il controllo di quello che è un bene comune essenziale alla vita su cui in maniera indecente, a livello locale e regionale, una intera casta politica sembra profittare da anni", scrive il Forum abruzzese.
Quale la ricetta per evitare di privatizzare l'acqua? "La ripubblicizzazione vera del servizio, con la partecipazione dei cittadini come hanno fatto non solo Parigi o Berlino in Europa ma anche Napoli, Palermo, Reggio Emilia e altre realtà in Italia".