Il sistema di captazione dell’acqua del Gran Sasso, così com’è, è “assolutamente inadeguato” e sarà messo in sicurezza.
A dirlo è stato il vice presidente della Regione Giovanni Lolli rispondendo alla denuncia fatta dal fronte Mobilitazione per l'acqua del Gran Sasso, che aveva parlato di “violazione sistematica della direttiva Seveso (una normativa concernente i rischi di incidenti rilevanti connessi con determinate attività industriali, ndr)” da parte dei Laboratori di fisica nuclere.
Pur essendo stato sollecitato ad affrontare l’argomento dall’intervento degli ambientalisti, Lolli ha messo le mani avanti dicendo che la sua non voleva essere una risposta a qualcuno in particolare ma un atto di chiarezza nei confronti degli abruzzesi e degli italiani per presentare un progetto frutto di un lavoro di più di un anno.
Il vice presidente della Regione ha ammesso il ritardo e l’inerzia pluriennale di governi regionali e nazionali di ogni colore, che hanno ignorato il problema preferendo “mettere la polvere sotto il tappeto”.
“La questione è molto complessa” ha affermato Lolli “Qui si tratta di garantire la purezza della nostra acqua e, contemporaneamente, di difendere i Laboratori del Gran Sasso e di continuare ad assicurare il funzionamento dell’autostrada e della galleria”. Ogni soluzione basata su ipotesi di chiusura dei laboratori e della galleria, ha aggiunto, non è minimamente contemplata.
Lolli ha voluto dare rassicurazioni sulla potabilità dell’acqua che attualmente viene presa dal Gran Sasso e messa in circolazione negli acquedotti: “Abbiamo chiesto di laboratori e alla società Strada dei Parchi di dotarsi, a proprie spese, di nuovi spettrometri di massa per l’analisi dell’acqua. Negli ultimi sei mesi sono stati fatti oltre 4 mila controlli, a fronte dei 700 dell’anno precedente, e sono risultati tutti negativi. I tecnici dell’Arta hanno lavorato anche il giorno della vigilia di Natale. Non c’è acqua al mondo, in questo momento, più controllata di quella del Gran Sasso”.
Sempre a proprie spese, i laboratori e Strada dei Parchi - su richiesta del tavolo tecnico istituito dalla Regione, di cui fanno parte, tra gli altri, le asl e le prefetture di L’Aquila e Teramo, l’Arta, l’Ersi e il comune di Isola del Gran Sasso - hanno commissionato uno studio al professor Roberto Guercio, luminare di ingegneria civile alla Sapienza di Roma.
Lo studio dovrà pronunciarsi sulla proposta avanzata dal tavolo tecnico, basata non più sull’ipotesi formulata in un primo momento, ossia su nuove perforazioni (“Il Gran Sasso è una montagna che ha già subito pesanti alterazioni, produrne di nuove è una responsabilità che nessuno vuole prendersi” ha detto Lolli), ma su un ammodernamento del sistema esistente finalizzato non a tamponare a delle emergenze ma a fornire soluzioni definitive in grado di estirpare i problemi alla radice.
Ecco alcuni degli interventi previsti: sostituzione dei tubi di pvc dei dreni con tubi in inox flessibili; totale impermeabilizzazione del manto stradale con nuove tecnologie; sostituzione dei due collettori che convogliano l’acqua verso i fiumi.
Lolli, inoltre, ha anticipato che tra un anno Strada dei Parchi dovrà effettuare dei lavori di adeguamento strutturale all’interno del traforo. “E’ chiaro che durante quel periodo l’acqua sarà intorbidita. Poiché L’Aquila, a differenza di Teramo, che ha il potabilizzatore di Montorio, non ha niente, abbiamo individuato un sistema di potabilizzazione basato su tecnologie moderne, che non modificano la qualità dell’acqua. Il sistema rimarrà in funzione per tutto il periodo dei lavori e anche oltre, in maniera tale che, in caso alterazioni di qualunque genere, potrà entrare in funzione in ridondanza, anche quando la situazione sarà tornata alla normalità”.
Contemporaneamente le due prefetture dell’Aquila e di Teramo lavoreranno al nuovo piano di sicurezza esterno, che al momento, come denunciato dagli ambientalisti, risulta effettivamente non rispettoso delle prescrizioni delle cosiddette direttive Seveso.
Inoltre, per quanto riguarda i due esperimenti attualmente in fase di svolgimento segnalati dagli ambientalisti come pericolosi, ovvero Borexino e Lvd, Lolli ha detto che il primo, una volta andato a completamento, non sarà prolungato mentre il secondo sarà rivisto alla luce dei parametri delle direttive Seveso, che obbligano a stoccare, di determinati materiali, solo precise quantità e non di più.
Infine, sempre su impulso del tavolo tecnico, laboratori e Strada dei Parchi hanno sottoscritto un protocollo d’intesa che le impegna a rispettare, oltre alla normativa nazionale e europea, nuove regole in termini di sicurezza particolarmente severe. “Ad esempio” ha detto Lolli “siamo riusciti a far sì che quando i Laboratori hanno dovuto rifare la segnaletica, venisse usata non la vernice ma una nastratura rossa”.
Questa imponente opera di messa in sicurezza avrà dei costi elevati che “non potranno essere pagati” ha detto Lolli “solo dagli abruzzesi” perché sia il sistema idrico del Gran Sasso che la sopravvivenza dei Laboratori e la funzionalità del traforo e dell’autostrada sono materie di interesse nazionale.
A intervenire, ha affermato Lolli, facendosi carico dell’intervento, dovrà essere lo Stato.