E' stato presentato ieri a L'Aquila, alla presenza di Ermete Realacci estensore della norma, il così detto disegno di legge 'salva borghi', votato all'unanimità dal Parlamento lo scorso settembre su impulso del Partito Democratico e che propone una serie di misure in favore dei comuni al di sotto dei 5 mila abitanti, come la diffusione della banda larga, il sostegno all'artigianato e alle attività commerciali, la semplificazione per il recupero dei centri storici in abbandono o a rischio spopolamento, il mantenimento dei servizi essenziali, negli ultimi anni sono stati drasticamente tagliati [qui, l'approfondimento].
L'indomani, è un fuoco di fila avverso il provvedimento. "La recente legge sui piccoli borghi non rappresenta neanche un palliativo per il riequilibrio e il rilancio delle zone interne, sia perché di fatto è priva di una vera dotazione finanziaria sia perché non affronta uno dei temi cruciali, specie per le piccole imprese, che è quello della fiscalità", l'affondo di Emanuela Papola, candidata del Movimento 5 Stelle sul collegio uninominale L'Aquila/Teramo per il Senato. "La legge, anche se presentata a prima firma dal M5S, nel suo iter alle Camere ha perso molto della sua forza; è noto che le zone interne scontino da sempre una carenza dei servizi di base che si vanno, per altro, sempre più diradando, così come risultano maggiori i costi sul fronte trasporti ed energia. Ritengo pertanto che una manovra sulla fiscalità sia indispensabile per creare un concreto incentivo alla permanenza delle piccole imprese nelle zone interne e, ci auguriamo, anche a un loro rilancio in termini qualitativi e quantitativi".
Come è noto, circa il 97% delle piccole e medie imprese hanno meno di 10 dipendenti, rappresentano il 55% degli occupati e circa il 50% del Prodotto Interno Lordo. Ma la situazione in Italia non è certo rosea e nell'Abruzzo interno è addirittura drammatica. "Giusto qualche giorno fa, è stato diffuso un dato preoccupante sulle imprese artigiane aquilane: in quello che è stato definito il più grande cantiere d'Europa - aggiunge Papola - hanno chiuso in 5 anni ben 117 piccole imprese edili e altrettanto critica è la situazione in tutte le aree colpite dai terremoti del 2009 e del 2016-17. Ciò è dovuto al fatto che le piccole imprese hanno trovato lavoro nei sub-appalti mal pagati o non pagati dalle grandi imprese venute da fuori e spesso, pur vantando crediti, hanno dovuto chiudere per mancanza di credito sufficiente dal sistema bancario. Ed è questo un altro punto essenziale: allargare la possibilità di credito con uno specifico fondo di garanzia ora assolutamente insufficiente".
Critico anche Danilo Leva, capolista di 'Liberi e Uguali' alla Camera dei Deputati sul collegio oroporzionale L'Aquila/Teramo. "La legge 'salva borghi' è una risposta del tutto insufficiente ai problemi delle aree interne che vivono situazioni drammatiche come la desertificazione industriale, il deficit di servizi e lo spopolamento". Con 100 milioni di euro per cinque anni, da destinare ad oltre 3400 comuni dichiarati montani - ha aggiunto Leva - "si ottengono più o meno 5.000 euro all'anno per ogni Comune. E' quindi peggiorativa alla precedente e più organica norma L. 97/94 sulla montagna che indicava soluzioni legate ai presidi nelle aeree interne oltre al principio della fiscalità di vantaggio".
In linea con il programma di 'Liberi e Uguali', ieri sera, durante una iniziativa elettorale ad Aulla (Massa Carrara), Pier Luigi Bersani ha lanciato la 'lenzuolata' per le aree interne. "Si guarda la mappatura dei comuni delle aree interne e si misura il tasso di spopolamento. Oltre una certa soglia (da definire) partono subito due misure: la prima è una esenzione fiscale per le attività economiche e gli investimenti nei limiti del de minimis europeo (circa 200mila euro). La seconda riguarda l'abolizione delle barriere autorizzative tra diversi mestieri (esempio: chi ha un bar può vendere le sigarette, fare in parte da ufficio postale, fare trasporto pubblico entro certi limiti ecc). Ovviamente la mappatura può servire per molti altri interventi a seconda delle necessità (esempio: la differenziazione di contratto per i medici di base e altre cose). Si tratterebbe di un meccanismo flessibile nel senso che il comune che si ripopola esce gradualmente dalle norme speciali, il comune che si spopola ci entra".
Leva è stato uno dei promotori della legge sui piccoli comuni e ne conosce bene valore e limiti. "Questa misura non è una panacea. Il tema delle aree interne va trattato in profondità e deve diventare una questione nazionale perché da questa dipende l'antropizzazione dei nostri territori più belli e più ricchi di storia e tradizioni. Che ben vengano, quindi, quei meccanismi che assegnano alle aree interne, in via automatica, quote di spesa pubblica predefinita in funzione delle specificità dei territori. Così si potranno ripristinare i presidi sanitari, il diritto alla mobilità e gli insediamenti produttivi".