Sono anni che denunciamo come la transazione stragiudiziale con Banca Sistema, a copertura del debito maturato con Enel a seguito del mancato pagamento delle utenze Case e Map sia un vero e proprio pasticcio [qui], un obbrobrio amministrativo [qui], con fondati dubbi di legittimità sulla delibera d’approvazione [qui]; sono anni che avvertiamo del rischio che siano i cittadini tutti a pagare per le colpe delle amministrazioni passate e presenti [qui].
Si sta sottovalutando o, peggio, si sta evitando di affrontare una vicenda spinosa che potrebbe mandare in bancarotta il Comune dell’Aquila.
Come noto, Enel Energia ha ceduto a Banca Sistema il credito vantato nei confronti dell'Ente relativo al mancato pagamento delle fatture riguardanti la fornitura di energia elettrica e gas metano delle utenze condominiali di Case e Map, per il periodo che va dal 2011 al settembre 2014. Al netto dei pagamenti già effettuati, il debito ammontava a 7milioni e 912mila euro: 5milioni e 451mila euro per la fornitura gas metano e 2milioni e 460mila euro per l'energia elettrica. Dunque, la passata Giunta comunale - a luglio 2015 - con voto unanime, assenti il vice sindaco Nicola Trifuoggi e l'assessore al bilancio Lelio De Santis, ha deciso di autorizzare la transazione stragiudiziale per l'importo complessivo di 9milioni e 177mila euro, comprensivi di interessi. Impegnandosi a versare una prima maxi rata di 500mila euro, regolarmente versata al 31 agosto scorso, e 32 rate mensili da poco più di 271mila euro. Prima scadenza: il 30 settembre 2015.
E’ così che nel bilancio si è aperta una vera e propria voragine, col Comune impossibilitato a far fronte alla rateizzazione; d’altra parte, la discussa delibera 261 - aggrovigliata in una matassa di incongruenze da far tremare i polsi – trovava fondamento sulla presunta capacità di recupero dei mancati pagamenti degli assegnatari che avrebbero dovuto assicurarne la copertura; era chiaro fin d’allora, però, come la capacità di recupero fosse soltanto su carta, se è vero che già nel settembre di due anni fa, in un mese, il Comune era riuscito a riscuotere soltanto 53mila euro. Non sono andate meglio le cose negli ultimi sei mesi, con l’Ente che è riuscito a riscuotere, in media, 90 mila euro sui 271 previsti.
A novembre scorso, l’assessore al bilancio Anna Lisa Di Stefano dichiarò di aver incontrato i rappresentanti dell’istituto bancario, “per avere informazioni e chiarimenti rispetto alla complessa vicenda”; l’incontro, “di carattere interlocutorio” – spiegò – avrebbe dovuto rappresentare il primo di una serie di appuntamenti finalizzati alla positiva definizione della vicenda. Sono passati più di quattro mesi, passi in avanti non sono stati fatti. E nel frattempo si accumulano i mancati pagamenti e, così, il Comune dell’Aquila sta facendo maturare interessi da centinaia di migliaia di euro.
Finora, sono stati chiesti e ottenuti alcuni prelievi di cassa - che andrebbero opportunamente giustificati, tra l'altro - per coprire, almeno in parte, il buco che si è aperto ma mancherebbero da versare ancora 3 milioni di euro, senza calcolare gli interessi appunto; eccola la voragine che, di nuovo, andrà coperta con risorse di bilancio; tant’è vero che – nel documento di previsione approvato in Commissione e che arriverà a breve all’attenzione del Consiglio comunale – sono stati appostati quasi 6 milioni di euro per la copertura di debiti fuori bilancio ed altre passività. Fondi che potevano servire per iniziative a sostegno della cittadinanza, per migliorare, magari, la qualità della vita in città, per garantire migliori servizi o ridurre, almeno in parte, una tassazione locale che sta diventando insostenibile; soldi che, invece, andranno a coprire i buchi creati da una cattiva amministrazione della cosa pubblica.
Ma c’è di più.
Come non bastassero i debiti accumulati fin qui, da febbraio 2017 – a darne notizia è stato il capogruppo del Pd in Consiglio comunale, Stefano Palumbo – il Comune dell’Aquila non ha più emesso alcuna bollettazione per i consumi del progetto Case e Map e, dunque, non si sta riscuotendo il dovuto dagli assegnatari. Gli unici introiti per le casse comunali derivano dalle rateizzazioni delle emissioni precedenti, con un tasso di morosità molto basso per ciò che attiene le bollette riferite al periodo 2013/2014; è poi cambiato il metodo di pagamento, dal conteggio a consumo al calcolo per metri quadrati degli appartamenti, col ricorso dei cittadini che ha, di fatto, bloccato le riscossioni, almeno fino alla sentenza del Tar che ha dato ragione al Comune, ma il tasso di morosità su quel periodo si attesta intorno al 50% sull’acconto richiesto, e andrebbe ancora regolato il consuntivo; da allora, col ritorno del pagamento a consumo, l’ultima bolletta, appunto, è datata febbraio 2017. Ciò significa che vanno accumulandosi altri debiti e si rischia, così, di dover ricorrere ad un’altra transazione, con i relativi interessi, a carico di tutti i cittadini, e non soltanto dei morosi. E’ chiaro che la situazione finanziaria va aggravandosi in modo preoccupante, col timore che il progetto Case possa davvero mandare l’Ente in bancarotta se non si deciderà di rimettere finalmente mano alla gestione del comparto immobiliare.
Certo è che la nuova macrostruttura voluta dal sindaco Pierluigi Biondi ha finito per sguarnire l’ufficio preposto ai controlli e alle riscossioni e la gestione, piuttosto che essere unificata, è stata ulteriormente frammentata.