E' scontro tra il presidente della II Commissione regionale 'Territorio, ambiente e infrastrutture', il consigliere Pierpaolo Pietrucci, e il deputato Camillo D'Alessandro, fino a qualche giorno fa coordinatore della maggioranza di centrosinistra all'emiciclo con delega particolare ai trasporti.
Uno scontro tutt'interno al Partito Democratico regionale.
Oggetto del contendere, la contestata delibera 848/C sui servizi minimi, approvata in Giunta nel dicembre scorso e che deve ancora completare l'iter d'approvazione. Contrastata dalla Cgil regionale che, venerdì scorso a L'Aquila [qui], ha inteso ribadire in assemblea come la riorganizzazione del trasporto pubblico significherà una decurtazione di 3milioni di euro di contributi pubblici sulle tratte delle aree interne che subiranno, così, un taglio di 900mila km, con la conseguente 'privatizzazione' delle tratte L'Aquila-Roma e L'Aquila-Avezzano che verranno trasformate da servizio pubblico essenziale a servizio commerciale col passaggio da Tua a Sangritana, il consigliere Pietrucci ha assicurato che la delibera non verrà discussa in Commissione fino a quando non sarà condivisa con Cgil, lavoratori e pendolari.
Una presa di posizione che ha fatto infuriare Camillo D'Alessandro.
Con una sorta di lettera aperta pubblicata su Facebook, D'Alessandro si è rivolto a Pietrucci parlando di "teatrino" del quale si starebbe facendo protagonista "in nome di ciò che temo tu non conosca". Il deputato ha ricordato come il consigliere fosse stato invitato a partecipare a due riunioni, venerdì scorso: "Hanno partecipato tutti i consiglieri regionali della provincia di L’Aquila, eccetto tu e Giovanni Lolli", l'affondo. "Quella è stata l’occasione di confronto con i sindacati, dove ho avuto modo di smontare compulsive ricostruzioni, sempre degli stessi, delle quali ora tu sei rimasto vittima, forse, o corresponsabile, da capire", l'affondo di D'Alessandro. Che aggiunge: "Non puoi pensare di tenere in ostaggio la Regione perché non stai facendo gli interessi di L’Aquila, ne’ degli aquilani, né degli utenti, ma semplicemente di un gruppo ristretto di pressione, di piccoli interessi politici e sindacali, di un sindacato in particolare e non di tutti i lavoratori. Te lo scrivo perché così rimane a perenne memoria: la delibera di affidamento in house dei servizi a TUA prevede un adempimento, la definizione dei servizi minimi, delibera approvata dal Consiglio delle autonomie locali che pare a te non interessi nulla. Non approvarla significa far saltare l’affidamento in house, proprio su questo vertono le impugnative".
D'Alessandro ricorda di aver lasciato il Consiglio regionale, non detto la linea - chiarisce - "nella prossima seduta non ci sarò, ne’ il mio è un puntiglio orgoglioso, ma ho il dovere di dirti pubblicamente che la mancata approvazione dei servizi minimi genererebbe come conseguenza inevitabile la caduta dell’affidamento in house, cioè la scelta che in maggioranza abbiamo condiviso e che riguarda il futuro di 1600 lavoratori, a meno che si vogliano fare le gare e svendere TUA. Ti sia e ci sia da lezione la vicenda di Sistema: anni fa, prima di noi in Regione, non si volle aderire ad un processo di risanamento possibile ed oggi le conseguenze sono i licenziamenti dei 46 lavoratori. Più o meno si recitò allora lo stesso copione di ora", sottolinea D'Alessandro: "paroloni, applausi comodi, la posizione dura e pura, il politico di turno che cede, poi il fallimento". Dunquie, la promessa: "Farò di tutto, anche da fuori il Consiglio, perché ciò non accada a Tua: nel mentre, bisogna fare in modo che i lavoratori in piattaforma di Sistema trovino il più possibile copertura. Te lo devi mettere in testa, io l’ho imparato con le mie convinzioni, animate da buona fede come le tue: non sono il centro del mondo, il punto di vista aquilano non è il centro del mondo, anche perché in questo caso ti stanno tirando contro l’interesse vero degli aquilani, cioè gli utenti, ai quali racconterò che così non vuoi abbassare le tariffe, che non vuoi tagliare corse che portano in media 2.5 persone per qualche amico degli amici, che tra una corsa ed un’altra a volte c’è uno spazio di mezz’ora e forse potrebbe partire una corsa piena piuttosto che due mezze vuote spostando di qualche minuto, in avanti o indietro, la partenza. Non tagliamo a L’Aquila, riorganizziamo: sono innanzitutto gli utenti a volerlo. Spiegherò ai 1600 lavoratori di TUA che fare ciò che tu minacci significherebbe trascinare di nuovo la società nel burrone. Ora rifletti: nel tuo ruolo di Presidente di commissione, perché non hai avvertito il bisogno di ascoltare anche le altre sigle sindacali? Il coraggio non significa ergersi a rappresentante del pezzettino ma del tutto perché nella funzione regionale siamo chiamati ad essere tutto, non parte".
L'avvertimento di D'Alessandro è chiaro: "Non puoi pensare di piegare la Regione ed il futuro di Tua alla dittatura di interessi immediati, aggiungo di pochi, non certo dei cittadini. Vale per me, innanzi tutto, è valso per ogni consigliere regionale che ha dovuto sacrificarsi sull’altare delle riforme e delle cose da fare, anche su altri settori come la sanità , ma vale anche per te e Giovanni Lolli, come aquilani, per te come Presidente di commissione, per Lolli come guida regionale. Io piuttosto avrei voluto vedere all’opera gli organizzatori del convegno di venerdì (la Filt Cgil, ndr), che tanto hanno scaldato il tuo cuore, sulla vertenza AMA: nonostante siamo pronti come Regione, nulla si muove, in uno strano silenzio spezzato soltanto dal lavoro che sta facendo il nostro capogruppo in Consiglio comunale Stefano Palumbo. Ci penso spesso: grandi iniziative pubbliche sulle commerciali, silenzio su AMA. Viene da pensare. Io ti voglio bene, ti stimo, ma credo di potermi permettere, anzi ne avverto il dovere, di dirti che i processi si governano, altrimenti ne vieni governato. In politica può accadere, ma quando sono in campo gli interessi pubblici proprio non può esistere. La politica è stata sostituita dal localismo ottuso o del gruppetto gruppettaro, per questo ho voluto il confronto con i sindacati davanti a tutti e da lì è emersa la verità, molto diversa da un comizio".
Una nota durissima.
Pronta la replica di Pierpaolo Pietrucci: "Ciò che temo tu non conosca, o almeno non percepisca, è l’enorme questione di cui sono vittime le aree interne di questa regione, dell’Abruzzo" le parole del consigliere regionale, rivolte a D'Alessandro. "Aree interne che, bada bene, sono più di mezzo Abruzzo, non una parte insignificante. Aree interne che vanno morendo, qui come in Umbria, in Lazio, nelle Marche, quelle aree interne che soffrono gli svantaggi dovuti al deficit di collegamenti, al clima più aspro e che, in aggiunta, spesso, hanno dovuto affrontare la devastazione dei terremoti. Non serve che ti insegni la politica, io piuttosto da te la imparo, ma ti chiedo: come potrei non dico farmi portavoce, non dico schierarmi ma, almeno, come potrei non ascoltare fino all’ultima istanza quanto vogliono sottoporci e che chiedono i cittadini, attraverso i sindacati, attraverso le associazioni, organizzandosi e reclamando? Come potrei negare il confronto e lasciare che permanga un dubbio, un minimo dubbio, sul fatto che un provvedimento su un settore sensibile come il trasporto pubblico penalizzi i più deboli, penalizzi i lavoratori e i pendolari delle aree interne?".
Ed è proprio questo l'elemento chiave della sua posizione "perché, vedi - chiarisce - nessuno pensa di non fare la norma sui servizi minimi la cui assenza ha determinato problemi che conosciamo tutti: il punto nodale è fare la norma e velocemente, all'occorrenza apportando ogni modifica o integrazione possibile purché fatta nell'interesse della comunità abruzzese ma farla solo mediante il confronto e realizzarla all'esito di quest'ultimo. E continuerò, bada, non per rinnegare il tuo lavoro. Se è valido, se le ragioni che ho ascoltato sono minoritarie o da gruppettari, il confronto lo farà emergere. Quanto hai fatto, che ho sempre sostenuto, potrà avere maggiore valore solo quando avremo affrontato, punto per punto, ogni passaggio anche se si tratta di un supplemento di dibattito e nessuno ipotizza il confronto con una sola parte. La partecipazione, la discussione, il confronto fanno parte di una responsabilità anch'essa di peso a cui non ci si può sottrarre".
Pietrucci allarga infine lo sguardo ad una visione politica più generale: "Non vorrei che quanto accaduto il 4 marzo venisse considerato da noi, da una parte di noi, come un incidente un po’ più grave del solito su un cammino tutto sommato tranquillo, tutto sommato comodo, tutto sommato prevedibile nella consueta manifestazione della monotonia della politica, si svolga essa in Parlamento, in Consiglio regionale o nei Consigli comunali. Che sia stato un po’ come bucare una gomma, una scocciatura, niente di più: non vorrei Camillo che ci ostinassimo a non imparare, che perseverassimo nella ideologia dell’efficienza e nell’insegnamento del buon governo, e continuassimo a scordarci che la buona politica è la buona amministrazione, ma anche la capacità di ascoltare la gente. E la sinistra, il centrosinistra, non è niente senza l’umiltà di coltivare il dubbio per fare meglio e stare con chi più ha bisogno. È vero, esiste il rischio del populismo: ma si risolve forse calando dall’alto ogni cosa? So che almeno, e non tutti possono dirlo, che le mie parole non potranno essere interpretate come il solito segnale politichese. Non voglio e non reclamo posti al sole. Il mio scontento e la mia critica mai hanno preluso a mal di pancia, condizioni, rimpasti. Non sarà così nemmeno stavolta. Ciò di cui abbiamo bisogno non basta predicarlo, occorre attuarlo e occorre che lo attui ciascuno di noi e ciascuno per il suo ruolo. Io lo faccio adesso più di prima. L’ho fatto qualche giorno fa sulla questione della legge sugli usi civici, e continuerò a farlo per il tempo che rimane da qui fino alla fine della legislatura perché gli errori che sono stati fatti in passato, almeno quelli, vengano banditi. Per il resto, c’è da ricostruire e un terremotato come me non può che dirti che non è facile. Se poi la ricostruzione riguarda tutti noi, allora diventa ancora più impegnativa. Ma è un cammino che non possiamo fare altro che intraprendere".