Pagina 12 del contratto di Governo sottoscritto da M5S e Lega; al capitolo 4, 'Ambiente, green economy e rifiuti zero', si fa cenno alle aree terremotate del Paese. Dieci righe, tra lo snellimento auspicato dei processi di bonifica e l'impegno a fermare il consumo di suolo.
Le leggiamo insieme: "Per quanto concerne le aree terremotate ci impegniamo a chiudere la fase dell'emergenza e passare alla fase della ricostruzione con l'obiettivo di creare anche le condizioni per un rilancio economico delle zone colpite. Tra le necessità prepotentemente emerse negli ultimi mesi prioritaria è la semplificazione delle procedure, sia per le opere pubbliche che per la ricostruzione privata. Occorre poi la certezza nella disciplina generale contenuta nei decreti e nelle ordinanze. Per questo si coinvolgeranno i soggetti interessati nelle modifiche da apportare che dovranno essere definitive. Sarà garantito un maggiore coinvolgimento dei comuni, mediante il conferimento di maggiori poteri ai Sindaci".
Si tratta di auspici, poco più; il tema - che avrebbe meritato ben altra riflessione programmatica, allargando il discorso, magari, alla prevenzione dei fenomeni sismici - viene soltanto abbozzato, trattato sì, che non si poteva fare altrimenti, e tuttavia con un'assunzione di responsabilità piuttosto scontata. Chiudere la fase dell'emergenza, avviare la ricostruzione, rilanciare l'economia dei territori, snellire e semplificare le procedure: una mera presa d'atto di ciò che vi è da fare, priva di un adeguato approfondimento tematico e di metodo.
Sia chiaro, non si tratta di una polemica fine a sé stessa: per altre vicende, e per questioni pure più specifiche, si pensi soltanto all'Ilva di Taranto, il contratto di governo offre una visione politica e strategica, condivisibile o meno; al contrario, per le aree terremotate non vi è un serio approfondimento, anche e soprattutto nel rapporto con l'Europa.
Un tema che 'tocca' da vicino le comunità del cratere 2009, e qui sta un'altra riflessione: il contratto M5S-Lega, pur non esplicitandolo, fa vago riferimento al cratere 2016, alle aree di Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo colpite dagli eventi a cavallo tra l'agosto 2017 e il gennaio 2018; del cratere aquilano, invece, non si occupa affatto. Eppure, c'è la vicenda delle agevolazioni fiscali e contributive sospese a seguito del terremoto e 'chieste indietro' dall'Europa che, in queste settimane, è stata al centro del dibattito politico locale, regionale e persino nazionale. A più di 320 imprese e persone fisiche sono stati richiesti oltre 75 milioni di euro, per aver adempiuto, semplicemente, ad una legge dello Stato che il governo dell'epoca si è dimenticato, però, di notificare all'Unione Europea che, anni dopo, l'ha considerata un 'aiuto di Stato'.
Il leader della Lega Matteo Salvini conosce la vicenda, tanto da avergli dedicato un post su facebook ribadendo che, fosse andato al Governo, non saremmo stati più "schiavi di questa Europa"; d'altra parte, Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia) ha assicurato di averne parlato col presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a margine delle consultazioni per la formazione del Governo che hanno visto i leader di centrodestra salire insieme al Colle. Uno degli uomini forti della Lega, l'economista Alberto Bagnai, eletto in Abruzzo, ha presentato una interpellanza parlamentare coi colleghi Nazario Pagano (Forza Italia) e Gaetano Quagliariello (Idea) per chiedere al governo - all'esecutivo Gentiloni, ancora in carica considerate le difficoltà di Lega e M5S di addivenire ad un accordo - di "attivarsi con la massima urgenza, sollecitudine e risolutezza" in Europa per "riaprire le negoziazioni sulla procedura d’infrazione" relativa alla sospensione dei tributi. Una iniziativa assunta per "scongiurare gli effetti disastrosi di una decisione iniqua, che metterebbero in ginocchio l’economia di un territorio già così duramente colpito". I parlamentari tutti, di Lega e Movimento 5 Stelle, eletti in Abruzzo, hanno assicurato il massimo impegno per risolvere la questione che potrebbe davvero dare il colpo di grazia all'economia del cratere: tuttavia, della vicenda, nel contratto, non c'è traccia.
Lo ribadiamo: a preoccupare è che non si fa proprio cenno ai rapporti con l'Europa, e con le regole rigide di Bruxelles, in caso di calamità naturale.
Intanto, il tempo stringe: il decreto di proroga di 120 giorni concesso dal governo Gentiloni per avviare le procedure di recupero è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il 27 aprile scorso e, nel frattempo, la sottosegretaria con delega alla ricostruzione Paola De Micheli, a margine di un incontro con i parlamentari delle aree terremotate, avrebbe assunto l'impegno di emanare l'invocato provvedimento interpretativo della procedura d'infrazione che consentirebbe di applicare la soglia di irrilevanza d'aiuto, il così detto 'de minimis', a 500mila euro e non, come fatto dall'esecutivo, a 200mila euro, secondo i parametri del Temporary Framework in vigore all'epoca della sospensione delle agevolazioni fiscali e contributive.
Un provvedimento che escluderebbe dalle procedure di recupero la maggior parte delle imprese coinvolte.
A darne notizia è stato il senatore Gaetano Quagliariello; tuttavia, non è chiara la tempistica del provvedimento, considerato che nei prossimi giorni potrebbe giurare il nuovo Governo, e non è stato spiegato neanche il ravvedimento dell'esecutivo in carica che, fino ad ora, aveva lasciato le porte chiuse alle richieste del territorio. Si spiega anche così l'estrema cautela del sindaco Pierluigi Biondi e del vice presidente della Giunta regionale Giovanni Lolli che, in sostanza, hanno chiarito di attendersi "atti ufficiali". Tra l'altro, il deputato Antonio Martino di Forza Italia, che pure ha incontrato Paola De Micheli, ha avuto ben altra impressione: "Abbiamo capito attraverso il sottosegretario, peraltro molto disponibile, che il governo uscente non può essere interlocutore con la Commissione europea, soprattutto ora che si sta per formare il nuovo".
Insomma, è chiaro che la vicenda dovrà essere risolta - se verrà risolta - dall'esecutivo 'giallo - verde' e, per questo, preoccupa la lettura del contratto di governo: "Dispiace dirlo ma denunciamo il fatto che tra i punti inseriti non figura nessun impegno sulla ricostruzione e sul rilancio delle zone terremotate", ha ribadito Martino. I vertici della Lega Abruzzo, però, hanno tenuto a rassicurare che "la questione terremoto - nel suo complesso, ovviamente - è centrale nel contratto di governo", sebbene non emerga affatto, come abbiamo visto, alla lettura del documento. "La Lega - hanno chiarito Paolo Arrigoni e Stefano Candiani - ribadisce con forza l’impegno a scongiurare la restituzione delle tasse sospese a seguito del sisma 2009 e successivamente richieste a causa di una decisione della commissione europea che ne ha sancito la natura di aiuti di Stato attraverso l’aumento della soglia de minimis a 500 mila euro".
Staremo a vedere. Dal Movimento 5 Stelle, silenzio assoluto (per il momento).