Venerdì, 08 Giugno 2018 11:39

Amministrative, in Abruzzo al voto 31 Comuni. Occhi puntati su Teramo

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E’ il primo vero banco di prova elettorale per il governo giallo-verde da poco insediato.

Domenica 10 giugno, quasi 7 milioni di italiani sono chiamati alle urne per l’elezione dei sindaci e il rinnovo dei Consigli comunali in 761 comuni, un capoluogo di Regione (Ancona), 20 capoluoghi di provincia, tra cui Teramo, 109 città con più di 15mila abitanti.

Si vota dalle 7 alle 23. Gli eventuali ballottaggi si svolgeranno il 24 giugno.

Oltre a Teramo, in Abruzzo si voterà per il rinnovo di 31 consigli comunali, con 174.870 cittadini chiamati alle urne a Barete, Castellafiume, Lucoli, Massa d’Albe, Oricola, San Benedetto dei Marsi e Scanno in provincia dell’Aquila; a Fallo, Frisa, Pizzoferrato, Torino di Sangro e Villa Santa Maria in provincia di Chieti; a Bussi sul Tirino, Cepagatti, Loreto Aprutino, Nocciano, Pianella, Pietranico, Roccamorice, San Valentino in Abruzzo citeriore e Turrivalignani in provincia di Pescara; ad Alba Adriatica, Atri, Castilenti, Civitella del Tronto, Controguerra, Montorio al Vomano, Nereto, Notaresco e Silvi nel teramano.

Evidente come i riflettori siano puntati proprio su Teramo, laddove il risultato elettorale potrebbero dare una indicazione anche sulle Regionali che verranno. Commissariata da dicembre 2017, a seguito delle dimissioni della giunta di centrodestra guidata da Maurizio Brucchi mandato a casa da una furente crisi all'interno del gruppo di maggioranza, in città sono sette i candidati alla carica di primo cittadino.

Sarà l’avvocato Giandonato Morra, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, già assessore regionale ai Trasporti della giunta Chiodi, sostenuto da Lega, Forza Italia, Popolo della famiglia e dalle liste civiche Oltre e Futuro In, ispirata dal consigliere regionale Paolo Gatti, a guidare il centrodestra che si ricandida alla guida della città. Alle politiche del 4 marzo, la coalizione si era fermata al 33.7%, 3 punti e mezzo sotto il Movimento 5 Stelle che si presenta con Cristiano Rocchetti: è chiaro che le amministrative sono consultazioni diverse dalle politiche, ed è evidente, altresì, come le sei liste a supporto di Morra siano un traino importante per il centrodestra: tuttavia, si dovesse arrivare al ballottaggio potrebbe davvero accadere di tutto. Ecco perché le elezioni nel teramano potrebbero segnare un momento importante nella lunga corsa all’Emiciclo. Pare proprio fuori dai giochi il centrosinistra che si è ritrovato - si fa per dire - intorno alla candidatura di Gianguido d’Alberto, già capogruppo del Pd in Consiglio comunale, partito dal quale è uscito nell’estate scorsa; alle così dette consultarie, volute dal commissario cittadino Sandro Mariani, d’Alberto si è imposto su Giovanni Cavallari, ottenendo così il sostegno dei dem oltre che delle liste Teramo 3.0, Teramo Vive e Insieme possiamo. Cavallari, anche lui ex capogruppo consiliare dei democratici, correrà da solo, con la lista Bella Teramo.

Gli altri candidati sono Mauro Di Dalmazio, consigliere regionale e leader della lista civica Al Centro per Teramo, sostenuto anche da Azione Politica, Alberto Covelli, con Popolari con Teramo e Abruzzo Insieme ed infine l’unica donna, Paola Cardelli, candidata di Sinistra per Teramo.

Tornando all’aquilano, occhi puntati, in particolare, su Barete e Lucoli.

A Barete, l’ex vicesindaco Claudio Gregori, uscito dalla Giunta qualche mese fa per divergenze col primo cittadino, sfida con la lista ‘Uniti per Barete’ proprio Leonardo Gattuso che, a capo della lista Baretiamo, si ripropone alla guida del Paese; c’è anche una terza compagine, candidato a sindaco Moreno Pignatelli, infarcita di esponenti della Polizia penitenziaria non residenti a Barete, brutto vizio che si ripete ad ogni elezione nei piccoli comuni, allorquando si costruiscono liste farlocche formate, appunto, da appartenenti alle forze dell’ordine, spesso guardie penitenziarie, che candidano persone interessate ad ottenere i 30 giorni di permesso elettorale riconosciuto per legge.

A Lucoli, invece, che torna al voto in anticipo a seguito delle dimissioni dei consiglieri di maggioranza che hanno mandato a casa il sindaco uscente Gianluca Marrocchi, sono due i candidati: Walter Chiappini, già sindaco dal 2010 al 2015 a capo della lista Lucoli al centro, e Simonetta De Felicis, funzionaria dello Stato in pensione, alla guida della lista Una rosa per Lucoli, composta interamente da donne.

 

COME SI VOTA

COMUNI CON PIÙ DI 15.000 ABITANTI

C'è una sola scheda con il nome dei candidati sindaco, affiancati dai simboli delle liste ad essi collegati. Accanto a ogni simbolo ci sono due righe bianche.

Si vota per il sindaco facendo un segno sul nome di uno dei candidati. Si vota per il consiglio facendo un segno su uno dei simboli delle liste collegate ai candidati sindaco. È eletto al primo turno il candidato che ottiene più del 50% dei voti. Solo in Sicilia, viene eletto al primo turno il candidato che ottiene più del 40% dei voti.

Accanto al simbolo della lista c'è uno spazio bianco dove si possono scrivere fino a due nomi dei candidati di quella lista (voto di preferenza: non obbligatorio).

È possibile esprimere fino a due preferenze, purché a candidati di genere diverso, pena l'annullamento della seconda preferenza. È possibile votare solo il nome di un candidato sindaco (senza esprimere voti per le liste). Se si fa un segno su un simbolo di lista ma NON su un candidato sindaco, il voto viene esteso automaticamente al candidato sindaco collegato a quella lista. È possibile votare per una lista diversa da quelle collegate al candidato sindaco prescelto (il cosiddetto voto disgiunto).

Il ballottaggio Sull'unica scheda compaiono i nomi dei due candidati al ballottaggio, accompagnati dai simboli delle liste che appoggiano la candidatura. Si vota facendo un segno sul nome di uno dei candidati. Il candidato che ottiene più voti viene eletto sindaco.

 

COMUNI INFERIORI AI 15.000 ABITANTI

Sulla scheda compare il nome del candidato sindaco con il simbolo della lista cui è associato.

Si vota facendo un segno sul simbolo del candidato. Il voto al candidato sindaco si trasmette automaticamente alla lista collegata. Per il Friuli Venezia Giulia: non è ammesso il voto disgiunto, in questo caso è valido il voto al sindaco ma non alla lista.

Sotto al simbolo ci sono una o due righe bianche, per il voto di preferenza (non obbligatorio). Sulle righe bianche è possibile indicare uno dei nomi tra i candidati presenti nella lista collegata ("voto di preferenza"). In tutti i comuni sopra i cinquemila abitanti sarà possibile dare due preferenze, purché a candidati di genere diverso, mentre nei comuni inferiori a cinquemila abitanti si può esprimere una sola preferenza. Questo limite non vale per la Sicilia e per Friuli Venezia Giulia: in queste regioni, in tutti comuni si possono esprimere due preferenze

Ultima modifica il Domenica, 10 Giugno 2018 23:55

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