Venerdì, 29 Giugno 2018 01:41

Di Benedetto 'rompe' col Pd: pronto a lasciare il gruppo con Iorio e Nardantonio

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L’ultimo segnale è arrivato ieri: sotto la richiesta di convocazione di un Consiglio comunale straordinario sulla vicenda della restituzione delle tasse, depositata dal segretario del PD Stefano Albano, mancava la firma di Americo Di Benedetto che, in serata, ha convocato i suoi ‘fedelissimi’ per fugare gli ultimi dubbi: nelle prossime ore, dovrebbe annunciare la rottura col Partito Democratico.

Contattato da newstown, il presidente della V Commissione - candidato sindaco della coalizione civico progressista alle amministrative del giugno 2017 - ha ribadito di non voler rilasciare alcuna dichiarazione, lasciando intendere, tuttavia, che in un paio di giorni prenderà una decisione che, stando ai ben informati, in realtà avrebbe già assunto. Di Benedetto lascerà il gruppo consiliare del Pd e, con lui, usciranno anche i consiglieri comunali Emanuela Iorio e Antonio Nardantonio.

Non è chiaro se confluiranno nel gruppo ‘misto’ o se aderiranno al gruppo del Passo Possibile, espressione della lista civica costruita da Di Benedetto e che ha eletto in assise Paolo Romano e Elia Serpetti.

La ‘goccia’ che ha fatto traboccare il vaso è stata il Consiglio comunale straordinario convocato il 19 giugno scorso sul presunto trasferimento deciso dalla giunta regionale di centrosinistra di alcune funzioni regionali a Pescara, con Di Benedetto, Iorio e Nardantonio che hanno votato l’ordine del giorno presentato dal capogruppo di Fratelli d’Italia Giorgio De Matteis e che, di fatto, impegna il sindaco “ad evitare ogni azione tesa a depotenziare l’attività, l’azione e il prestigio dell’assessorato regionale alle Opere pubbliche”. Assenti in aula il capogruppo Stefano Palumbo – che aveva già spiegato di non condividere affatto la riorganizzazione degli uffici voluta dalla Giunta regionale – e Stefano Albano. E proprio il segretario era finito nel mirino della Iorio che, ai microfoni di newstown, a margine del Consiglio si era sfogata dicendosi amareggiata per l'assenza di segretario e capogruppo “in una giornata così importante”, considerato che il PD “ha sempre difeso, in questi anni, le prerogative dell’Aquila come capoluogo di Regione. Oggi invece – aveva aggiunto l’ex assessore comunale – la sottoscritta, Di Benedetto e Nardantonio si sono dovuti assumere l’onere di decidere, sugli argomenti di cui si è parlato, in totale autonomia, senza una visione coordinata e condivisa. Il segretario di un partito – l’affondo – non può avere questi atteggiamenti”.

Qualche giorno dopo, Albano ha convocato una riunione in Regione, per chiarire, alla presenza del vice presidente Giovanni Lolli e del consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, entrambi assenti non giustificati in Consiglio comunale, la reale portata della riforma dei dipartimenti, stante pure la presa di posizione dei sindacati, e della Cgil in particolare che si era espressa con inusuale durezza minacciando di impugnare la delibera approvata dalla Giunta comunale a qualche ora dalla riunione straordinaria dell’assise civica; ebbene, nel corso della riunione Di Benedetto avrebbe avuto un durissimo scontro verbale col direttore generale di Regione Abruzzo Vincenzo Rivera, che ha segnato il punto di non ritorno, rendendo non più rinviabile - ad un anno dal disastroso ballottaggio per le amministrative, con lo scambio d’accuse tra le diverse fazioni del PD che, nel tempo, hanno aperto crepe mai ricomposte - la riflessione di Di Benedetto che, dunque, ha deciso di rompere definitivamente col suo partito.

L’ex presidente della Gsa e i ribelli Iorio e Nardantonio contesterebbero alla segreteria cittadina la mancata condivisione di un progetto politico, una gestione verticistica e amicale delle funzioni partitiche. Tuttavia, c’è chi sottolinea come, in realtà, le motivazioni di Di Benedetto, e dei suoi fedelissimi, siano altre; d’altra parte, la spaccatura maturata a valle delle primarie che avevano visto contrapposto l’ex sindaco di Acciano al consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci non si è mai ricomposta rappresentando, i due, anime diverse in seno al partito - e specchio delle differenti visioni che stanno logorando il PD anche a livello nazionale - e non è un mistero che Di Benedetto sia tra coloro che sostengono la via ‘macronista’, immaginando un partito liberale, non nostalgico, innovativo, sul modello disegnato da Carlo Calenda nei giorni scorsi, per intendersi.

In un qualche modo, Di Benedetto – a livello locale – avrebbe deciso di aderire ad una scissione in seno ai democratici che, in sostanza, sta maturando a livello nazionale.

Non solo.

Sullo sfondo ci sono le elezioni regionali, non va dimenticato, e tra meno di un mese, tra l’altro, il Tar dovrà esprimersi sul ricorso dei consiglieri di centrosinistra che hanno chiesto il riconteggio dei voti in 11 sezioni elettorali, col rischio che possa ‘scattare’ la così detta anatra zoppa; in più, c’è un’altra partita che si sta giocando sottotraccia: la successione a Paolo Esposito al vertice dell’Ufficio speciale per la ricostruzione del cratere. Tre vicende che si intrecciano l’una all’altra.

Proprio la speranza dell'incarico all’Usrc avrebbe incrinato ancor di più i rapporti, mai idilliaci, tra Rivera e Di Benedetto: entrambi hanno presentato domanda, entrambi si stanno giocando le loro carte. Si sussurra che Rivera godrebbe dell'appoggio incondizionato del governatore Luciano D'Alfonso, e che l’ex presidente della Gsa, d'altra parte, abbia stretto un ‘patto di ferro’ col sindaco di Barisciano, Francesco Di Paolo, l'attuale coordinatore dei sindaci del cratere che aspira alla candidatura alle Regionali: ebbene, Di Benedetto sarebbe pronto a sostenerlo, in cambio del via libera dei sindaci alla sua nomina all’Usrc, mettendosi di traverso, così, alla corsa alla rielezione del ‘nemico’ Pietrucci. C’è chi è convinto, però, che l’ex sindaco di Acciano abbia voglia di scendere in campo personalmente in vista dell'appuntamento elettorale, sfidando, di nuovo, il consigliere regionale uscente, da candidato forte di una lista civica. In un senso o nell’altro, rompendo col PD avrebbe le mani libere e ritroverebbe lo spazio di manovra che gli sarebbe negato in seno ai democratici.

Transitando nel gruppo misto, o nel Passo Possibile in alternativa, Di Benedetto potrebbe, inoltre, giocare un ruolo di primo piano in Consiglio comunale dovesse scattare l’anatra zoppa; nei mesi scorsi, in conferenza stampa l’ex presidente della Gsa si era lasciato andare ad una mezza apertura al sindaco Biondi: dovessero ribaltarsi i rapporti di forza in Consiglio, aveva sottolineato, sarebbe più che mai necessario “un rilancio dell’azione amministrativa, altrimenti si andrebbe al tracollo”, le sue parole. A quel punto, aveva aggiunto, “si vedrà chi ha davvero a cuore la città, chi sarà disponibile a mettersi in gioco sterilizzando l’azione amministrativa da questioni politiche”. Dichiarazioni che avevano lasciato piuttosto interdetti Albano e Palumbo, intorno al tavolo con Di Benedetto, che si erano trovati costretti a ribadire che “il PD è e resterà alternativo a questo centrodestra”. Di nuovo, c’è chi sostiene che l’ex sindaco di Acciano sarebbe disposto a tendere una mano al sindaco, dovesse trovarsi in minoranza in Consiglio, tornando protagonista della scena politica cittadina: così potrebbe guadagnarsi il favore dell’elettorato moderato spaventato da un possibile commissariamento, in vista delle Regionali, oppure ottenere il sostegno del sindaco dell’Aquila per la corsa all’Usrc.

Voci, sia chiaro, che provengono dall’una e dall’altra fazione e che anticipano i temi che saranno sulle pagine dei giornali nei prossimi giorni: se Di Benedetto, e con lui Iorio e Nardantonio, dovessero davvero rompere con il Pd - come pare oramai certo - i dissidenti da un lato e la segreteria cittadina dall’altro dovrebbero spiegare le ragioni di una spaccatura che, sebbene nell’aria, avrebbe ripercussioni politiche pesanti, considerato pure che i democratici, il primo partito alle ultime amministrative col 17% dei consensi, si ritroverebbero con soli due consiglieri comunali. Tra l’altro, non è chiaro chi e quanti tra gli iscritti e i militanti sarebbero pronti a seguire i dissidenti, e se la rottura di Di Benedetto amplificherà i diffusi malumori nella base.

Ne sapremo di più nelle prossime ore.

Ultima modifica il Venerdì, 29 Giugno 2018 09:20

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