Lunedì, 10 Settembre 2018 18:27

L'Aquila, Cimoroni: "Un dormitorio pubblico per le persone in difficoltà"

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"Sarebbe finalmente il momento di pensare a un dormitorio pubblico di cui questa città potrebbe dotarsi per ospitare almeno nell'emergenza le persone maggiormente in difficoltà. Sarebbe un segnale importante per testimoniare che questa città non deve e non vuole più girarsi dall'altra parte".

La proposta viene dalla consigliera comunale della Coalizione sociale Carla Cimoroni, a seguito del ritrovamento del cadavere di un uomo, un 57enne aquilano, in uno degli edifici che facevano parte del complesso dell'ex ospedale San Salvatore, in pieno centro storico. L'ennesima storia di solitudine e emarginazione, come purtroppo se ne sentono sempre più spesso, all'Aquila, negli ultimi tempi.

Come ricorda la Cimoroni, infatti, solo pochi mesi fa, il corpo senza vita di un altro uomo era stato rinvenuto, a diverse settimane dal decesso, nella ex Reiss Romoli, in quella che dopo il terremoto è stata anche sede universitaria.

Ma quello di sabato scorso è il primo caso che riguarda un ex edificio pubblico, la cui proprietà è di un ente pubblico.

"Storie del genere" scrive la Cimoroni nella sua nota, pubblicata sul proprio profilo Facebook "rappresentano il fallimento non di un'Amministrazione e non solo delle Istituzioni, ma di una comunità intera".

La nota completa

Due giorni fa, nel 2018, in pieno centro, nei pressi di una delle poche zone tornate faticosamente e non ancora completamente a vivere, è stato ritrovato il cadavere di un uomo, aquilano.

Un dramma dell’emarginazione, non solo per le circostanze della morte ma soprattutto perché di quell’uomo nessuno sembra aver segnalato la scomparsa.

Non è il primo, solo un paio di mesi fa lo stesso dramma è andato in scena alla Reiss Romoli: rinvenuto per caso il corpo di un altro uomo, forse allontanatosi dall’ospedale, straniero. La miseria, l’emarginazione, la sofferenza, la condanna sociale del resto non fanno distinzioni.

Drammi dell’emarginazione che ottengono gli “onori” delle cronache e una sommaria - e nemmeno universale - commiserazione solo quando c’è il morto, per qualcuno ahimè preferibilmente italico, ma che in forme meno eclatanti si consumano quotidianamente, in mezzo a noi eppure di nascosto, a cominciare dai tanti che trovano riparo nei nostri palazzi inagibili.

Sono convinta che storie del genere rappresentano il fallimento non di un'Amministrazione e non solo delle Istituzioni, ma di una comunità intera, che sempre più allontana, isola e dimentica i più deboli, accontentandosi di chiudersi in logiche securitarie e autoreferenziali, in cui insomma la sicurezza da preservare è unicamente la propria. Io personalmente lo avverto come un fallimento mio, non solo come rappresentante istituzionale, ma soprattutto come cittadina che vive solo qualche decina di metri più in là.

La morte di due giorni fa, però, è avvenuta in un luogo pubblico, uno dei tanti completamente abbandonati in questa città e che inevitabilmente si prestano a diventare luoghi di emarginazione, nascondiglio per chi cerca riparo dalla miseria o magari semplicemente dalla vergogna di incontrare gli altri.

Buio, percorsi sconnessi, vegetazione intricata, muri pericolanti sono il rifugio perfetto per chi vuole nascondersi ma soprattutto per chi vogliamo nascondere, per accorgercene solo quando la puzza diventa insostenibile, e giusto se qualcuno si trova a passare nei pressi. La miseria è molesta anche quando muore. E allora, se la comunità intera deve interrogarsi, come Istituzioni abbiamo la responsabilità di fare il possibile quanto meno per accendere la luce su queste storie e farle emergere.

Almeno i luoghi pubblici aperti devono poter essere percorsi dalle persone che vivono questa città la cui presenza rappresenta il più immediato, economico ed efficace presidio sociale. E quindi rendiamoli vivibili, noi e le altre Istituzioni proprietarie, inizialmente semplicemente pulendoli e illuminandoli, rendendoli di nuovo piacevoli ed utilizzabili.

Ma sarebbe finalmente il momento di pensare anche a un dormitorio pubblico di cui questa città potrebbe dotarsi per ospitare almeno nell'emergenza le persone maggiormente in difficoltà. Sarebbe un segnale importante per testimoniare che questa città non deve e non vuole più girarsi dall'altra parte.

Ultima modifica il Lunedì, 10 Settembre 2018 18:54

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