Sabato, 29 Settembre 2018 22:53

Biondi verso l'Emiciclo, non mancano gli ostacoli: dubbio incandidabilità, Forza Italia si è messa di traverso e Meloni potrebbe giocare la carta Marsilio

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Lo scriviamo da giorni: il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, è davvero in corsa per strappare la candidatura a governatore di Regione Abruzzo a capo della coalizione di centrodestra; il suo nome è stato inserito nella lista sottoposta all’attenzione di Giorgia Meloni che, sul tavolo romano, ha ottenuto per Fratelli d’Italia l’indicazione del candidato e, stando ai rumors delle ultime ore, se la giocherà con il coordinatore regionale Etel Sigismondi, con Antonio Tavani e Guerino Testa che non avrebbero alcuna chance.

D'altra parte, è chiaro come Biondi possa giocarsi un profilo politico più credibile, da primo cittadino del comune capoluogo e avendo incassato il supporto di molti sindaci e amministratori locali d’area che hanno sottoscritto il suo documento di rilancio delle aree interne. Ospite di Polis su laQtv, Salvatore Santangelo – riferimento del movimento civico L’Aquila futura – l’ha detto chiaramente: “A questo punto, è l’unica candidatura spendibile. Gli altri nomi sul tavolo sono di basso profilo: parliamo di consiglieri comunali – e pensare possano candidarsi a governatore sarebbe inverosimile – oppure di esponenti politici usciti sconfitti dalle recenti tornate elettorali, dal comune di Teramo (Giandonato Morra, ndr) alle politiche del 4 marzo (Antonio Tavani e Guerino Testa, ndr); sarebbe altrettanto inverosimile immaginare che chi non ha avuto la capacità di raccogliere il consenso sul proprio territorio possa essere poi, per semplice appartenenza partitica, catapultato all’Emiciclo. Se si rimane sul piano squisitamente politico, il candidato di FdI può essere soltanto Pierluigi Biondi”.

Tuttavia, il sindaco dell’Aquila potrebbe trovare altri ostacoli sulla sua strada.

Il primo tra tutti: ad oggi, è incandidabile. Con l’approvazione dell’emendamento D’Ignazio, l’Emiciclo – tra gli ultimi atti prima dello scioglimento del Consiglio, ha introdotto una modifica alla legge elettorale che, in sostanza, prolunga da 7 a 45 giorni il termine entro il quale chi voglia presentarsi alle Regionali deve rimuovere le cause di incandidabilità. Ebbene, a far di calcolo i termini scadranno il 6 ottobre, considerato che il provvedimento di scioglimento dell’assise è stato pubblicato sul Bura il 22 agosto scorso.

Chiaro? Biondi avrebbe tempo fino al 6 ottobre per dimettersi dalla carica di sindaco dell’Aquila rimuovendo, così, le cause ostative alla sua candidatura a governatore. Ed infatti, ai nostri microfoni il primo cittadino ha ribadito che “c’è un parere degli uffici regionali, richiesto dal sindaco di Chieti Umberto Di Primio, in cui si chiarisce che il termine ultimi per le dimissioni dei sindaci è il 6 di ottobre”, appunto.

E quindi? La questione non è così semplice.

In effetti, c’è un parere del Ministero degli Interni – datato febbraio 2010 [potete leggerlo qui] – che, in risposta ad un quesito sulle cause ostative all’assunzione e all’espletamento del mandato elettivo alle elezioni di Regione Puglia, chiarisce come le dimissioni dei sindaci dovrebbero intervenire venti giorni prima i termini indicati a causa della loro inefficacia nel termine intermedio. Proviamo a spiegarci meglio. Come noto, a seguito della modifica del titolo V della Costituzione con la legge costituzionale n. 3/2001, spetta alle regioni disciplinare le cause di ineleggibilità alle cariche elettive regionali. Ebbene, Regione Puglia – con legge regionale n. 2/2005 - disciplinando la materia diversamente da quanto statuito dall'art. 65 del decreto legislativo n. 267/2000 (il Testo unico degli Enti locali), ha previsto, al comma 1 dell'art. 6, una causa di ineleggibilità alle cariche regionali per un sindaco dei comuni della regione. Il successivo comma 2 prevede che la citata causa di ineleggibilità non ha effetto se l'interessato cessa dalle funzioni per dimissioni non oltre il giorno fissato per la presentazione delle candidature.

Ora, in Puglia si trattava di ineleggibilità a differenza che in Abruzzo, dove il caso Biondi aprirebbe un tema di incandidabilità; tuttavia, il punto sulle dimissioni resta lo stesso: in questo senso, il Ministero dell’Interno ha ribadito che le dimissioni del sindaco conseguono l'efficacia e l'irrevocabilità allo scadere dei venti giorni dalla presentazione al consiglio, secondo quanto previsto dall'art. 53, comma 3, del citato Tuel e, dunque, ritiene che il sindaco dovrebbe dimettersi dalla carica venti giorni prima del prescritto termine di presentazione delle candidature.

Significa che Biondi avrebbe dovuto dimettersi entro la metà di settembre, come hanno fatto, d'altra parte, proprio il sindaco di Chieti Umberto Di Primio e il primo colleva di Francavilla al mare Antonio Luciani.

C’è un altro parere che va nella stessa direzione, fornito il 27 settembre da Luca R. Perfetti, professore ordinario di diritto amministrativo all’Università di Bari, e proprio sul destino dei sindaci che vogliano candidarsi alle regionali abruzzesi. Ebbene, Perfetti ribadisce che l’efficacia delle dimissioni che il Sindaco rassegna hanno efficacia differita: “è la legge – in modo non equivoco – a stabilire che ‘le dimissioni presentate dal sindaco o dal presidente della provincia diventano efficaci ed irrevocabili trascorso il termine di 20 giorni dalla loro presentazione al consiglio (art. 53, co. III, Testo Unico enti locali, Decreto legislativo – 18 agosto 2000, n. 267)’”. Dunque, “come chiarito dal recente Parere del Ministero dell'Interno Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali - Direzione Centrale per gli uffici territoriali del Governo e per le autonomie locali [parere 12 marzo 2015, Modifica statuto comunale in ordine al termine per l'efficacia delle dimissioni rese dal Sindaco] - il dies a quo per il computo dei termini è identificato nel giorno in cui le dimissioni vengono assunte al protocollo dell'ente”.

Insomma, sebbene vi sia il parere degli uffici regionali che sembrerebbe dar ragione a Biondi, è vero anche che la sua discesa in campo potrebbe essere impugnata.

Non è l’unico ostacolo sulla via per l’Emiciclo.

Se la Lega è ‘allineata e coperta’, in attesa della decisione di Fratelli d’Italia – in questo momento, Salvini ha tutto l’interesse che il ‘patto romano’ tenga – Forza Italia sta tentando in ogni modo di mettersi di traverso sulla possibile candidatura di Biondi.

Il coordinatore regionale Nazario Pagano ha espresso chiaramente le sue perplessità, “certamente non per la persona e neppure per le capacità politiche – ha tenuto a sottolineare – ma perché ritengo inopportuno e difficilmente spiegabile alla cittadinanza e all’opinione pubblica un abbandono dell’amministrazione del capoluogo dopo poco più di un anno”.

In questo senso va interpretato anche l’affondo del capogruppo in Consiglio comunale Roberto Jr Silveri che, innanzi all’assise, ha espresso duramente la delusione sua, e del gruppo consiliare, per il mancato rilancio delle società partecipate dell’Ente; ora, va considerato che l’assessore delegato Carla Mannetti ha assunto la delega in maggio: fino ad allora, e per 8 mesi, il sindaco Biondi aveva tenuto per sé il controllo e la programmazione delle società. In altre parole, l’affondo di Silveri è stato un attacco non solo a Mannetti ma anche a Biondi. Così, il gruppo di Forza Italia ha mandato un messaggio chiaro sulla posizione assunta in queste ore, di contrarietà alla discesa in campo del primo cittadino, e ha lanciato, d’altra parte, anche una stoccata a Carla Mannetti che, stando ai ben informati, potrebbe essere la candidata proposta da Fratelli d’Italia alle elezioni amministrative della primavera 2019, qualora Biondi dovesse davvero dimettersi.

Non è un mistero che il partito di Giorgia Meloni intenda rivendicare a sé la candidatura del successore del sindaco in carica, dovesse percorrere altre strade, considerando il capoluogo una pedina ‘conquistata’ e non barattabile con l’accordo stretto al tavolo romano con Salvini e Berlusconi. Ma qual è lo scopo di Forza Italia? Davvero i motivi di perplessità sono dovuti, semplicemente, al modo in cui la città reagirebbe alle dimissioni del sindaco eletto poco più di un anno fa? Assolutamente no. In realtà, il punto di caduta accettabile per gli azzurri sarebbe la candidatura del manager Michele Russo che, tuttavia, Fratelli d’Italia non ha inserito nella lista dei papabili, e forse anche per questo.

Ultimo scoglio per il sindaco dell'Aquila: non può essere presa sotto gamba la voce di una possibile scelta autonoma della leader di Fratelli d’Italia che potrebbe indicare come candidato il senatore Marco Marsilio, nato a Roma ma di famiglia abruzzese, tra i fondatori del partito, già vicepresidente di Azione Giovani dal ’96 al 2000, collaboratore del mensile Area, consigliere comunale di Roma Capitale in quota An per tre mandati, dal ’97 al 2008, già deputato della XVI legislatura e oggi, appunto, senatore considerato molto vicino a Giorgia Meloni. Con Marsilio, la leader potrebbe sanare anche le fratture che si stanno aprendo in seno al partito con l'acuirsi dello scontro tra Biondi e Sigismondi.

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