Venerdì, 19 Ottobre 2018 16:01

Regionali, Legnini non si sbilancia: "Sto verificando se vecchi e nuovi recinti della politica possano essere superati". Si attendono le scelte del centrodestra: Marsilio il nome giusto?

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Era attesissima la presenza a L'Aquila di Giovanni Legnini, tra i relatori del convegno sulla ricostruzione organizzato dall'Aniem all'Auditorium del Parco; si attendevano dei segnali dall'ex vice presidente del CSM sulla possibile discesa in campo da candidato presidente della coalizione di centrosinistra alle elezioni regionali del 10 febbraio prossimo. D'altra parte, non si respira più, negli ambienti politici d'area, l'ottimismo di qualche settimana fa, allorquando la candidatura a governatore era data quasi per certa: in realtà, non è affatto così e, anzi, si è iniziato a parlare insistentemente di un incarico prestigiosissimo da presidente dell'Antitrust. 

Legnini, però, non ha inteso sbilanciarsi. "Non è stata assunta alcuna decisione - le poche parole affidate ai giornalisti, in riferimento ad una possibile corsa all'Emiciclo - sto verificando se i vecchi e i nuovi recinti della politica possano essere superati, se è possibile immaginare una proposta che parli direttamente ai cittadini. Solo all’esito di questa verifica assumerò una decisione". E sulla candidatura all'Antitrust ha aggiunto: "Non posso dire nulla e non spetta a me dire alcunché".

Insomma, l'ex vice presidente del CSM ha preso ancora un po' di tempo per sciogliere i nodi.

In attesa di capire se sul suo nome si potrebbe davvero trovare una quadra politica all'Antitrust, Legnini tiene aperta la porta ad una candidatura a governatore, a patto che si riesca a delineare una coalizione ampia, che vada oltre i recinti del centrosinistra tradizionale, con una forte connotazione civica. Non è un mistero che Legnini stia aspettando le mosse del centrodestra: se i partiti tradizionali dovessero trovare un nome condiviso, capace di tenere insieme anche le così dette 'Civiche d'Abruzzo', l'ex vice presidente del CSM declinerebbe l'invito ad un impegno in prima persona, stante pure i sondaggi che, al momento, sono piuttosto impietosi per il centrosinistra; d'altra parte, se la coalizione dovesse collassare, se le 'Civiche' dovessero decidere di correre in solitaria con la candidatura di Fabrizio Di Stefano, allora le condizioni cambierebbero, e molto. 

Lo ha lasciato intendere anche la deputata dem Stefania Pezzopane. "Il centrosinistra sta elaborando una linea, un progetto e una candidatura; dunque, il tema non è solo lo scioglimento dei nodi da parte di Giovanni Legnini. Anzi, come lo stesso Legnini ci ha invitato a fare, il tema vero è la costruzione di un'alleanza forte, che vada oltre il centrosinistra, e la definizione di un programma alternativo, un progetto nuovo per l'Abruzzo. Dentro questo progetto, la candidatura di Legnini ci sta in modo molto forte e ci auguriamo che possa sciogliere presto le riserse". D'altra parte, le elezioni sono ancora lontane: "A parte il M5S che, con quattro like, ha definito le liste, anche il centrodestra sta discutendo e quella discussione ci interessa molto, per definire meglio i confini della nostra alleanza e del nostro progetto". Più chiaro di così. 

Ma cosa accadrebbe se dovesse saltare l'ipotesi Legnini? Sul tavolo, restano i nomi del deputato Camillo D'Alessandro e dell'assessore regionale uscente Silvio Paolucci; tuttavia, il nome giusto potrebbe essere un altro, e cioé Giovanni Lolli, attuale presidente facente funzione. E per diversi motivi: innanzitutto, l'ex parlamentare potrebbe essere l'unico in grado di garantire la tenuta di un centrosinistra allargato - in questo senso, aveva già iniziato a lavorare a seguito della elezione di Luciano D'Alfonso in Senato - inoltre, avendo già ricoperto diversi incarichi importanti, e di responsabilità, non avrebbe nulla da perdere da una sfida che si preannuncia difficilissima. E si potrebbe aggiungere che Lolli, in questi anni, ha rappresentato un po' l'altro volto della Regione, rispetto al decisionismo verticistico del governatore uscente, con la riconosciuta capacità di mediazione, mantenendo un profilo istituzionale che è stato apprezzato anche dalle opposizioni. Infine, non si potrebbe certo accusare Lolli di aver sposato la causa del 'renzismo' rampante, anzi. 

Staremo a vedere. 

Come detto, molto dipenderà anche dal centrodestra. In queste ore, è emersa un'ulteriore lista di nomi che Giorgia Meloni, nei prossimi giorni, dovrebbe sottoporre agli alleati di Lega e Forza Italia: la triade sarebbe composta dal coordinatore regionale Giandonato Morra, dal senatore Marco Marsilio e dal cardiochirurgo dell'Ospedale di Chieti Massimiliano Foschi.

Ora, lo scriviamo da settimane [fin dal 29 settembre scorso, qui]: in realtà, la leader di Fratelli d'Italia avrebbe già scelto Marsilio, nato a Roma ma di famiglia abruzzese, tra i fondatori del partito, già vicepresidente di Azione Giovani dal ’96 al 2000, collaboratore del mensile Area, consigliere comunale di Roma Capitale in quota An per tre mandati, dal ’97 al 2008, già deputato della XVI legislatura e oggi, appunto, senatore considerato molto vicino a Giorgia Meloni.

Bisognerà capire se gli alleati condivideranno l'indicazione e, soprattutto, se il centrodestra riuscirà a tenere unita la coalizione, allargandola anche alle 'Civiche d'Abruzzo', alle tre liste che fanno riferimento a Daniele Toto, Gianluca Zelli e Piergiorgio Schiavo che si sono ritrovate intorno al progetto politico di Fabrizio Di Stefano che, in queste settimane, non ha mai smesso di fare campagna elettorale. Tra l'altro, non sono soltanto le civiche a preoccupare: la candidatura di Marsilio, poco conosciuto in Abruzzo, potrebbe essere vissuta dall'elettorato come l'ennesimo commissariamento del centrodestra e non si può affatto escludere che le frange più moderate, nell'eventualità di una discesa in campo del senatore, possano guardare altrove, magari proprio a Giovanni Legnini, se sarà candidato.

Ed ecco che torniamo alla impasse determinata, anche, dall'attesa che l'avversario faccia un primo passo.

Il tempo, però, sta per scadere, e il senatore Gaetano Quagliariello, anche lui stamane a L'Aquila per il convegno Aniem lo ha detto chiaramente: "Non mi ha convinto affatto la scelta di dividersi le Regioni per partiti", ha dichiarato ai microfoni di newstown. "Detto ciò, se la triade di Fratelli d’Italia è quella di cui si parla, la proposta ha una sua plausibilità e un suo equilibrio; i tre nomi, infatti, rispondono a tre logiche differenti: una territoriale, una della società civile e una di respiro nazionale ma con legami storici e familiari con la Regione (Giandonato Morra, Massimiliano Foschi e Marco Marsilio ndr). L'importante è che si chiuda presto, e che la terna sia quella definitiva: il gioco sembra a sfasciare e riaprire ciò che si è appena chiuso", l'affondo di Quagliariello. Che ha aggiunto: "Se è questa la terna, si scelga: c'è ancora tempo, infatti, per far nascere e crescere una proposta politica chiara intorno al candidato, ad esporla e a riuscire a superare le zone di perplessità che nell’opinione pubblica si sono inevitabilmente venute a creare. In caso contrario - l'avvertimento del leader di 'Idea' - si andrebbe verso un tana libera tutti e si aprirebbe lo spazio per la nascita di un progetto fuori dagli schieramenti: non sono per questa soluzione, ma se non si fanno le cose seriamente bisognerà prenderne atto".

Insomma, l'atmosfera in seno al centrodestra è piuttosto tesa; d'altra parte, la politica dei due forni di Matteo Salvini - al governo col Movimento 5 Stelle, e alle prese con una manovra di bilancio che non piace affatto a Forza Italia e Fratelli d'Italia, sui territori in coalizione con le stesse forze che gli fanno la guerra in Parlamento - non potrà durare ancora a lungo e, in questo senso, le prossime settimane saranno decisive per la tenuta dell'esecutivo e, di rimando, per la sopravvivenza del centrodestra così come l'abbiamo conosciuto fino al 4 marzo scorso, con ripercussioni inevitabili sui territori.

Sul punto, Quagliariello è stato altrettanto chiaro: "Credo che il centrodestra viva una fase di profondo ripensamento; non lo dico soltanto io, lo dicono gli stessi esponenti di Governo; pochi giorni fa, il sottosegretario della Lega Giancarlo Giorgetti ha detto che il centrodestra com’era non esiste più. Sono abbastanza d’accordo. C’è un partito che si è definito nella sua proposta, la Lega, ed un’altra area, liberal conservatrice, che non ha ancora una sua definizione, e deve trovarla. Soltanto allora si capirà se ci saranno punti di contatto oppure no. Per adesso, è bene che l’alleanza tenga sui territori, con la consapevolezza, però, che viviamo una fase di transizione: o si salda un nuovo patto, o quel patto - nel medio periodo - verrà definitivamente meno".

Ultima modifica il Venerdì, 19 Ottobre 2018 19:13

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