Quello che sta per cominciare sarà un week-end dal sapore squisitamente politico per la città dell'Aquila.
Dopo l'inchiesta sui puntellamenti, le dimissioni di sabato scorso del sindaco Massimo Cialente in contemporanea con l'assemblea dei 500 e le polemiche con la stampa nazionale e il ministro Trigilia, arriva anche il momento delle opposte manifestazioni che divideranno la città: quella indetta dal centrosinistra per oggi pomeriggio, davanti l'auditorium del Parco del Castello, che chiederà sostanzialmente a Cialente di tornare sui suoi passi, e quella di sabato in Piazza Duomo che torna a riunirsi per invitare il Sindaco a mantenere la sua posizione.
Paradossalmente si potrebbe dire che quella di sabato sia la manifestazione pro-Cialente, in quanto chiede di rispettare la sua decisione. Ma il difficile momento per la città, lo vedremo, di contraddizioni politiche ne nasconde parecchie.
A scanso di equivoci, è inutile pensare che la manifestazione del pomeriggio lanciata dalla maggioranza non abbia come finalità la richiesta al Sindaco di tornare sui suoi passi.
Lo conferma il giovane segretario comunale del partito democratico, Stefano Albano: "La manifestazione serve per esprimere solidarietà al Sindaco e difendere la città e la sua onorabilità. E sì, noi chiediamo anche al primo cittadino di revocare le dimissioni". "Un conto - continua Albano - è la vicenda giudiziaria che non si può minimizzare e per cui aspettiamo che la magistratura faccia il suo corso, un altro è il fango che è stato gettato dai media nazionali. Al Pd nazionale abbiamo chiesto di aiutarci a difendere L'Aquila, Trigilia non ha la tessera del partito".
"Massimo rispetto - conclude Albano - per chi ha una posizione differente dalla mia, lo sdegno è comprensibile ed errori politici sono stati fatti. Ma tornare a votare ora significherebbe perdere troppo tempo. In caso dovesse succedere, comunque, il centrosinistra è pronto a ricandidarsi in nome della continuità e di tutte le cose positive fatte finora".
"Tenga fede il Sindaco alla parola data" chiedono invece, in un comunicato, il gruppo di liste civiche e movimenti cittadini che lanciano per il secondo sabato consecutivo un'assemblea in Piazza Duomo, questa volta chiamata indietro non si torna. "Non ci sarà - continuano - nessun blocco della ricostruzione se questa città potrà cogliere l'occasione di un rinnovamento radicale della sua classe politica e dirigente".
Ma lo scontro politico resta circoscritto alle dimissioni e alle sue cause politiche, mentre le due piazze di aquilani concordano su un punto fondamentale: "Rifiutiamo con forza - si legge infatti nel comunicato di convocazione - lo stereotipo generalizzante della città dei mazzettari che si arricchiscono con il terremoto, ma vogliamo ricordare che i danni prodotti da quest'amministrazione vanno ben oltre le vicende scandalistiche di questi giorni. Parliamo dell'urbanistica contrattata, di investimenti infrastrutturali assurdi e dannosi, di nomine fatte secondo una logica tutta clientelare e non in base alle competenze tecniche. Il vero blocco alla ricostruzione è questa politica, questo sistema".
Secondo il cartello di liste, associazioni, movimenti e comitati "la perdita di credibilità di questa amministrazione sta provocando un'inaccettabile delegittimazione dell'intera città. Ma è ancora più inaccettabile che i principali responsabili di questo sfascio tirino in ballo l'orgoglio di una città di cui tentano di farsi scudo. Sono loro ad aver provocato questo sfascio, sono loro a doversi mettere da parte, dando alla città l'opportunità di riscattarsi.
Qualsiasi altra ipotesi, rimpasto o azzeramento di giunta, sarebbero solo un ennesimo tirare a campare, un rattoppo, un puntellamento che cadrebbe alla prima lieve scossa. Allora sì che si prospetterebbe un lungo periodo di commissariamento, di cui il sindaco porterebbe tutta la responsabilità".
"Senza cambiamento - concludono quelli di Piazza Duomo - non c'è futuro".
Ma come si diceva, l'attuale situazione politica - con le sue accelerazioni - non può non lasciarsi dietro altre contraddizioni e mancanza di linearità.
Pina Lauria, candidata col Partito Democratico per Massimo Cialente Sindaco solo due anni fa, non parteciperà alla manifestazione di venerdì ma a quella di sabato: "Ho la tessera del Partito Democratico - afferma Lauria - ma anche la capacità di ragionare autonomamente. Ne ho parlato già con altri membri del partito, la mia apposizione è nota e in linea con la mia attività politica degli ultimi quattro anni. Le dimissioni del Sindaco sono necessarie ed è lui stesso ad averlo detto. Io condivido il suo ragionamento, sono gli altri a tradirlo".
Lauria "sorpassa a sinistra", si direbbe, il gruppo di Rifondazione comunista L'Aquila: "Siamo dentro la maggioranza e andremo alla manifestazione indetta dalla maggioranza e non a quella lanciata dall'opposizione", spiega il segretario provinciale Francesco Marola.
"Andare al voto ora - continua - è inutile perché adesso è determinante lo scontro complessivo col Governo e l'Austerità che applica sia nella ricostruzione dell'Aquila che altrove".
"Noi di Rifondazione chiediamo una svolta radicale all'interno dell'amministrazione applicando la rotazione dei dirigenti Comunali e all'evenienza anche dei dipendenti, come abbiamo sempre fatto da vera spina nel fianco della maggioranza".
"Inoltre - conclude Marola - in quattro mesi non si avrebbe la forza e il tempo necessario per costruire un percorso che porti a nuove alleanze per esempio con la parte del civismo e così finirebbero per riprendere il potere ancora i soliti personaggi legati al mondo delle clientele. In tal senso, non condividiamo la spinta ad anticipare il voto da parte di Appello per L'Aquila con cui abbiamo condiviso altre battaglie".
Non è il momento insomma per Rifondazione. Eppure proprio questo poteva esserlo, per una scelta fondamentale: o restare a sostenere fino all'ultimo giorno la "fine dell'impero" Cialente o iniziare un percorso, certo tutto da scrivere, insieme a quelle liste civiche e quei movimenti a cui il partito a livello nazionale ha spesso strizzato l'occhio.
La decisione a L'Aquila è stata presa e sembra avere un peso di quelli per cui sarà difficile tornare indietro.