Giornata importante per l’ufficialità alle liste depositate sabato a sostegno dei candidati a presidente.
Esclusa la lista "Popolo della famiglia-Popolari per l'Italia" a sostegno di Marco Marsilio, alla quale è stato contestato un numero insufficiente di firme raccolte: la lista che fa riferimento alla formazione politica guidata da Mario Adinolfi è stata compiutamente sottoscritta soltanto in provincia di Teramo e, a questo punto, è chiaro che i responsabili del movimento stiano riflettendo sulla opportunità di presentare o meno ricorso, considerato che tecnicamente non ci sono soluzioni alle anomalie riscontrate.
Fuori anche la lista "Abruzzo futuro" nella circoscrizione provinciale di Chieti. L'ex assessore regionale della Giunta Chiodi, l'esponente di Forza Italia Carlo Masci, ha denunciato come sia sotto il suo controllo il simbolo utilizzato dal consigliere regionale uscente, ed ex assessore della giunta D'Alfonso, Donato Di Matteo. In sostanza, c’è un intreccio sfociato in uno scontro tra centrodestra e centrosinistra: infatti, nella legislatura che si sta per concludere, con "Abruzzo Futuro" - lista presente nella coalizione di centrodestra chiunque anni fa - è stato eletto in Consiglio regionale Mauro Di Dalmazio, ex assessore al Turismo della Giunta Chiodi, che in questa tornata è passato al centrosinistra sia pure con la lista civica ispirata da Di Matteo. Proprio Di Dalmazio, capogruppo di "Abruzzo Futuro", ha messo a disposizione il simbolo così che non fosse necessario raccogliere le firme, essendo la forza politica già presente all'Emiciclo. Secondo i responsabili del progetto Legnini, la titolarità è del capogruppo; per Masci, che è stato ascoltato in giornata a Chieti, certamente no.
Di qui, l'accoglimento - almeno a Chieti - del ricorso di Masci che, su Facebook, ha sottolineato come giustizia sia stata fatta. "Ho ribadito innanzi ai giudici che nessuno può dubitare che il simbolo di "Abruzzo Futuro" sia riconducibile all’associazione Rialzati Abruzzo e che rappresenti venti anni di storia politica mia e dei miei amici nel centrodestra, come precursori del civismo in Abruzzo, con partecipazioni anche ad elezioni nazionali", ha chiarito Masci. "Sarebbe assurdo vederla ora dall’altra parte, con il centrosinistra. Non c'è logica nell'autorizzare un simbolo a correre con una parte politica avversa dopo che per venti anni è stato utilizzato nel centrodestra - ha aggiunto - Difendo la dignità di una realtà che alle regionali del 2009 ha preso 42 mila voti e 25 mila in quelle del 2014, Se fosse fatta correre, ci sarebbe una forte criticità, poi non ci dobbiamo meravigliare che i cittadini non vadano a votare. La considero una violenza politica, qualora anche il sistema autorizzi. L’associazione Rialzati Abruzzo che ha in seno "Abruzzo Futuro", si è presentato anche al Senato alle elezioni del 2013".
Pronta la replica di Donato Di Matteo: "La lista è stata regolarmente ammessa da tre uffici centrali circoscrizionali di Pescara, Teramo e L’Aquila ed incredibilmente esclusa, pur in presenza di identica documentazione, solo da quella di Chieti, dopo una prima decisione d’ammissione", l'affondo. "La decisione dell'ufficio elettorale circoscrizionale di Chieti è stata resa nota dal ricorrente Carlo Masci sulla sua pagina Facebook, incomprensibilmente prima che la stessa fosse stata resa nota alla lista interessata. Le affermazioni di Carlo Masci, oltre ad essere gravissime e diffamatorie, non trovano alcun riscontro neanche nella decisione emessa in autotutela dallo stesso ufficio circoscrizionale di Chieti, che ha incredibilmente disposto l'esclusione sulla base di una motivazione formale riguardante la legittimazione dell'ufficio competente della Regione Abruzzo a rilasciare l'attestazione prevista dalla legge. La lista "Abruzzo Insieme" è stata presentata nel pieno rispetto delle procedure previste dalla legge regionale e dagli uffici amministrativi della Regione Abruzzo. Le identiche procedure sono state adottate da altre liste civiche che sono state regolarmente ammesse alla competizione elettorale".
La lista ha già presentato ricorso al Collegio elettorale di Garanzia, presso la Corte d’Appello, che assumerà nei prossimi giorni una decisione definitiva. "Abruzzo Insieme ha agito nel pieno rispetto della legge e della procedura amministrativa - ha ribadito Di Matteo - e si batterà in tutte le sedi per poter esercitare il diritto a poter partecipare con le quattro liste provinciali alla competizione elettorale del 10 febbraio, a sostegno del candidato presidente Giovanni Legnini".
C'è anche un caso 'CasaPound Italia': è stata esclusa, infatti, la lista della tartaruga frecciata nella circoscrizione provinciale di Pescara. L'avvocato Maurizio Dionisio, però, ha immediatamente presentato ricorso. "L'atto con cui si notifica l'esclusione - spiega il legale - è radicalmente nullo. Nella sua intestazione, infatti, c'è una data sbagliata, in quanto si fa riferimento alle 'Elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale d'Abruzzo del 24 maggio 2014'. Nel corpo del provvedimento, poi, non c'è nessun altro riferimento alla data corretta della tornata elettorale, che possa quindi sanare l'errore contenuto in epigrafe". Alla luce di questo errore materiale, Dionisio ha chiesto di invalidare l'atto e, di conseguenza, ammettere la lista circoscrizionale provinciale di Pescara di CasaPound Italia alla competizione elettorale del 10 febbraio prossimo. Qualora l'Ufficio Centrale Regionale dovesse rigettare il ricorso, "CasaPound Italia è pronta a portare la questione davanti sia al Tribunale Amministrativo Regionale sia al Consiglio di Stato".
Intanto, il Tribunale dell'Aquila ha respinto la richiesta di Lino Cipolloni e Iride Cosimati, vicesindaco e presidente del Consiglio comunale di Avezzano, che intendevano ritirare la candidatura nella lista dell'Udc a seguito della forzatura imposta da Andrea Gerosolimo che ha inserito, nottetempo, i nomi di Mario Olivieri e Marianna Scoccia sebbene vi fosse un veto esplicito della Lega; in sostanza, i Giudici hanno ribadito che la lista è stata ammessa così come presentata. Ieri, il candidato governatore Marco Marsilio aveva ribadito che l'Udc poteva considerarsi 'fuori' dalla coalizione se non fossero state ritirate le candidature contestate: stante al pronunciamento del Tribunale, ciò non sarà possibile.
C'è un giallo, però, intorno al simbolo dell'Udc. La legge elettorale regionale, all'articolo 12 comma 2, stabilisce che le liste debbano essere presentate "da non meno di 1500 e da non più di 2000 elettori iscritti nelle liste elettorali dei Comuni della circoscrizione. La sottoscrizione non è richiesta per le liste che, al momento della indizione delle elezioni regionali, sono espressione di gruppi presenti in Consiglio regionale o nel Parlamento nazionale". Una circolare interna a Regione Abruzzo ribadisce che "la sottoscrizione non è richiesta per le liste che, al momento della indizione delle elezioni regionali, sono espressione di gruppi presenti nel Consiglio regionale o nel Parlamento".
Ebbene, i referenti della lista non hanno presentato le firme: tuttavia, l'Udc non è presente, come gruppo, né in Consiglio regionale, né in Parlamento. Tuttavia, sul simbolo si legge il riferimento a 'Noi con l'Italia-Udisei', sottogruppo in seno al gruppo Misto alla Camera dei Deputati. Sta lì il collegamento. Ora, i sottogruppi non sono espressamente citati nelle norme; dunque, resta da capire se qualcuno solleverà il caso, con la vicenda che potrebbe assumere una dimensione politica: se è vero che non è possibile ritirare le candidature di Scoccia e Olivieri e se è vero, altresì, che per Marsilio e i partiti di centrodestra l'Udc è fuori dalla coalizione, sebbene sia apparentata, allora potrebbero essere proprio le forze d'area a impugnare la decisione di ammettere la lista, così da inviare un segnale politico chiaro.
Staremo a vedere.