Una mano tesa al Consiglio comunale, l’ammissione che, in questi due anni, non tutto è funzionato, e una assunzione di responsabilità: “non abbiamo più scuse, la città non può aspettare ancora”. Può riassumersi così il discorso che il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, ha tenuto innanzi all’assise civica, all’atto del simbolico insediamento della rinnovata Giunta comunale e della convalida dei consiglieri Luciano Bontempo, Tiziana Del Beato e Laura Cucchiarella, subentrati a Raffaele Daniele, Daniele Ferella e Fabrizio Taranta nominati assessori.
“La politica ha deciso di fare un passo in avanti, non indietro, nei confronti di persone che la politica attiva non l’avevano mai incrociata; non credo che esista una società civile che non fa politica contrapposta ad una società incivile, evidentemente, ma ci sono percorsi ed esperienze che, in alcuni momenti, posso essere messi a disposizione della cosa pubblica. E’ un messaggio che credo andasse lanciato in occasione del decennale” ha sottolineato Biondi, presentando la sua Giunta.
Un decennale che non dovrà essere solamente il momento della memoria e del ricordo – ha aggiunto il primo cittadino – “ma dovrà rappresentare, piuttosto, l’anno della svolta: dovremo dimostrare ai cittadini aquilani e all’Italia intera che le rappresentazioni giornalistiche che hanno fatto capolino su certa stampa che, un tempo, si definiva autorevole, non rappresentano la realtà. Si è parlato di città del malaffare, sebbene siano state passate al setaccio migliaia di imprese e le interdittive antimafia si contano sulle dita di un paio di mani, di ricostruzione per i ricchi e non per tutti: vorrei segnalare che sono 24 mila le pratiche di ricostruzione approvate, ne mancano 1600 da evadere, 500 in istruttoria e altre 1100 da istruire. Viviamo una città complicata, difficile, con tante questioni ancora irrisolte: penso al disagio degli abitanti delle frazioni, dei commercianti del centro e della periferia, ai tanti problemi che i nostri concittadini vivono quotidianamente. Dovremo essere in grado, però, di restituire un racconto positivo della nostra ricostruzione che richiederà un impegno complessivo di 18 miliardi, 2 ancora da impegnare: una somma non paragonabile ad altri terremoti, di dimensioni meno ampie. La nostra è stata una ricostruzione oculata, puntuale e sufficientemente efficace” ha riconosciuto Biondi, evidenziando, così, il lavoro svolto dalle passate amministrazioni comunali.
Certo, “non tutto è andato per il verso giusto: lo stato della ricostruzione pubblica è sotto gli occhi di tutti. Ecco perché è necessario che il Governo si rivolga a noi con l’attenzione dei primi giorni: se sarà in grado di dare risposte al territorio, potremmo dire che questa nazione, su L’Aquila, avrà realizzato il più grande esperimento che la storia recente ricordi, recuperando una situazione che sembrava persa e trasformandola in una opportunità”.
Biondi ha preparato una lista di desiderata che sottoporrà all’attenzione dei ministri che, domani, parteciperanno alla riunione del Cipe – “credo sia la prima volta che un sindaco venga invitato” – e al premier Giuseppe Conte che sarà alla fiaccolata della memoria.
“Innanzitutto, vanno date risposte alle imprese in ordine alla restituzione delle tasse sospese richiesta dall’Europa; tra giugno e luglio scadrà l’ennesima proroga: va avviata l’interlocuzione con la Commissione europea per salvare il tessuto economico da una riscossione non dovuta e ingiusta. Poi, bisogna procedere alla programmazione delle risorse necessarie a completare la ricostruzione: ci sono ancora 1.8 miliardi da impegnare, ma il fabbisogno stimato da Enti territoriali ed Uffici speciali è di altri 5 o 6 miliardi. Tra l’altro, lo stanziamento di fondi ulteriori consentirebbe anche di investire ulteriori risorse provenienti dal 4% destinato al rilancio economico del territorio: sia chiaro, dopo il 2020 avremo ancora bisogno di sostegno, di un accompagnamento per rifare la comunità economica e sociale terminata la ricostruzione fisica”.
Si tratta di questioni nient’affatto ininfluenti rispetto alle politiche attive che la Giunta dovrà mettere in campo: “dovremo occuparci di questioni centrali – ha ribadito Biondi – delle revisione del cronoprogramma per privilegiare la ricostruzione delle prime case anche nelle frazioni meno danneggiate, della realizzazione dei sottoservizi nelle frazioni – serviranno 80 milioni solo per le realtà meno danneggiate – andrà affrontato il grande tema della valorizzazione del patrimonio, dal progetto Case alle abitazioni equivalenti, la questione della vivibilità del centro storico, andrà definito il Pums, il piano urbano della mobilità sostenibile, propedeutico al piano regolatore generale e al piano strategico, entro fine mese dovremmo completare il piano d’assetto scolastico con la fase preliminare di progettazione per affidarlo poi al Provveditorato che sarà stazione appaltante, e ancora dovremo occuparci della stabilizzazione dei precari del Comune, della rigenerazione di pezzi importanti di città - la logica del com’era e dov’era non è più utile – andranno incrementate le tutele e le politiche sociali”.
Per farlo, “serve una Giunta autorevole, di gente che abbia voglia di lavorare, che dedichi ogni minuto della propria vita extra privata alla produzione di idee, atti, provvedimenti che vadano nella direzione indicata. E serve un Consiglio comunale con cui confrontarsi e collaborare: i due organi fanno fatica a lavorare insieme, ecco il senso della delega che ho voluto affidare proprio per facilitare questo rapporto, affinché – sia pure nella chiarezza dei ruoli, da un lato c’è la maggioranza e dall’altro l’opposizione – non si perda la possibilità di dialogare e confrontarsi su temi importanti e di trovare insieme le soluzioni”.
Una sorta di mea culpa del primo cittadino, se è vero che negli ultimi mesi l’assise civica non ha lavorato, di fatto, per la continua assenza del numero legale dovuta alle fibrillazioni della sua stessa maggioranza. E non è un caso che Biondi abbia inteso fare un appello al senso di responsabilità, “ed in particolare del sottoscritto – le sue parole – affinché il confronto possa svolgersi entro ambiti di cordialità, di colloquialità, e senza eccessi. Prendo io l’impegno, per primo, di mitigare certi aspetti fumantini del mio carattere. Sono a vostra disposizione”, ha voluto ribadire. Aggiungendo un’ultima, importante riflessione: “pur tra mille difficoltà e mille errori, in questi 21 mesi abbiamo portato a casa dei risultati; l’impegno profondo profuso, però, non è stato sufficiente: ora, non abbiamo più scuse, la città non può aspettare ancora. Ma serve il sostegno di tutti, e sono convinto che lo avremo”.
Un nuovo inizio, insomma: che sia la volta buona, ce lo auguriamo.