Venerdì, 01 Novembre 2019 22:50

Umbria, una settimana dopo: un'analisi del voto, oltre i luoghi comuni

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Una settimana fa, le elezioni regionali in Umbria hanno segnato la vittoria, indiscutibile, della coalizione di centrodestra trainata dalla Lega di Matteo Salvini, oltre venti punti percentuali sopra il candidato di Pd e M5S. Massimo Alberti, giornalista di Radio Popolare, ha percorso mille km in una settimana raccontando l'appuntamento elettorale. Vi proponiamo la sua analisi, convinti che offra interessanti spunti di riflessione.

 

di Massimo Alberti - Leggo in questi giorni tanti commenti basati su una campagna elettorale vista in televisione, filtrati dal dibattito politico, o politicista, mentre la realtà mi è apparsa, mi è venuta incontro, piuttosto diversa. Mi limito sommessamente ad un invito, prima di iniziare il mio racconto: cerchiamo di essere noi i primi ad abbandonare alcuni luoghi comuni.

Partiamo da un dato: la Lega ha fatto il pieno di voti proprio nelle aree di crisi - la deindustrializzazione del ternano e la distruzione del terremoto - dove le persone hanno votato su una base di bisogni materiali su cui non avevano risposte. Nelle zone del terremoto la candidata leghista Tesei ha preso percentuali dal 60% in su; a Preci, piccolo comune devastato dal sisma dove non hanno più nulla, sui tabelloni della piazza c'erano solo manifesti della destra. E del Pc di Rizzo.

Cittadini ignorati dal potere locale.

L'unico posto di ritrovo di Preci è un container, dove la mattina si fanno i funerali, poi si tolgono i drappi neri e si mettono i palloncini per la festa degli anziani; dove si fanno i documenti del Comune magari il medico ti visita. Il sindaco mi ha fatto tenerezza quando mi ha chiesto: “lei che viene da Milano, dica di organizzare i pullmann, di venire qui che ci sono le cose buone da mangiare. Un modo per mettervi a dormire lo troviamo… Se c'è qualche imprenditore che vuole fare i bottoni per la moda, noi ci siamo”. Un disperato bisogno che qualcuno dia loro attenzione. Altro che decreto terremoto: le persone vivono in roulotte parcheggiate da anni in giardino e Salvini è l'unico che se li è filati, anche solo per dargli una pacca sulla spalla. Che non risolverà i problemi ma qui vuol dire tanto.

Mentre Conte era da Cucinelli, dove un maglione costa come lo stipendio di un operaio, e Di Maio nel frantoio che esporta in Cina a 50 euro al litro, Salvini girava le sagre. Tra le nostre battute divertite. Durante una sosta a Spello, un gruppo di ragazzi che metteva i manifesti di una di queste feste popolari, mi spiegava che le sagre in Umbria ci sono in qualsiasi periodo dell'anno e su qualsiasi cosa. Questo perché sono un presidio sociale fondamentale. In luoghi dispersi e spesso difficili, sono il punto di ritrovo, è dove chi non può permettersi di uscire al ristorante si ritrova a mangiare tanto, bene e con poco, in compagnia di amici, conoscenti, sconosciuti, suoi simili.

La Lega e Fratelli d'Italia non hanno fatto campagna elettorale sulle loro parole d'ordine tradizionali, sicurezza e immigrazione: nei comizi occupavano uno spazio marginale. Si sono concentrati, invece, sulle questioni sociali legate alla profonda crisi che l'Umbria sta attraversando, e che chi stava al governo invece negava. "In Umbria si vive bene" mi diceva il commissario del PD parlando di una regione che in 10 anni ha perso il 17% del proprio Pil, è passata da una tasso di povertà che era metà della media nazionale ad essere peggio della media, e così per la disoccupazione, in particolare quella giovanile. E questo ha pagato.

Qui la Lega ha fatto il pieno di voti, in questo contesto, su questi temi.

A Terni – dove il Carroccio sfonda il 40% - pur in piena crisi, la fabbrica resta centrale. Per i giovani ci sono solo due prospettive: andarsene altrove, emigrare, perché il potere locale non ha mai creato alternative, o andare in fabbrica. Con una differenza: i loro padri - condannati alla fabbrica fino a 70 anni ("Voto per chi mi manda in pensione", mi dicevano all'AST) - hanno un posto sicuro. I giovani nemmeno quello. E chi ha peggiorato le leggi sul lavoro? Gli stessi che governavano l'Umbria.

L'elettorato leghista con cui ho avuto a che fare in questi giorni non ha nulla dei luoghi comuni in cui comodamente ci piace rifugiarci. Alla manifestazione di chiusura di Salvini c'erano cinque volte le persone che erano ad ascoltare Zingaretti, persino ad ascoltare Meloni c’erano più umbri che dal leader del Pd. Ho parlato con chi riempiva quelle piazze: non ho trovato né persone ignoranti, né becere, né estremisti esaltati. Parlo del "popolo" non dei vertici, che invece della destra tradizionalista sono pieni. Spiazzando anche me, mai, e dico mai, il tema immigrazione è stato il primo citato. Si partiva sempre da tre punti chiave: sistema bloccato, mancanza di prospettive, mancanza di ascolto dal potere.

La Lega qui è un partito di massa, trasversale da un punto di vista sociale e persino politico. Ci trovi i pensionati e gli operai che votavano a sinistra, i piccoli imprenditori in crisi orfani di Berlusconi. Cosa li unisce? Esattamente questo: sono persone che a vario titolo vivono una situazione di difficoltà e, in pratica, la destra è stata l'unica parte politica con cui di recente c'è stato un rapporto. Insomma, si è spostata sul terreno che tradizionalmente era dei suoi avversari ma che è stato lasciato totalmente libero.

La corruzione, il clientelismo, il malgoverno e la chiusura mentale e politica del Pd hanno fatto il resto.

A proposito: se ormai il Pd conserva solo il vecchio voto di appartenenza - vecchio anche in termini anagrafici e comunque sempre in erosione - qui la Lega è un partito di giovani, nei quadri e negli elettori. In piazza, sia alla chiusura della campagna elettorale sia dopo il voto, era pieno pieno di 20 e 30enni. E qual era la prima cosa che ti dicevano? Ho votato Lega sperando che il cambiamento sblocchi la situazione. Tutti fascisti e razzisti? Sarebbe davvero superficiale, se non da idioti pensarlo. Hanno riposto male le loro speranze? Probabile. Gli si può dare torto, viste le alternative? Non credo.

Massimo Alberti, giornalista, inviato di Radio Popolare

 

Qui, il reportage di Alberti dalle aree terremotate dell'Umbria.

Ultima modifica il Venerdì, 01 Novembre 2019 23:25

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