Sabato, 07 Dicembre 2019 16:42

Ponte Belvedere, proposta di project financing da 30 milioni di euro per l'abbattimento e la riqualificazione dell'area. Romano: "Progetto esorbitante per costi e impatto urbanistico, fermatevi"

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Un project financing da 30 milioni di euro - il 20% sarebbe a carico del Comune dell'Aquila - per l'abbattimento e la ricostruzione del Ponte Belvedere; un mega progetto che ridisegnerebbe il volto dell'intera zona, con passaggi pedonali e ciclabili, un cinema multisala, spazi culturali polifunzionali, uffici, aree commerciali e parcheggi. 

A proporlo l'impresa aquilana Unirest srl, l'unica ad aver dato seguito, ad oggi, alla manifestazione d'interesse stimolata da un bando pubblicato all'inizio di agosto su idea del vicesindaco del capoluogo Raffaele Daniele che detiene la delega alle Opere pubbliche. "Si tratta di un progetto che ridisegna l'intera area - ha spiegato Daniele ai microfoni del Tgr - e che opera una ricucitura con via Giovanni XXIII: riteniamo si tratti di una proposta qualificante. Abbiamo dato mandato agli uffici di verificarne la sostenibilità e l'utilità pubblica: poi, ci pronunceremo nel merito".

Si dovesse andare avanti, la proposta progettuale passerebbe dalla Conferenza dei servizi e poi verrebbe messa a gara europea con l'importo indicato: l'opera verrebbe affidata all'impresa capace di presentare l'offerta economica più vantaggiosa per l'amministrazione, stante la priorità riservata all'impresa proponente che si aggiudicherebbe comunque i lavori pareggiando la miglior proposta pervenuta.

Tuttavia, la strada pare difficilmente praticabile; dal punto di vista economico, innanzitutto, l'amministrazione ha messo sul piatto 2 milioni e 700 mila euro che lieviterebbero a 6 milioni di euro, si decidesse di dar seguito alla proposta: inoltre, il progetto è assai impattante e richiederebbe tempi lunghissimi di realizzazione necessitando, oltre tutto, di abbattimenti ed espropri di aree private, in particolare i condomini che insistono sotto il ponte, all'imbocco di via Fontesecco - e tra gli altri il discusso civico 29 - che, sfogliando il progetto, dovrebbero lasciar spazio a parcheggi e strutture architettoniche ad uso commerciale che i proponenti vorrebbero realizzare per rientrare dell'ingentissimo investimento. Col rischio di ulteriori accolli per l'amministrazione comunale.

Per questo, il capogruppo del Passo Possibile Paolo Romano ha chiesto all'amministrazione di "fermarsi", di chiudere all'ipotesi del project financing e di concentrarsi, piuttosto, su una soluzione che consenta, in tempi certi, e il più rapidamente possibile, di dare risposte concrete alla città, ai residenti che sono tornati a vivere in zona e ai commercianti che, coraggiosamente, hanno riaperto le loro attività su via Fontesecco. 

Romano ha colto l'occasione per ricostruire la vicenda del Ponte Belvedere che si trascina da anni.

A dicembre 2017, la Giunta comunale di centrodestra - insediatasi sei mesi prima - approvava la modifica della proposta progettuale sul consolidamento del ponte Belvedere, con l'inserimento di una campata in acciaio che avrebbe garantito - così si disse - maggiore sicurezza e minori tempistiche di esecuzione; otto mesi dopo, all'indomani del crollo del Ponte Morandi, l'allora assessore alle Opere pubbliche Guido Quintino Liris annunciò che finalmente, dopo 9 anni, sarebbero partiti i lavori "di un nodo stradale fondamentale per la città". Liris spiegò che erano in corso "da settimane" le prove sui materiali relativamente alle fondazioni, ai pilastri e alle campate del ponte; "una volta concluse le verifiche, presumibilmente entro 15 giorni, il progettista avrà 60 giorni per redarre il progetto definitivo ed esecutivo. Si andrà quindi a gara per la realizzazione dei lavori", promise.

Ed invece, ad ottobre del 2018 - un paio di mesi dopo - lo studio d'ingegneria Romolini, che si era aggiudicato lo studio per la progettazione del nuovo ponte, abbandonò l'incarico, rescindendo il contratto causa insufficienza dei fondi. Ovviamente, sono rimaste in carico al Comune dell'Aquila le spese per il lavoro svolto sino a quel momento, che si sono aggiunte a quelle già riconosciute all'Università che, all'indomani del sisma, aveva presentato uno studio sul ponte che, si badi bene, non è stato affatto compromesso dal terremoto, dal punto di vista strutturale almeno, riportando una lesione di taglio e lo spostamento lieve del sistema di appoggio. 

L’incarico affidato allo studio toscano Romolini risaliva a giugno 2016 in ragione di un ribasso d’asta pari al 73.77%, per un importo complessivo di 25.269 euro oltre oneri contributivi e fiscali, cifra che poi era lievitata di ulteriori 12 mila euro - ha tenuto a chiarire Romano - stante la nuova proposta progettuale avanzata dai tecnici, e consistente appunto nella sostituzione della campata centrale in acciaio e calcestruzzo armato, che aveva portato la spesa per i lavori da un milione e trecentomila euro a due milioni; una modifica che, come detto, aveva comportato anche l'aumento dell'importo d'affidamento della progettazione, inspiegabilmente rubricato dalla richiamata delibera di Giunta comunale a 'spesa per servizi complementari' resisi necessari - così venne scritto - 'a seguito di circostanze impreviste'.

Eppure si trattava di una scelta arbitraria. 

Si chiese all'epoca il capogruppo del Passo Possibile: "può un importo di due milioni di euro di lavori generare spese tecniche, in assenza di ribasso d'asta, di soli 38mila euro?"; o piuttosto, aggiunse, "è un modo per evitare una procedura di gara che dovrebbe essere aperta in virtù di una nuova parametrazione fatta sul nuovo importo dei lavori e ricorrere a un raggiro delle norme in materia?". 

Sta di fatto che, all'indomani della interrogazione del consigliere Romano alla Giunta comunale, lo studio Romolini decise di tirarsi indietro.

Da allora è passato più di un anno: in estate, l'amministrazione comunale ha deciso di cambiare rotta e di percorrere la strada del project financing. E' stato espletato, dunque, il bando con scadenza a 30 giorni per l'acquisizione di proposte per la ricostruzione del Ponte Belvedere e ne sono pervenute 8, ha chiarito Paolo Romano, dalle imprese Unirest srl, Porcinari srl, PDM Infrastrutture e perforazioni srl, Diva srl, Antonuzzo costruzioni srl, Mic srl, Procoge srl e De Francesco costruzioni srl. 

"Il 30 agosto - ha aggiunto il capogruppo del Passo Possibile, carte alla mano - le imprese sono state convocate in Comune per l'indicazione delle linee guida da seguire; l'amministrazione ha dato un termine non perentorio per la presentazione dei progetti: il 7 novembre. A quella data non è pervenuta alcuna proposta: mi è stato confermato a seguito di una richiesta d'accesso agli atti che ho depositato il 2 dicembre. Il giorno dopo, però, sono stato informato dagli uffici che, giusto il 3 dicembre, è arrivata la proposta dell'impresa Unirest srl. Una ipotesi progettuale che dovrà essere valutata dagli uffici, evidentemente, ma che pare davvero esorbitante per costi e impatto urbanistico, con un piano di rientro difficilissimo stante l'impegno economico che verrebbe messo in campo dai proponenti".

Fatte queste valutazioni, Romano ha dunque ribadito la richiesta all'amministrazione di "fermarsi", di abbandonare la strada del project financing - dato il termine non perentorio del 7 novembre, "fino a quando la Giunta intende restare in attesa di progetti di finanza tenendo ferma la ricostruzione del Ponte Belvedere?" si è domandato il capogruppo del Passo Possibile - di individuare "una soluzione adeguata, in termini di tempi e di costi", e di "sciogliere finalmente il nodo su abbattimento, come vorrebbe il vicesindaco Daniele, o ristrutturazione come era stato paventato dal predecessore Liris".

A dieci anni e mezzo dal terremoto, e col Ponte ancora interdetto al transito, una risposta, in effetti, è oramai dovuta.  

Ultima modifica il Sabato, 07 Dicembre 2019 18:01

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