"In queste ultime ore, si sono materializzate nel settore del trasporto pubblico locale le conseguenze nefaste di alcuni provvedimenti assunti dal precedente governo regionale e, purtroppo, confermati e ribaditi dall'attuale Giunta regionale. Ci riferiamo, nello specifico, alla decisione di trasformare alcuni servizi e tratte di trasporto pubblico locale, ritenuti da sempre 'essenziali' per i cittadini, in servizi commerciali legati, come è noto, unicamente a logiche di mercato e di profitto".
A dirlo è la Cgil che, per voce del segretario regionale Carmine Ranieri e del segretario provinciale Francesco Marrelli, ribadisce come la delibera di Giunta 756 del 29 novembre scorso, approvata dall'esecutivo di centrodestra, dia seguito alle decisioni assunte dal governo D'Alfonso col provvedimento 848/c del 29 dicembre 2017 che, nel definire i livelli dei servizi minimi e degli ambiti di traffico del trasporto pubblico locale, privò della contribuzione pubblica le tratte di collegamento da e verso la capitale, adducendo motivazioni che ancora oggi, e in considerazione delle numerose e legittime proteste di pendolari, studenti e lavoratori, restano per il sindacato "incomprensibili e dannose".
Tra una proroga e l'altra, a quella delibera è rimasto 'appeso' - per due anni - il destino della tratta L'Aquila-Roma con la politica locale, di destra e sinistra, che ha tenuto chiuso in un cassetto il problema, fino alla decisione di Tua di sopprimere 14 corse, tra giorni feriali e festivi, modificandone altre. Ed oggi, le reazioni indignate - da una parte e dall'altra - paiono davvero tardive.
Eppure, i pendolari - e non solo loro, a dire il vero - si erano mobilitati per tempo, spingendo l'allora presidente della Commissione regionale 'Territorio', Pierpaolo Pietrucci, a presentare una mozione, poi approvata, che impegnava la Giunta regionale "ad attivare un tavolo concertativo con tutti gli attori protagonisti della vicenda, quali i soggetti portatori di interesse come le Parti Sociali e le Associazioni/Comitati dei Pendolari, e ciò al fine di effettuare una approfondita e puntuale ricognizione dei servizi tesa a ricalibrare la definizione dei servizi minimi essenziali anche successivamente modificando e/o integrando" quanto previsto dalla riforma, e "a mantenere mediante apposito indirizzo nei confronti di TUA Spa, le tratte già oggetto di contribuzione quali Giulianova-Teramo-Roma e L’Aquila Roma - mancanti di alternative trasportistiche - e quelle relazioni che generano consistente pendolarismo dall’area della Marsica e della Valle Peligna verso Roma, all’interno del programma di esercizio di Tua Spa”.
Non se ne è fatto nulla. Così come non ha prodotto effetti l'iniziativa assunta dal Consiglio comunale dell'Aquila che, su impulso della Coalizione sociale, a giugno 2018 aveva approvato alla unanimità un provvedimento che impegnava l'esecutivo regionale, allora di centrosinistra, "a mantenere la tratta L'Aquila-Roma come servizio essenziale e per questo finanziato dai contributi regionali".
Sul punto, la coalizione di centrodestra che ha vinto le elezioni regionali giusto un anno ha 'giocato' parte della campagna elettorale in provincia dell'Aquila e ancora fino a qualche mese fa, era il 16 aprile 2019, il vicepresidente della Giunta regionale Emanuele Imprudente, innanzi al Consiglio, aveva ribadito la centralità degli interessi dei cittadini delle aree interne, sottolineando come la tratta Giulianova-L'Aquila-Roma avesse una peculiarità specifica "configurandosi come unico collegamento pubblico con Roma"; il rischio - disse quel giorno Imprudente - "è che alcune tratte, alcuni orari, oggi servizio pubblico essenziale e non solo per il forte pendolarismo tra L'Aquila e la capitale, lasciati al libero mercato possano venire meno": dunque, "non si può che gestire questa tratta in modo diverso dalle altre, rivedendo i servizi minimi, e calandola all'interno delle linee coperte da contribuzione".
E' andata diversamente.
"Escludere dalla contribuzione pubblica una tratta che assume finalità e funzioni economiche e sociali - ribadisce oggi la Cgil - ha costituito un grave errore ed era del tutto prevedibile che tale scelta avrebbe provocato i tagli di cui si sta parlando in questi giorni. Il cambio di compagine governativa della Regione Abruzzo, aldilà della propaganda elettorale a tutela delle aree interne, non ha cambiato la strategia e l'indirizzo, confermando la trasformazione in linea commerciale del collegamento su Roma gestito dalla società regionale Tua. Una decisione peraltro in assoluta antitesi rispetto a quanto riportato nell'ultimo rapporto Svimez che colloca l'Abruzzo al primo posto tra le regioni del sud per pendolarismo e dove oltre il 40% dei pendolari (con un elevato grado di istruzione e professionalità) ha meno di 35 anni. Questa scelta politica aggraverà ulteriormente una condizione di spopolamento già in essere e che riguarderà inevitabilmente le fasce più giovani della popolazione", l'affondo della Cgil.
D'altra parte, i disagi arrecati ai cittadini derivano dalla mancanza di una mobilità alternativa su ferro che, non a caso, ha costituito nel tempo il vero presupposto che ha indotto il legislatore a ritenere tale collegamento essenziale e quindi meritevole di contribuzione pubblica. Tra l'altro, "in ragione della natura commerciale del collegamento, e quale ulteriore condizione di negatività per il territorio e per le fasce più deboli, assisteremo al ripristino del pagamento delle tratte fino ad ora oggetto di esenzione nei confronti di disabili ed invalidi", ricorda giustamente la Cgil.
Per questo, il sindacato è tornato a chiedere al Consiglio regionale di "modificare l'impianto dei servizi minimi ripristinando tra gli stessi i collegamenti da e verso Roma, prevedendo una adeguata contribuzione potendo peraltro attingere, da un lato, alle risorse economiche del bilancio regionale che si libereranno già a partire dal 2020 e, dall'altro, evitando di destinare risorse ad iniziative estemporanee prive di interesse generale e strategico per i nostri territori. Analogamente è altresì necessario che il Consiglio Regionale assuma finalmente una posizione risolutiva rispetto alla mancata realizzazione del biglietto unico regionale che al momento è limitato ai cittadini dell'area metropolitana Chieti-Pescara".
Sulla stessa lunghezza d'onda il Comitato dei pendolari: ai microfoni di newstown, la presidente Donatella Sarra chiede che si congeli almeno per qualche giorno la messa in opera del nuovo esercizio. "In una intervista al vostro giornale [qui], Luigi D'Eramo ha dichiarato che cercherà di comprendere con il presidente di Tua cosa si può fare a tutela di un servizio fondamentale per la città: ebbene, chiediamo al deputato di farsi da tramite per fermare l'entrata in vigore del provvedimento annunciato. Spero ci sia tempo per trovare una soluzione: in questo senso, accogliamo con favore l'invito dell'assessore comunale Carla Mannetti alla riunione del prossimo 10 febbraio".
Sarra ribadisce la richiesta che il Comitato, in verità, avanza da mesi: "sono state assunte decisioni in modo unilaterale, senza che siano stati minimamente coinvolti i diretti interessati, e cioé i pendolari. Da tempo chiediamo a Tua, e l'ho fatto personalmente il 23 gennaio scorso in Commissione regionale, di avere la documentazione di controlleria, i rapporti su abbonamenti e prenotati a bordo degli autobus; per fare un esempio, Giuliante ha spiegato che la corsa delle 4:30 del mattino da L'Aquila a Roma è stata soppressa perché al di sotto dei 10 viaggiatori giornalieri: tuttavia, sappiamo che non è affatto così. Purtroppo, gli abbonati aquilani non hanno l'abitudine di prenotare il posto e, d'altra parte, il sistema non rileva i viaggiatori che fanno il biglietto a bordo. Ma il 17 gennaio scorso, e ne abbiamo prova fotografica, sull'autobus c'erano almeno 25 persone; e negli altri giorni i viaggiatori erano comunque più di 10. Per questo motivo, chiediamo di poter controllare la documentazione con l'azienda".
La presidente del Comitato aggiunge che "la tratta L'Aquila-Roma non può essere sottratta a contribuzione pubblica per diversi motivi: innanzitutto, per i viaggiatori non ci sono alternative, non essendoci collegamenti su ferro tra il capoluogo e la Capitale; e poi, parliamo di una tratta caratterizzata da pendolarismo quotidiano, e ciò non accade per altre linee".
Posizioni che Sarra, a nome dei pendolari, porta avanti da due anni, inascoltata da una politica distratta e schizofrenica; eppure, il Comitato mantiene un atteggiamento assolutamente collaborativo: "la mobilitazione della politica locale arriva in ritardo ma non importa; in questi mesi, abbiamo bussato alla porta di tutti, da destra e sinistra: alcuni ci hanno fatto promesse che non hanno mantenuto, altri non ci hanno voluto incontrare. Non fa niente, possiamo capirlo. L'importante è che si prenda consapevolezza di ciò che sta accadendo, del danno che si sta arrecando alla città: ci auguriamo che ci sia la volontà di intervenire, e in questo senso sollecitiamo la convocazione di una Commissione straordinaria sui trasporti, alla presenza del governatore Marco Marsilio".