"La solidarietà nei confronti dell’Aquila in questo periodo di emergenza sanitaria, che purtroppo sta diventando anche e soprattutto economica in una realtà che ancora non assorbe in pieno il duro colpo provocato dal sisma del 2009, deve vedere in prima linea le imprese. Da più parti si sottolinea come le stesse debbano essere destinatarie di aiuti allo scopo di garantire il livello produttivo nazionale e locale ma devono essere al contempo ricoprire un ruolo di primo piano per sostenere città e territorio. E non mi pare che ciò stia accadendo".
Ad affermarlo, in una nota, è il presidente del consiglio comunale Roberto Tinari.
"Le grandi aziende che hanno sede all’Aquila sono poco inclini ad assumere giovani aquilani, nemmeno quelli che hanno un percorso di studi assolutamente virtuoso, una laurea con la lode e che hanno dimostrato capacità tali da essere apprezzati al di fuori della nostra città, ma non nel nostro territorio. Infatti si ha conoscenza di assunzioni di aziende aquilane di personale proveniente da fuori città a discapito e trascurando la forza lavoro locale. Per non parlare poi di quelle aziende che addirittura mandano a casa le persone in questo periodo di emergenza".
"Una grande industria che ha iniziato la produzione qualche anno fa nel campo dell’economia circolare, segnatamente del riciclo dei materiali elettronici, ha dato il ben servito a un dipendente che aveva un contratto a tempo determinato. In punto di diritto, un contratto scaduto potrebbe non essere rinnovato. Ma, mi chiedo, è questo il modo di essere al fianco dei cittadini in un momento così grave di pandemia e di ristrettezze?".
"Si tratta di un ex lavoratore del polo elettronico, che, in base agli accordi pregressi, aveva diritto ad essere riassorbito dalla nuova azienda insediata nel Tecnopolo. Ma solo dopo tanto tempo, e con un contratto a tempo determinato, ha visto riconosciuto il suo diritto da parte di un’impresa che ha conosciuto diverse vicissitudini e la cui situazione è stata oggetto anche di un Consiglio comunale specifico. Ritengo questa vicenda da una parte surreale e dall’altra censurabile".
"Ovunque si sta cercando di lavorare nella direzione di limitare al massimo le sofferenze che stiamo vivendo, per via dell’emergenza attuale causata dalla diffusione del coronavirus. E cosa fa questa azienda? Non rinnova il contratto a un lavoratore che, ribadisco, aveva diritto ad essere riassorbito nel mondo produttivo. Sarà perché il dipendente in questione è uno stretto parente del Presidente del Consiglio comunale, ossia di chi scrive?".
"Mi auguro in un’immediata revisione di tale decisione, altrimenti non potremo che trarre la conclusione che le aziende insediate all’Aquila pensano solo ai sostegni economici da incamerare a quattro mani e non certo – come dovrebbero – per assumere il dovuto ruolo di contribuire al benessere del territorio aquilano".