Mercoledì, 09 Aprile 2014 21:48

Regionali, candidature e codice etico fanno vacillare il centrosinistra

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Le recenti dichiarazioni di Luciano D'Alfonso a proposito dell'appello del processo Housework nel quale è imputato - "Sono certo che verrò assolto ma se così non fosse ricorrerei in Cassazione e continuerei a governare" - unite alla sua scelta di accogliere, nella coalizione che sostiene la sua candidatura alla presidenza della Regione, i cosiddetti transfughi del centrodestra (da Daniela Stati a Angelo di Paolo, entrambi ex assessori della giunta Chiodi; Di Paolo addirittura è stato in carica fino all'altro ieri) nonché personaggi come Giorgio D'Ambrosio (ex presidente dell'ente d'ambito Ato di Pescara, finito nell'occhio del ciclone per lo scandalo dell'inquinamento delle acque di Bussi) stanno provocando, ogni giorno che passa, mal di pancia e fibrillazioni all'interno dei partiti di centrosinistra .

Malumori a lungo taciuti o sussurrati a mezza bocca stanno venendo allo scoperto. Gli scontenti sono soprattutto nelle fila di Sel e dell'Italia dei Valori, due partiti che hanno sempre fatto della legalità la propria bandiera; ma anche nel Pd, passato senza soluzione di continuità da una linea giustizialista a una ipergarantista, c'è chi storce il naso, in primis la senarice Stafania Pezzopane, che qualche giorno fa aveva dichiarato: "Nove liste in appoggio a D'Alfonso sono troppe, non abbiamo bisogno dei transfughi del centrodestra. Appoggiamo Luciano ma basta con i giochetti".

A fare la voce grossa, ieri, è stata Sel. Il coordinamento dell'Aquila ha parlato di una "degenerazione dei principi fondanti la coalizione di centrosinistra" e ha poi aggiunto: "Siamo preoccupati dall'involuzione che il candidato D'Alfonso vuole imprimere ai valori e alle scelte di cambiamento necessarie per l'Abruzzo e per la città dell'Aquila. Ancor di più siamo preoccupati per le gravi dichiarazioni di D'Alfonso in merito al rifiuto di dimettersi in caso di condanna in appello. Questo è contro i principi di etica politica su cui i candidati alle primarie del centrosinistra si sono impegnati aderendo alla Carta di Pisa" ossia al codice etico che in teoria vieterebbe ai rinviati a giudizio di candidarsi e di occupare cariche pubbliche.

Un problema che D'Alfonso e il Pd, per il momento, hanno aggirato opponendo alle critiche una serie di argomentazioni piuttosto cavillose: "Il codice etico parla di rinvio a giudizio" aveva detto qualche tempo fa il segretario regionale del Pd Silvio Paolucci a NewsTown "Nel caso di specie si parla di un post giudizio perché il giudizio c'è già stato. E poi le possibilità che D'Alfonso venga condannato sono praticamente nulle perché fino ad ora è stato assolto in 53 procedimenti". Un refrain, quello del numero delle assoluzioni collezionate finora, ripetuto spesso anche dall'ex sindaco di Pescara.

"D'Alfonso parla con piglio berlusconiano" ha rintuzzato Maurizio Acerbo che, contestualmente, ha invitato Sel e Idv a uscire da una "coalizione transgenica": "Mi domando" ha affermato il consigliere regionale di Rifondazione, anch'egli candidato alla presidenza "come facciano Sel e IdV a persistere in una coalizione il cui candidato presidente platealmente disconosce gli impegni assunti".

Sel e Idv finora hanno fatto buon viso a cattivo gioco ma l'impressione è che se D'Alfonso dovesse continuare a tirare la corda questa potrebbe anche spezzarsi.

"La cosa è semplice" ha detto Franco Caramanico, consigliere regionale di Sel "Abbiamo lavorato per costruire un governo di centrosinistra con un programma dettagliato, una carta d'intenti e un codice etico. Mi attengo a questo impegno e mi auguro che ci sia un atteggiamento di rispetto degli accordi anche da parte di altre forze politiche. In questo senso rivolgo un appello al Pd affinché parli con il candidato alla presidenza Luciano D'Alfonso".

Anche l'Idv, per bocca di Alfonso Mascitelli, segretario regionale nonché ex sfidante di D'Alfonso alle primarie del 9 marzo, per il momento non abbandona la barca ma invita D'Alfonso a "non fare ammucchiate" riservandosi il diritto di decidere se uscire dalla coalizione qualora il candidato del centrosinistra non dovesse rispettare codici etici e carte d'intenti: "Il Pd ci dica cosa vuole fare" ha detto Mascitelli "senza ipocrisie o dichiarazioni individuali".

Tra i partiti e i movimenti che hanno lanciato un monito c'è anche Abruzzo civico dell'ex direttore del Tg1 Giulio Borrelli: "Appoggiamo il candidato del centrosinistra Luciano D'Alfonso ma se dovesse essere condannato per corruzione di appello e non si dimettesse siamo pronti a sciogliere il nistro patto"

Il Pd, dal canto suo, minimizza. Il segretario regionale Silvio Paolucci è convinto che non ci sia nessun problema di tenuta della coalizione ed è sicuro che alla fine il partito troverà la quadra con tutti gli alleati, confidando probabilmente nel fatto che nessuno sarà così pazzo da saltare giù da una gioiosa macchina da guerra lanciata a tutta velocità verso una vittoria elettorale che, complice anche lo stato a dir poco confusionario in cui versa il centrodestra, ha, ormai, pochi margini di dubbio.

 

Ultima modifica il Giovedì, 10 Aprile 2014 12:59

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