Con conseguenze che potrebbero avere pesanti ripercussioni sulle prossime elezioni in Abruzzo. Il Pd regionale non ha preso affatto bene le posizioni antibersaniane di Stefania Pezzopane che ha deciso di non votare Franco Marini, aquilano di San Pio delle Camere, sostenendo la candidatura del giurista Stefano Rodotà. “Grazie a franchi tiratori come lei si è alimentato lo sconforto nel nostro popolo e negli abruzzesi, complimenti”, ha detto l’onorevole Tommaso Ginoble. Parole dure anche dal capogruppo Camillo D’Alessandro, il più giovane tra i 1007 grandi elettori, e dalla D'Incecco: "chi ha tradito ha gettato fango su due personalità di grande valore come Franco Marini e Romano Prodi".
Parole che hanno costretto la senatrice a precisare, spiegare, difendersi: "hanno fatto tutti finta di niente, che andasse tutto bene, come spesso accade - ha detto - Facciamo finta che siamo d'accordo, facciamo finta che abbiamo vinto le elezioni, facciamo finta che siamo uniti. E intanto perdiamo i nostri elettori, che davvero non riescono a capire perché dopo aver detto per 50 giorni no al governassimo, sì al governo con Grillo, quando siamo ad un passo dal farlo, votando Rodotà e costruendo un governo di cambiamento, ci tiriamo indietro per accordarci con Silvio Berlusconi, Antonio Razzi e Paola Pelino".
Una posizione condivisa dai Giovani democratici dell'Aquila che, come in altre città d’Italia, hanno simbolicamente occupato la sede del Pd di viale della Croce Rossa esponendo un cartello molto chiaro: “basta giochi di palazzo, è tempo di cambiare… ora”. Anche il Pd cittadino ha sostenuto Stefania Pezzopane, finita nel vortice delle polemiche: “l’elezione di Marini, persona onesta e degnissima, non sarebbe stata la risposta giusta alle istanze di cambiamento che arrivano dalla nostra società e dal nostro elettorato”.
Una vera e propria spaccatura, che potrebbe avere serie ripercussioni sulla tenuta del partito, in Abruzzo. “Il Pd non si regge se il percorso individuale prevale sul progetto complessivo”, ha sottolineato il segretario regionale Silvio Paolucci, “ovviamente la mancata presidenza Marini rappresenta un’occasione persa per l’Abruzzo, anche se quella candidatura aveva un valore tutto nazionale”. E sul voto della Pezzopane, ha aggiunto che “è stato un errore politico”.
L’aria è tesa, inutile negarlo. Non è certo il modo migliore per iniziare a pensare all’appuntamento con le regionali, insomma. Il Pd aquilano, in questo momento, pare isolato. Pericoloso, se è vero che la ricostruzione del capoluogo dovrebbe essere argomento centrale dell’agenda del centro sinistra che, in queste settimane, non ha mancato di far sentire la propria voce contro la gestione dell'ex commissario Gianni Chiodi.
Come se non bastasse, Stefania Pezzopane ha dovuto subire anche le pesanti accuse del concittadino Bruno Vespa che, nella trasmissione Porta a Porta, aveva sottolineato come fosse stata eletta in Senato solo grazie al passo indietro di Franco Marini. Poi pugnalato in aula. La senatrice ha chiarito di essere stata scelta come capolista, alle ultime elezioni, grazie alla vittoria alle primarie a cui Marini nemmeno aveva partecipato, beneficiando di una deroga. Secca la replica del giornalista Rai: “Temo che la Pezzopane abbia torto”, ha detto, “Al momento della presentazione delle liste fu il vice segretario Enrico Letta nella riunione della direzione del partito a ringraziare pubblicamente l’ex sindacalista per aver ceduto il posto alla signora Pezzopane. La senatrice, pertanto, è stata eletta soltanto per questo atto di generosità”.
Le polemiche non sono destinate a placarsi, c'è da giurarci. "Le ragioni del mio voto a Rodotà”, ha scritto oggi la Pezzopane in una nota, “sono state esclusivamente politiche. Non ho voluto appiattirmi alle logiche di un gruppo dirigente incapace di ascoltare. Un gruppo dirigente che ha scelto fin dal primo voto l'inciucio col Pdl, incomprensibile a milioni di nostri elettori, che votando come me per Pier Luigi Bersani avevano detto no al governissimo. A non votare Marini sono stati in 200, nei banchi della destra e della sinistra e non è stato certo il mio voto (che avrei potuto tacere, come hanno fatto in tanti) ad affossarlo. Non c'entra niente l'Abruzzo e tantomeno la ricostruzione dell'Aquila. Neanche nel Pcus si assisteva a una simile caccia alle streghe".