"Le dichiarazioni di Giuliante sono sconcertanti". Rita Innocenzi, segretario generale FP Cgil, risponde così alle affermazioni di Gianfranco Giuliante sull'immigrazione.
Giuliante, assessore regionale uscente e candidato di Forza Italia alle elezioni del 25 maggio, replicando a una nota in cui Pierpaolo Pietrucci aveva criticato la giunta Chiodi per non aver messo in atto nessuna vera politica di accoglienza per i migranti, aveva scritto: "L’accoglienza, quando possibile, è un atto di civiltà ma per un malcelato senso solidaristico non può trasformarsi in una serie di privilegi in danno di italiani altrettanto bisognosi che si vedono scavalcati in graduatorie, nella gestione degli alloggi e quant’altro". Insomma, prima gli italiani, poi gli immigrati.
"No a forme di cittadinanza monoculturali" ribatte, con una nota firmata dal segretario della Funzione Pubblica, la Cgil.
"Prendendo spunto dal valore della giornata del Primo Maggio" si legge nel comunicato del sindacato "avendo letto, nelle ultime ore, alcune sconcertanti dichiarazioni, ci permettiamo di suggerire a Giuliante una lettura diversa della realtà dei nostri tempi".
"Rammentiamo che, nel corso della storia, è stato il Lavoro che ha dato concretezza ai diritti umani dando vita allo Stato sociale, ossia alla frontiera più avanzata della cittadinanza".
"Non si può pensare che nel nostro Paese e nei nostri territori, oggi, si arrivi a promuovere cittadinanza in modo monoculturale perché, se si segue questa finzione, la cittadinanza democratica scompare sostituita da conflitti, frammentazioni e gerarchizzazioni che generano infruttuose guerre tra poveri".
"Di tutto abbiamo bisogno in Abruzzo - ed in particolare all’Aquila - fuorché di messaggi che, cavalcando il disagio dei più deboli, ponendoli gli uni contro gli altri, puntino a celare l’obiettivo che deve essere quello di costruire fiducia comune tra i cittadini in una società che oggi è profondamente ingiusta, non per quanto asserito da Giuliante ma, semmai, perché non vi è una equa distribuzione del reddito, una società dove aumenta il consumo dei soli beni di lusso, dove i ricchi sono sempre più ricchi e le fasce medio basse divengono sempre più povere".
"Nelle vie del centro storico dell’Aquila - nei cantieri della Ricostruzione - nelle nostre strutture sanitarie, negli sportelli dei nostri uffici pubblici c’è una realtà che chiede alla città capoluogo di divenire un luogo interculturale, ossia un luogo dove la diversa provenienza, nel dialogo, diviene arricchimento reciproco".
"Basta chiedere ad un bambino delle nostre scuole materne e delle nostre scuole elementari i nomi dei propri compagni di classe per capire che non c’è spazio e non c’è ragione - né qui, né altrove - per porsi fuori dalla storia".