"A Ventotene è rinata un'idea dell'Europa, a L'Aquila può rinascere un'idea di città".
Con queste parole Barbara Spinelli ha aperto l'incontro nazionale de 'L'Altra Europa con Tsipras', a L'Aquila. A qualche giorno dall'iniziativa nell'isola di confino dove Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi scrissero il manifesto "Per un'Europa libera e unita", a dire che l'altra Europa rinasce da quei principi fondamentali, la lista che sostiene la candidatura di Alexis Tsipras alla presidenza della Commissione ha scelto il capoluogo d'Abruzzo. "Per me, una città dove è nata una resistenza", ha sottolineato Barbara Spinelli.
Eccolo, il filo rosso che ha legato le iniziative nazionali di questi giorni: la resistenza al regime fascista, la resistenza alla "grande menzogna berlusconiana". L'idea di città che qui si è mostrata, e che continua evidentemente ad essere coltivata, non è affatto l'idea della città così come esiste nella civiltà europea, fatta di spazi pubblici oltre che di abitazioni, di piazze e luoghi d'incontro che non siano un centro commerciale, o peggio un parcheggio. La città europea deve ancora rinascere, può farlo da qui".
Prima dell'incontro organizzato dal comitato locale dell'Altra Europa alle porte del Parco del Castello, accompagnata dalla candidata aquilana Anna Lucia Bonanni, Barbara Spinelli ha incontrato alcune insegnanti del comitato Oltre il Musp, nel plesso scolastico Gianni Rodari a Sassa. Ha poi ascoltato le voci dei lavoratori dell'ex polo elettronico. Emergenze che si sommano ad emergenze: a cinque anni dal terremoto, sono ancora 6mila i bambini costretti a far lezione in moduli provvisori che accusano il logorio del tempo, con la ricostruzione delle scuole ancora lontana. E sono migliaia i posti di lavoro che stanno andando in fumo, con la disoccupazione che è schizzata dall'8.5% del 2008 al 12.6% del 2013 e con le ore di cassa integrazione che sono aumentate del 1300%.
L'Aquila però, in questi anni, ha saputo mostrare anche altro: "Ricordo come fosse ieri il 14 febbraio 2010, quando è nato il 'Popolo delle Carriole' che ha abbattuto le transenne che impedivano l'accesso al centro storico. Poi, è nato il 'Comitato 3e32'. E, ancora, l'esperienza di 'Appello per L'Aquila': quando penso a questo movimento cittadino di resistenza, mi viene in mente che in fondo la nostra lista è il tentativo, assai simile, di far emergere dal basso tante iniziative cittadine che si occupano quotidianamente del bene pubblico, che intendono rimettere al centro un'altra idea di città, di beni comuni che non possono essere privatizzati perché appartengono a tutti. E' vero: c'è una forte connotazione di sinistra nella lista Tsipras. La sinistra, però, ha aderito ad un percorso resistente già in atto. Avrete capito che non sto parlando del Pd, perché non si tratta affatto di sinistra", ha ironizzato Barbara Spinelli.
Che ha poi chiarito che "pur essendo molto critici verso l'Europa, ne sentiamo il bisogno perché l'alternativa è un ritorno ai nazionalismi. In paesi dove la democrazia si sta un pò svuotando, come in Italia, l'Europa è utile perché impone delle buone regole che il governo, però, sta violando apertamente. Penso alle opere pubbliche, e per opera pubblica si intende anche la ricostruzione post-sisma o il Tav: in una direttiva dell'Ue, è scritto che le opere pubbliche finanziate da contributi europei si possono fare soltanto con il consenso della popolazione. Visto che il consenso non è stato cercato per la ricostruzione dell'Aquila, e neppure per il treno dell'alta velocità, si potrebbe intentare al governo Italiano un bel processo per infrazione".
"L'Altra Europa con Tsipras vuole ritrovare il valore della città e dunque della civiltà europea", ha infine concluso Barbara Spinelli, passando il microfono alla candidata aquilana Anna Lucia Bonanni. "Siamo qui per imparare, perché avete tantissime cose da insegnarci".
"Abbiamo da affrontare la ricostruzione del nostro territorio così come di altri territori in Italia, spariti dall'agenda politica, e penso all'Emilia Romagna dove si stanno ripetendo molti errori già commessi qui", ha incalzato la candidata aquilana. "Abbiamo da risanare i nostri territori: due giorni fa, l'alluvione nelle Marche. Al solito, ogni volta che piove questo paese vive delle tragedie: non è accettabile. Dobbiamo mettere in sicurezza il territorio e dare sicurezza alle persone. E poi dobbiamo ricostruire le zone devastate da calamità naturali, che tanto naturali non sono perché spesso frutto della mancata prevenzione, e da catastrofi ambientali: in Abruzzo, abbiamo il tragico esempio di Bussi. Un italiano su sei vive in un territorio a grave rischio inquinamento o gravemente inquinato. La ricostruzione che abbiamo davanti non possiamo affrontarla con le politiche dell'austerità: ci vuole un grande piano di investimenti europeo che sappia garantire alle persone sicurezza, benessere, e che sappia costruire un nuovo modello di sviluppo che vada nella direzione della riconversione ecologica della produzione".
Accanto a Barbara Spinelli e Anna Lucia Bonanni, alcuni candidati de L'Altra Europa nella circoscrizione Sud: Roberto Mancini, Gaetano Cataldo, Tonino Perna. Il finale, è stato affidato alle parole di Moni Ovadia. "Mi domando come una persona intellettualmente onesta possa dubitare del valore della scelta di sostenere l'Altra Europa. Le cose son talmente inequivocabili che forse possiamo noi, per paradosso, rispondere che siamo l'unico voto utile in questo momento. Semplicemente, perché siamo portatori della rivoluzione della ragione.
Moni Ovadia si concede una citazione tratta dal libro "Tsipras Chi?" di Matteo Pucciarelli e Giacomo Russo Spena, che verrà presentato a L'Aquila il prossimo 15 maggio: 'Le nostre democrazie sono intrappolate da sistemi troppo grandi per fallire, o meglio, troppo grandi da controllare. Le nostre democrazione sono state indebolite dall'economia globale, con dei giocatori che possono eludere le leggi, evadere le tasse, scavalcare le norme ambientali o del lavoro. Le nostre democrazie sono in pericolo: minacciate dalla crescente diseguaglianza e dalla crescente concentrazione della ricchezza e del potere, dalle lobby, dalla corruzione, dalla velocità dei mercati. Oggi abbiamo globalizzato i mercati ma non abbiamo ancora globalizzato le nostre istituzioni democratiche. Così i nostri politici sono relegati alla gestione della piccola politica locale mentre i nostri cittadini sono preda di forze che sfuggono al loro controllo. L'Europa deve diventare un nuovo esperimento di democrazia globale, un nuovo tipo di democrazia'.
"Queste sono parole di Andreas Papandreou, socialista, leader del Pasok, uno dei responsabili del disastro greco insieme agli speculatori che ben conosciamo. Dice cose che sostanzialmente anche noi sosteniamo, almeno in parte. Come mai un alleato di Renzi, sulla carta, dice queste cose? Evidentemente, il colpo che ha dato al suo Paese e il contraccolpo di infamia subito ha aperto i suoi occhi: un minimo di sforzo intellettuale per capire che il progetto della lista de L'Altra Europa è la rivoluzione del buon senso".
I socialdemocratici - sostiene Ovadia - hanno dimenticato le loro origini: "Una volta avevano esponenti come Olof Palme, oggi si sono ridotti alla caricatura della propria radice omologandosi ai così detti popolari. Un partitone unico in Europa, con l'ala sedicente di centrosinistra e l'ala non sedicente di centrodestra". In questa configurazione politica, il voto a Tsipras "è l'unico voto democratico. Il partitone unico è appiattito sulla nefasta ideologia del neoliberismo che non ha niente più a che vedere né con il liberismo né con il liberalismo. Si tratta piuttosto di un progetto di potere che vuol trasformare le democrazie in oligarchie di potentati finanziari ed economici. Non è una affermazione ideologica - continua Ovadia -, la lista Tsipras ha pochissima ideologia: porta idealità, piuttosto. L'ideologia è tutta dalla parte del neoliberismo e mente sempre sui propri scopi".
Ovadia si sofferma poi sul trattato di libero scambio transatlantico: "Mette nelle mani delle grandi corporations il destino dei cittadini senza che possano neanche conoscere cosa hanno deciso di fare, perché il trattato viene negoziato segretamente. Neppure i nostri governanti possono accedere alle vere condizioni del contratto. Significa che se un governo nazionale decide di varare un salario minimo garantito, una corporation può intentare causa dicendo che viola le regole del libero mercato".
Un sistema di tirannia fondato sulla condizione servile. Un baratro che si fonda sull'idea che il mondo sia destinato alla trattazione privatistica. "Come siamo arrivati a questo punto? Siamo dinanzi alla dichiarazione che non esiste più spazio pubblico né spazio collettivo né valore delle elezioni perché il governo dei nostri paesi conta oramai meno del due di picche quando a briscola c'è seme quadri". Infatti, gli ultimi tre governi non eletti - incalza Moni Ovadia - "hanno giocato alle tre carte, mentendo sistematicamente: dunque la flessibilità, in realtà sappiamo che si tratta di precarizzazione, creerebbe posti di lavoro. A verifica, invece, si riscontra l'aumento iperbolico della disoccupazione. Mentono sapendo di mentire".
A livello nazionale, si può fare poco o niente. "Dobbiamo guardare all'Europa come chiave di volta per fare qualcosa in Italia, che oramai vive un degrado culturale e persino antropologico. Piccola riflessione: la sinistra porta una responsabilità pesantissima. Abbiamo pensato alle questioni di lana caprina, di identitarismi e simbolini, mentre il paese andava alla catastrofe. La lista Tsipras apre uno spiraglio alla fine del tunnel".
In Grecia, Syriza ha saputo costruire una sinistra di governo che - oggi - è il primo partito di maggioranza relativa, "con un leader, con un progetto chiaro, con la capacità di comunicarlo. Un miracolo, se è vero che nei periodi di crisi sono le destre populiste e fasciste ad attirare consensi. Vuol dire che si può fare, anche in Italia: non siamo glorosiamente sconfitti per definizione, ma per vocazione e per le cazzate fatte in questi anni".