Gran Sasso, è bagarre. "La nuova seggiovia delle Fontari prevista dall'atto deliberativo per il rilancio dello sviluppo turistico del Gran Sasso non andrà a sostituire la precedente - aveva attaccato qualche giorno fa Enrico Perilli, consigliere di Rifondazione Comunista - ma occuperà una nuova posizione, sorvolando orto botanico e strada di accesso all'albergo, con vari ordini di problemi: di sicurezza per utenti e operatori della montagna, paesaggistici e ambientali per l'impatto sulla vegetazione. Infine urbanistici: ancora nessuno ha chiarito se quell'area ricada o meno all'interno del piano d'area. In caso negativo sarebbe necessaria una variante al piano paesistico regionale i cui tempi sono lunghissimi".
A stretto giro, era arrivata la replica di Pierpaolo Pietrucci, candidato del Partito Democratico al Consiglio regionale: "Il piano industriale del Gran Sasso deve andare avanti. Dobbiamo avere il coraggio di assumerci delle responsabilità e fare delle scelte, specialmente se queste sono così importanti per la vita dei cittadini e per il rilancio di un territorio così centrale come quello a cui fa riferimento il piano. Detto questo, considero l’ambiente e il territorio abruzzesi componenti essenziali per il rilancio, non vincoli e freni per lo sviluppo. Chi mette l’economia e lo sviluppo sul fronte opposto rispetto alla tutela ambientale sono i gattopardi interessati al mantenimento dello status quo".
Stamane poi, il sindaco Cialente - tra i più fermi sostenitori della necessità di andare speditamente alla realizzazione del piano industriale per il rilancio del Gran Sasso - è passato al contrattacco: "Il gioco si fa serio perché in ballo c'è il futuro di questo territorio", ha sottolineato in una intervista a Il Centro. "Sulle Fontari andrò avanti, se c'è chi - per motivi politici o clientelari - non si riconosce nel programma di governo, dica chiaramente alla città che sta lavorando per bloccare lo sviluppo turistico del nostro territorio". Evidente il riferimento a Rifondazione Comunista che - in maggioranza - esprime anche un assessore, Fabio Pelini: "Stiamo parlando di progetti che molti di quei sedicenti ambientalisti non hanno neppure visto", incalza Cialente. "Se non riusciremo a fare la nuova seggiovia, salterà tutto il piano con Invitalia. La stagione non potrà ripartire e non resterà altro da fare che licenziare i dipendenti del Centro turistico, che a quel punto dovrà chiudere i battenti con conseguenze gravissime anche per il comprensorio di Assergi. Ci ritroveremo a dover fare i conti con un danno di svariati milioni di euro e con la fine del progetto. Una cosa inaccettabile. Non resteremo a guardare".
Cialente ha minacciato azioni legali nei confronti di chi firmerà esposti o ricorsi per bloccare il progetto. Un avvertimento alle realtà che si sono ritrovate sabato scorso, sul Gran Sasso, per contestare le decisioni dell'amministrazione attiva. "Vengono qui a parlare di cose che non conoscono", ha ribadito il primo cittadino, lasciando intendere che gli ambientalisti erano arrivati dalla costa adriatica. "Farebbero bene ad organizzare convegni sugli scandali veri accaduti in Abruzzo: Bussi, per citarne solo uno. Non accetto più che si possa mettere in ombra l'operato del Comune o che qualcuno ci definisca dei vandali. Qualcuno è in cerca di pretesti, per fare evidentemente altro, senza capire che la musica è finita".
Parole che non sono affatto piaciute a Maurizio Acerbo, candidato presidente con la lista de 'L'Altro Abruzzo' alle elezioni regionali: "Le dichiarazioni del sindaco Cialente contro ambientalisti della costa appaiono inutilmente offensive e esasperate", ha detto Acerbo. "Inoltre, riproducono modelli regressivi di contrapposizione tra abruzzesi. In merito al dibattito sugli impianti del Gran Sasso, il sindaco dovrebbe sapere che Rifondazione Comunista e il fronte ambientalista più in generale hanno sempre avuto uno sguardo d'insieme sull'intera regione. La dimostrazione è la vicenda della discarica dei veleni di Bussi scoperchiata da Rifondazione Comunista e WWF che portarono alla ribalta le resposabilità del partito dell'acqua, tra gli altri di Di Matteo e D'Ambrosio candidati nella coalizione sostenuta dal sindaco Cialente per le elezioni regionali".
Cialente - ha attaccato senza mezzi termini Acerbo - "sostiene i politici che hanno fatto bere a centinaia di migliaia di persone acqua contaminata da sostanze pericolose, mentre ambientalisti e Rifondazione possono con orgoglio rivendicare di aver posto fine con le proprie denunce a questo attentato alla salute dei cittadini. Al di là degli insulti e delle minacce con cui il primo cittadino risponde alle obiezioni dei suoi interlocutori mi sembrano lecite le domande di fondo poste dagli ambientalisti e anche dal nostro consigliere Perilli: il nuovo tracciato della seggiovia Fontari ricade o meno all'interno del piano d'area? Il sindaco ha un'idea di turismo che investe l'area del Gran Sasso per l'intero arco dell'anno? Se sì, quale? E' vero che sono state legalizzate opere in contesti montani ampiamente impattanti (strada Aragno San Giacomo, aree camper) che potevano essere realizzate in maniera meno impattante? E' vero che analoghi progetti stanno per investire anche S. Pietro della Jenca?".
"Compito di un sindaco dovrebbe essere quello di favorire il dialogo e il confronto, non di esasperare il conflitto strumentalizzando le preoccupazioni dei lavoratori a cui va tutta la nostra solidarietà", incalza Acerbo. Che poi sottolinea come ambientalisti "hanno avanzato proposte rivolte al potenziamento dell'offerta turistica per tutto l'anno e quindi non si può presentarli come nemici né invasori visto che la maggioranza degli intervenuti erano aquilani. E' piuttosto triste - ha concluso - constatare che le posizioni e il linguaggio di Cialente e del PD sulle tematiche del territorio siano sempre più affini alla destra che alla più avvertita cultura di sinistra e ambientalista".
Un vero e proprio affondo. Che fa molto rumore. Anche perché, come già evidenziato nella intervista rilasciata da Acerbo a NewsTown, in giorni di battaglia politica asprissima in vista delle regionali tra l'Altro Abruzzo e Luciano D'Alfonso, candidato del Partito Democratico sostenuto anche da Massimo Cialente - l'appoggio del gruppo locale di Rifondazione Comunista alla maggioranza Pd del primo cittadino è una spina di non poco conto per la coalizione.
Staremo a vedere. Nel merito della questione, è intervenuto in mattinata anche l'assessore alla ricostruzione del Comune dell'Aquila, Pietro Di Stefano: "Parlare di sviluppo e uso della montagna è sempre stato materia complessa. Farlo nel pieno della campagna elettorale che deciderà l'elezione del Presidente di Regione e di un nuovo Consiglio regionale è quanto meno ardito per via dei tanti opportunismi che, come è tipico in questi periodi, si innescano, tesi più alla ricerca di visibilità che a quella di analisi e strategie mirate all'obiettivo". Di Stefano ha ricostruito il difficile cammino burocratico del Piano che stabilisce gli interventi ammissibili nell'area del Gran Sasso: "Ci sono voluti nove anni per definire e approvare il Piano. Un lunghissimo lavoro di cucitura di ogni ragionevole interesse che ha prodotto un atto sovraordinato alla pianificazione locale sull'ammissibilità di opere. Dal 2004 - ha ricordato - è iniziato un altro percorso che l'amministrazione Cialente ha inteso assumere in pieno sin dal suo primo giorno di mandato nel maggio 2007: quello di salvare il Centro Turistico del Gran Sasso, soffocato da una pesante passività di bilanci per riattivare lo sviluppo dell'area, così come previsto dal P.S.T. (Piano Speciale Territoriale) e dal Piano del Parco. Con i fondi dedicati a L'Aquila si sono create tutte le condizioni per sviluppare il Gran Sasso; trenta milioni complessivi per l'attivazione di nuovi impianti da realizzare fra le aree di Monte Cristo, Fossa di Paganica e Monte Scindarella e per la bonifica di quelli esistenti, ma abbandonati all'incuria del tempo".
"Nove anni per pianificare e ulteriori dieci per reperire le risorse necessarie sono un lasso di tempo spropositato per accettare qualsiasi obiezione in merito", si legge nella nota di Di Stefano. "Il nuovo impianto delle Fontari ricade all'interno del perimetro dove è permesso realizzare nuovi impianti ed è necessario per la sicurezza e per un più logico collegamento con l'arrivo della funivia. Si tratta della sostituzione dell'attuale impianto, ma arrivato a fine vita tecnica, la cui posizione consentirà anche di non realizzare un'ulteriore seggiovia (denominata Caselle) abbassandone l'invasività impiantistica come previsto nel Piano". E' solo il primo passo, conclude Di Stefano, verso una vera stazione turistica invernale, "baricentrica tra le Marche e il Lazio, che può contare sull'innevamento naturale e che comporta la bonifica del vecchio esistente, vero detrattore ambientale di quei luoghi. Questo, insieme al Piano Particolareggiato di Zona per l'area di Fonte Cerreto, finalizzato all'incremento di attività turistico - ricreative, in corso con la Fondazione Carispaq, è uno dei punti di forza del nostro territorio per riavviare il percorso di sviluppo che il terremoto ha drammaticamente congelato".
Intanto, i lavoratori del Ctgs stamane hanno inscenato una durissima protesta: solo saliti su uno dei piloni della funivia Fonte Cerreto-Campo Imperatore e si sono incatenati per protestare contro la mancata proroga dei contratti per i mesi di maggio e giugno. E per domattina, Giovanni Lolli - tra gli attori principali del piano di rilancio del Gran Sasso - ha convocato una conferenza stampa. L'atmosfera è incandescente.