E Porta Barete? Già, è un po' di tempo ormai che né Soprintendenza né Comune spendono una parola (pubblica, almeno) sulla riqualificazione legata alla Porta e sulla sorte della ricostruzione del civico 207 di via Roma.
Hanno scelto di non farlo neanche dinanzi l'invito della senatrice-cittadina del Movimento Cinque Stelle Enza Blundo, che li ha invitati all'incontro che si è tenuto ieri al Palazzetto dei Nobili "per confrontarsi sulla realtà del sito e la possibilità di riscoprire Porta Barete" ma allo stesso tempo "per preservare i diritti dei proprietari".
Per l'amministrazione erano stati invitati, in particolare, l'assessore alle Opere pubbliche Alfredo Moroni e quello alla Ricostrzuione Pietro Di Stefano.
Le ultime notizie che riguardano la Porta risalgono a fine marzo, con il ritrovamento di alcuni referti negli scavi del cantiere archeologico e la chiusura dello stesso. Dal primo aprile infatti il cantiere è stato chiuso e la Soprintendenza si è data 120giorni per valutare l'entità dei ritrovamenti (un leone in pietra, una targa sull'antiporta e tratti di pavimentazione).
Il Comune da par suo, dopo aver approvato un pilatesco ordine del giorno che lascia aperta ogni possibilità, ha paventato possibili soluzioni urbanistiche alternative e più complesse, aspettando la mossa della Soprintendenza (che a sua volta nicchia).
Intanto l'Amministrazione è all'opera con un'operazione di scouting tra i residenti del quartiere e del Civico 207 per convincere una parte di loro ad accettare la procedura dell'abitazione equivalente, nell'ottica di trovare lo spazio necessario a ricostruire il più possibile, ma diversamente, gli edifici residenziali, e allo stesso tempo realizzare qualcosa di simile all'idea di riqualificazione proposta da Monsignor Antonini per l'area: "Valuteremo come è possibile riorganizzare l'area recuperando più spazi possibili", aveva detto a NewsTown l'assessore Di Stefano.
D'altronde, se la Soprintendenza dovesse valutare di alto interesse archeologico i ritrovamenti, potrebbe porre un vincolo archeologico sull'area. Questo in un contesto in cui la proposta avanzata da Anotnini - su cui esiste anche un appoggio politico trasversale - ha riscontrato una sua popolarità appoggiandosi al sentir comune di una parte della popolazione, toccata nel bisogno di riscoprire un'identità storica nella fase dello smarrimento post sismico.
Una storia difficile da comprendere se non si vive all'Aquila insomma, conseguenza di ritardi e normative poco lungimiranti.
Gli inquilini del 207 di via Roma dal canto loro, sono ancora, almeno maggioritariamente, inamovibili su ogni trattativa che non contempli la prosecuzione dei lavori di ricostruzione già finanziati - secondo loro diritto - del cantiere dove dovrebbe risorgere il palazzo danneggiato dal terremoto e poi abbattuto.
"E' sconcertante che gli assessori invitati non vengano a dare risposte a cittadini che hanno anche delle esigenze abitative", ha attaccato Blundo durante l'incontro che comunque si è svolto alla presenza di una quarantina di cittadini.
"Ho già sollecitato in precedenza - ha continuato la senatrice - delle spiegazioni da parte del Sindaco sul come mai si proseguissero i lavori sul terrapieno di via Roma senza tener conto dei costi aggiuntivi che potrebbero crearsi".
Blundo è tra le figure politiche più entusiaste dell'idea di Monsignor Antonini e aveva già auspicato pubblicamente che la Soprintendenza ponesse infine il vincolo archeologico sull'area.
"Non capiamo perché sia stata attenzionata solo Porta Barete e non centinaia di altre situazioni simili in altri angoli della città - hanno rivendicato ancora una volta, ad alta voce, le loro ragioni quelli del civico 207 - Altri cittadini aquilani devono per caso attendersi la nostra stessa sorte?".
Quasi sicuramente no, se dipendesse dall'iniziativa del Comune. Resta da vedere cosa ne pensa Monsignor Antonini.