Martedì, 08 Dicembre 2020 17:24

Biondi attacca la Cgil e cita Di Vittorio. La replica del sindacato in un colloquio immaginario: "Se il sindaco dell'Aquila lo incontrasse, ecco come andrebbe"

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A chiusura dello screening sui cittadini dell'Aquila con test antigenici rapidi, il sindaco Pierluigi Biondi ha tenuto una conferenza stampa per fare il punto sull'andamento del progetto.

Non ha mancato una stilettata alla Cgil che, nei giorni scorsi, aveva scritto una lettera al primo cittadino per chiedere spiegazioni in merito all’esclusione, dalla campagna di screening, delle associazioni di volontariato dopo che queste ultime si erano rifiutate di collaborare alle procedure di maneggiamento dei tamponi e dei reagenti. “Dalla Cgil mi sarei aspettato che si mettesse a disposizione della campagna” ha detto Biondi “invece rimarrà nelle cronache di questa emergenza sanitaria solo per la vicenda dei buoni pasto ai dipendenti comunali in smart working. Se fosse stato per la Cgil non avremmo fatto niente. Naturalmente non parlo di tutta la Cgil, con la quale sto lavorando proficuamente su altre questioni, come la stabilizzazione del personale precario, ma solo di una parte, quella meno nobile che punzecchia e scrive e che fa politica. Penso che Giuseppe Di Vittorio si stia rivoltando nella tomba”.

Un riferimento, quello al politico antifascista, fra gli esponenti più autorevoli del sindacato italiano del secondo dopoguerra, che non è piaciuto affatto alla Cgil che, per tutta risposta, ha immaginato un colloquio tra Biondi e Di Vittorio, riportando le parole del sindaco nel corso della conferenza stampa e quelle di Di Vittorio, alla Camera dei deputati e in alcune adunanze pubbliche.

Se il sindaco dell’Aquila incontrasse Giuseppe Di Vittorio. Ecco come andrebbe

Pierluigi Biondi: "… in un momento in cui tutta l’Italia, tutti i commercianti, tutte le attività produttive soffrono, il problema della CGIL e del ministro Dadone è stato quello di garantire il buono pasto ai dipendenti pubblici in smart working e la possibilità di non dover segnalare gli orari di timbratura, così come il principio della disconnessione. Nessuno vuole eccepire i diritti anche dei lavoratori pubblici e chi vi parla, al di fuori dell’attività da sindaco, è un lavoratore pubblico… però mi sembra che la CGIL si sia concentrata sui diritti dei garantiti"

Giuseppe Di Vittorio: "…E mentre insisto perché a cio’ si addivenga in quanto la situazione attuale non è certo ideale, faccio presente che per nessun motivo, né formale né sostanziale, dovrebbe essere ridotta la retribuzione complessiva del lavoratore, così come si dovrebbero eliminare tutte le sperequazioni, le eventuali ingiustizie, ecc… In altre parole, occorrerebbe estendere i benefici a coloro che non godono di tali diritti senza ridurli a coloro che già ne usufruiscono". Inoltre, "…bisogna che si tenga conto che la classe operaia e le masse lavoratrici considerano le conquiste democratiche, sancite nella Costituzione, e la Repubblica come una conquista storica definitiva del popolo, conquista che non può essere messa in discussione; esse considerano questi come beni supremi che sono meritevoli di esser difesi e quindi saranno difesi dalla grande massa del popolo a tutti i costi. Di questo devono tener conto i fautori di quello che si chiama allargamento a destra e che significa, in fondo, nella sostanza, una ulteriore restrizione delle basi politiche dello stato. La grande maggioranza dei lavoratori ha dei salari, degli stipendi che sono al di sotto dei bisogni minimi indispensabili; e cio’ contribuisce a mantenere ristretti i consumi interni, ristretta la capacità di acquisto. Si sono avuti alcuni miglioramenti strappati a forza di lotte della nostra organizzazione sindacale: noi non riusciamo mai o quasi mai ad ottenere senza lotta".

E per esempio, direbbe Di Vittorio: "Vi è una categoria di lavoratori i quali sono stati licenziati dal Ministero della Difesa, nel corso dell’anno, sotto una forma che non vorrei nemmeno più ricordare al parlamento tanto è umiliante. Il rinnovo del contratto. Si tratta di lavoratori che per una legge fascista del 1923 lavorano stabilmente nelle aziende statali, ma il contratto si rinnova ogni sei mesi od ogni anno. Sono sempre temporanei! Una cosa indegna anche per una azienda privata e che non dovrebbe essere sopportata per nessuna ragione da una azienda statale, dello Stato democratico e repubblicano, della repubblica fondata sul lavoro. Un lavoratore che lavora vent’anni è sempre temporaneo e deve rinnovare il contratto di sei mesi in sei mesi"

Pierluigi Biondi: "… la seconda cosa su cui la CGIL si è concentrata è quella di dire ‘ah, ma sai, manipolano i dipendenti comunali sostanze contagiose, pericolose’ non sapendo che noi avevamo dato un documento validato a tutti i volontari; mi sarei aspettato dalla CGIL, in un momento di difficoltà di questa città, di questo territorio, di questa regione che magari si fossero messi a disposizione del progetto di screening e non fossero stati lì ad indicare con la manina, a dire: ‘ah, ma stai attento!’. Se fosse stato per la CGIL, non avremmo fatto niente dal punto di vista dello screening…"

Giuseppe Di Vittorio: "…tutte le rivendicazioni dei lavoratori sono inquadrate nella funzione di elevazione dell’intera vita nazionale… Ebbene, la CGIL si batte per difendere contro le discriminazioni non soltanto i propri iscritti, ma i lavoratori di qualsiasi corrente, di qualsiasi organizzazione, di qualsiasi fede, senza nessuna distinzione; noi ci battiamo contro tutte le distinzioni… noi ci battiamo per la difesa dei diritti di tutti i lavoratori, per la loro eguaglianza civile, cioè ci battiamo per la difesa di un principio costituzionale essenziale… i sindacati dei lavoratori, i quali sono stati oggetto più volte di odiose, illegali e antidemocratiche discriminazioni, sono appunto le organizzazioni che godono la fiducia delle grandi masse lavoratrici, della classe operaia…’

[Camera dei Deputati, legislatura II, seduta del 23 agosto 1953]

Pierluigi Biondi: "… io non credo che tutta la CGIL sia fatta in questo modo perché io con la CGIL ho avviato un percorso importante… mi sembra che ci sia soltanto una parte, quella meno nobile, me ne assumo la responsabilità, che sta lì e che ogni tanto punzecchia, scrive, e credo faccia politica e non sindacato. Ecco, lo volevo precisare perché non riguarda tutto il sindacato, perché poi le responsabilità non sono mai collettive ma credo siano in capo a singoli e ad alcuni pezzi di strutture che hanno una loro complessità che non vale la pena di generalizzare"

Giuseppe Di Vittorio: "… riteniamo che nel settore che ci riguarda, quello politico e sociale, il dovere fondamentale è quello di servire la collettività nazionale nell’ambito della Costituzione e delle altre leggi dello stato. In questo senso, noi accettiamo la priorità dei doveri e l’accettiamo tanto più volentieri in quanto possiamo affermare che la classe operaia, i lavoratori italiani fin dalla lotta di liberazione nazionale, ad oggi, hanno chiara coscienza di aver compiuto sempre il loro dovere con alto spirito di sacrificio ed abnegazione verso la collettività nazionale, verso il popolo e nei confronti del nostro ordinamento costituzionale"

Pierluigi Biondi: "… scusatemi lo sfogo, però quando vedo che ci sono centinaia di dipendenti pubblici che mettono a disposizione il loro tempo, anche nel fine settimana, oggi che è ponte, o prefestivo, la domenica e domani magari e poi… a disposizione dei cittadini, perché non lo stanno facendo per il Comune dell’Aquila, non lo stanno facendo per il sindaco Biondi di Fratelli d’Italia ma lo stanno facendo per la gente, per la tenuta di questo tessuto, per riaprire le scuole il 9 dicembre, insomma, per dare anche un senso all’aspetto sociale di una comunità, mi sembra veramente troppo; mi deprimono queste cose, diciamo che è la sincerità che deriva anche dal calo di adrenalina di questo periodo molto pieno"

Giuseppe Di Vittorio:... “le grandi masse lavoratrici che rappresentano le forze giovani, vigorose, produttrici della nazione, con le loro organizzazioni, con la loro coscienza con il loro orientamento, con la loro volontà, aprono le porte alla loro partecipazione alla direzione dello Stato stesso. Solo a questa condizione si risolve la crisi storica, permanente, dello Stato Italiano. Infatti, se non riandiamo a tutto il corso della nostra storia e vogliamo ricercare le cause della sua crisi permanente, delle sue convulsioni, delle sue trasformazioni, dei colpi di stato che l’hanno caratterizzata, troviamo che la causa fondamentale risiede appunto nella volontà preconcetta, assoluta, delle grandi oligarchie economiche, industriali ed agrarie, di precludere ad ogni costo, per principio e per sempre, ogni possibilità alla classe operaia, alle masse lavoratrici, di partecipare alla direzione dello stato".

Elaborazione della CGIL tutta della Provincia dell’Aquila

Ultima modifica il Martedì, 08 Dicembre 2020 18:52

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