Ha ottenuto ciò che voleva.
Matteo Renzi, il senatore semplice di Rignano che avrebbe dovuto ritirarsi dalla vita politica il 5 dicembre 2016, ha aperto una crisi in piena emergenza pandemica per buttare fuori Giuseppe Conte da Palazzo Chigi: ci è riuscito, scommettendo - a ragione - che il Capo dello Stato avrebbe evitato in ogni modo il ritorno alle urne.
Così è andata.
Sergio Mattarella, in serata, ha ricevuto al Quirinale il Presidente della Camera, Roberto Fico, cui aveva affidato quattro giorni fa l'incarico esplorativo per verificare una maggioranza nell'ambito delle forze attualmente al Governo. Non ha potuto far altro che prendere atto del fallimento dell'iniziativa: "Allo stato attuale permangono distanze alla luce della quali non ho registrato unanime disponibilità per dare vita alla maggioranza" ha detto il Presidente della Camera al termine del colloquio con Mattarella.
Dunque, il Quirinale ha specificato che domani il Capo dello Stato darà l'incarico per formare un nuovo governo a Mario Draghi. "Dalle consultazioni era emersa, come unica possibilità di governo a base politica, quella della maggioranza che sosteneva il Governo precedente. La verifica della sua concreta realizzazione ha dato esito negativo", ha spiegato Mattarella.
"Vi sono adesso due strade, fra loro alternative. Dare immediatamente vita a un nuovo Governo, adeguato a fronteggiare le gravi emergenze presenti: sanitaria, sociale, economica, finanziaria. Ovvero quella di immediate elezioni anticipate". Il Capo dello Stato ha inteso chiarire che questa seconda strada andava attentamente considerata, "perché le elezioni rappresentano un esercizio di democrazia"; di fronte a questa ipotesi, però, ha sentito il dovere "di porre in evidenza alcune circostanze che, oggi, devono far riflettere sulla opportunità di questa soluzione. Ho il dovere di sottolineare, come il lungo periodo di campagna elettorale - e la conseguente riduzione dell’attività di governo – coinciderebbe con un momento cruciale per le sorti dell’Italia. Sotto il profilo sanitario, i prossimi mesi saranno quelli in cui si può sconfiggere il virus oppure rischiare di esserne travolti. Questo richiede un governo nella pienezza delle sue funzioni per adottare i provvedimenti via via necessari e non un governo con attività ridotta al minimo, come è inevitabile in campagna elettorale. Lo stesso vale per lo sviluppo decisivo della campagna di vaccinazione, da condurre in stretto coordinamento tra lo Stato e le Regioni. Sul versante sociale – tra l’altro - a fine marzo verrà meno il blocco dei licenziamenti e questa scadenza richiede decisioni e provvedimenti di tutela sociale adeguati e tempestivi, molto difficili da assumere da parte di un Governo senza pienezza di funzioni, in piena campagna elettorale. Entro il mese di aprile va presentato alla Commissione Europea il piano per l’utilizzo dei grandi fondi europei; ed è fortemente auspicabile che questo avvenga prima di quella data di scadenza, perché quegli indispensabili finanziamenti vengano impegnati presto. E prima si presenta il piano, più tempo si ha per il confronto con la Commissione. Questa ha due mesi di tempo per discutere il piano con il nostro Governo; con un mese ulteriore per il Consiglio Europeo per approvarlo. Occorrerà, quindi, successivamente, provvedere tempestivamente al loro utilizzo per non rischiare di perderli. Un governo ad attività ridotta non sarebbe in grado di farlo. Per qualche aspetto neppure potrebbe".
Il Paese - ha avvertito Mattarella - non può permettersi di mancare questa occasione fondamentale per il nostro futuro. "Va ricordato che dal giorno in cui si sciolgono le Camere a quello delle elezioni sono necessari almeno sessanta giorni", ha proseguito il Capo dello Stato. "Successivamente ne occorrono poco meno di venti per proclamare gli eletti e riunire le nuove Camere. Queste devono, nei giorni successivi, nominare i propri organi di presidenza. Occorre quindi formare il Governo e questo, per operare a pieno ritmo, deve ottenere la fiducia di entrambe le Camere. Deve inoltre organizzare i propri uffici di collaborazione nei vari Ministeri. Dallo scioglimento delle Camere del 2013 sono trascorsi quattro mesi. Nel 2018 sono trascorsi cinque mesi. Si tratterebbe di tenere il nostro Paese con un governo senza pienezza di funzioni per mesi cruciali, decisivi, per la lotta alla pandemia, per utilizzare i finanziamenti europei e per far fronte ai gravi problemi sociali. Tutte queste preoccupazioni sono ben presenti ai nostri concittadini, che chiedono risposte concrete e rapide ai loro problemi quotidiani".
Mattarella ha aggiunto un’ulteriore considerazione: "ci troviamo nel pieno della pandemia. Il contagio del virus è diffuso e allarmante; e se ne temono nuove ondate nelle sue varianti. Va ricordato che le elezioni non consistono soltanto nel giorno in cui ci si reca a votare ma includono molte e complesse attività precedenti per formare e presentare le candidature. Inoltre la successiva campagna elettorale richiede – inevitabilmente – tanti incontri affollati, assemblee, comizi: nel ritmo frenetico elettorale è pressoché impossibile che si svolgano con i necessari distanziamenti. In altri Paesi in cui si è votato – obbligatoriamente, perché erano scadute le legislature dei Parlamenti o i mandati dei Presidenti – si è verificato un grave aumento dei contagi. Questo fa riflettere, pensando alle tante vittime che purtroppo continuiamo ogni giorno – anche oggi - a registrare".
Dunque, il richiamo alla responsabilità delle forze politiche: "Avverto il dovere di rivolgere un appello a tutte le forze politiche presenti in Parlamento perché conferiscano la fiducia a un Governo di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica".
Un governo Draghi appunto, auspicato da Renzi sin dal primo momento, a patto che l'ex Presidente della Banca centrale europea accetti l'incarico, ovviamente.
E' certo che l'economista non troverà i tappeti rossi sulla strada verso Palazzo Chigi: l'ala 'radicale' del Movimento 5 Stelle, quella che fa capo ad Alessandro Di Battista, non ha affatto apprezzato la scelta del Capo dello Stato; da Leu arriva la richiesta di elezioni anticipate e persino in seno al Pd si registra più di un mal di pancia, in particolare tra coloro che si sono mostrati critici per la gestione passiva della crisi e per il ruolo assunto da Goffredo Bettini che si è fatto garante dell'oramai uscente Giuseppe Conte. A destra, Matteo Salvini e Giorgia Meloni lasciano intendere che non voteranno la fiducia ad un eventuale governo Draghi anche non faranno le barricate. Anzi.
Dunque, l'ipotesi è di un governo 'sostenuto' da Italia Viva, dal Pd - sebbene attraversato da turbolenze interne che sono destinate a minarne la presunta unità - dall'ala governista dei 5 Stelle, dai così detti 'responsabili' e dai moderati di Forza Italia.
I numeri non sono così rassicuranti. Sia chiaro, però: le elezioni, stasera, sono lontanissime, considerato pure che ci sono incombenze immediate da affrontare - come sottolineato da Mattarella - e che poi inizierà il così detto 'semestre bianco'.
Resta una riflessione: la classe politica del nostro paese si è dimostrata assolutamente inadeguata a gestire l'emergenza sanitaria, economica e sociale.
D'altra parte, in questa XVIII legislatura abbiamo visto di tutto: dalla stasi dopo le elezioni del marzo 2018 al contratto tra Lega e Movimento 5 Stelle per dare vita al primo governo Conte che, da capo di un esecutivo a trazione sovranista si è ritrovato, 461 giorni dopo, alla guida di un governo con pentastellati, Pd e Leu, frutto della spericolata mossa di Matteo Renzi che, di lì a qualche giorno, avrebbe rotto col Pd fondando Italia viva, un partito che, oggi, ha una spropositata rappresentanza in Parlamento rispetto ai consensi che riscuote nel paese e che, con parlamentari eletti nel Pd, ha scritto la parola fine su un governo con i dem.
Uno spettacolo poco edificante, che ha costretto il Capo dello Stato a 'commissariare' le forze politiche.
Ha vinto Renzi, dunque? Di certo, ha perso la politica. Il senatore semplice di Rignano è riuscito a mandare a casa il presidente Conte che, ai suoi occhi, stava assumendo un profilo indigesto, con un consenso importante tra l'elettorato cui guarda Italia Viva, quello centrista, moderato, fuori dagli schemi ideologici - se esistono ancora - e che avrebbe potuto accrescerlo, quel consenso, con la gestione dei 200 miliardi del Recovery Plan. Non solo. L'ex premier si è sfilato da un Governo di cui, alla prova dei fatti, era finito ai margini: ha preferito, dunque, la 'via tecnica' per evitare che le forze di maggioranza avessero mani libere sui fondi europei.
Sia chiaro, però: Renzi ha dato sostanza alle indicazioni di un vasto mondo che, da destra e fino ad un certo centrismo collocato a sinistra, spingeva da mesi per rimuovere l'avvocato del popolo e sostituirlo con una personalità di comprovata fede europeista, ben visto dal mondo capitalistico.
Meglio un esecutivo di responsabilità, dunque, che il leader di Italia Viva non mancherà di intestarsi, per avere così il tempo di riorganizzarsi, fino a fine della legislatura, provando a ricostruire un consenso tra i moderati, mettendo in luce, tra l'altro, le contraddizioni in seno agli ex alleati di maggioranza, come sta già accadendo in queste ore.
D'altra parte, non aveva nulla da perdere. La domanda è: a che prezzo? A che prezzo Renzi ha ottenuto ciò che voleva?
Di certo, si è allargata la distanza tra cittadini e rappresentanza politica, si è alimentato il senso di sfiducia degli italiani nelle Istituzioni, si è assecondato il vento populista e sovranista che, da domani, soffierà con ancora maggiore intensità sul nostro paese. Il governo del presidente o governo dei tecnici è la certificazione di un fallimento: dieci anni dopo il governo Monti, la classe politica tutta non è stata capace di produrre da sé una soluzione ad una situazione d'emergenza, com'era accaduto con la crisi economica. Ma i tecnici non possono essere altro che un palliativo: senza una reale classe dirigente rinnovata e credibile, senza politica, il Paese non si salverà.
E' ora che l'Italia si liberi, finalmente, della tendenza al leaderismo.