“Peggiora in modo drammatico la situazione dei contagi a Pescara: la provincia registra la terza più grave incidenza settimanale d’Italia con incrementi pazzeschi di estrema pericolosità. Eppure la conseguenza è che la Regione non interviene. Perché?”
A chiederlo, in una nota, è il consigliere regionale del Pd Pierpaolo Pietrucci.
“Gia la settimana scorsa - ricorda il consigliere dem- avevamo lanciato un allarme analizzando i numeri da capogiro dell’Istituto Superiore di Sanità: se nella prima settimana di gennaio nel pescarese i nuovi casi erano stati 229, nella prima settimana di febbraio i contagi erano stati 968. Quadruplicati in un solo mese! Eppure con l’Ordinanza del 5 febbraio il Presidente della Giunta ha disposto la zona rossa per Tocco da Casauria, Atessa e San Giovanni Teatino e uno “stretto monitoraggio” per Chieti e Francavilla”.
“Perché non avviene lo stesso per Pescara che aveva ed ha numeri molto più preoccupanti? Perché non si prevede una zona rossa per Pescara come si sarebbe dovuto fare quest’autunno per L’Aquila? Si pensa forse che la chiusura di tutte le scuole comunali decisa dal sindaco Masci sia sufficiente? Perché si rischia di estendere i contagi, di aumentare l’incidenza e l’Rt e di portare l’intero Abruzzo in zona arancione? E se Marsilio – col conforto del CTS – prevede o teme questo scenario, perché non agisce subito coinvolgendo le categorie interessate (a partire da ristoratori ed esercenti alle prese con ordinativi, scorte ed approvvigionamenti) in vista del weekend e di San Valentino? E perché non dice nulla ai gestori di impianti sciistici che – da norme nazionali – prevedono di aprire il 15 febbraio?”
“Insomma, questa inerzia è pazzesca: alimenta un pericolo di contagio, genera incertezza nel sistema economico, crea confusione nell’opinione pubblica perché non c’è coerenza tra i dati dei contagi e le misure da prendere. Chiedo a Marsilio di assumersi le sue responsabilità, prendendo le decisioni necessarie, senza alimentare demenziali polemiche col governo e nell’interesse degli abruzzesi”, conclude Pietrucci.