“Siamo entrati in campagna elettorale nel peggiore dei modi: per 4 anni, sindaco e Giunta, candidati e candidate, collaboratori e collaboratrici, dirigenti di partito sono completamente scomparsi, facendo calare una cappa di silenzio tombale sulle frazioni. Un comportamento irresponsabile. Ora, si sono svegliati dal lungo letargo: pensano davvero che i cittadini abbiano l’anello al naso?”.
L’affondo è di Quirino Crosta, segretario del circolo PD di Sassa che, stamane, ha tenuto una conferenza stampa illustrando il lavoro svolto in questi anni dalla comunità locale, dagli attivisti e dalle attiviste, anche in risposta alle ultime decisioni assunte dall’amministrazione attiva in merito alla localizzazione della nuova scuola e alla realizzazione della così detta ‘variante’ all’abitato, attesa da anni, e al ritrovato interesse di alcuni partiti sulle frazioni, a partire proprio da Sassa.
“Un interesse che arriva tardi e male, sotto forma di colonialismo amministrativo paternalista”, l’affondo di Crosta; “il ragionamento è: vengo nella tua comunità, tu mi dici che problemi hai e io li risolvo. Non funziona così. Le comunità sono attive e, qui a Sassa, abbiamo lavorato 4 anni per elaborare una proposta politica chiara, un progetto urbanistico capace di rendere coerenti i diversi interventi, dalla scala territoriale a quella architettonica, per meglio distribuire una serie di servizi. Intanto, l’amministrazione si disinteressava di questo territorio e, anzi, faceva decadere il Ctp ad uso e consumo di certe pratiche politiche: è venuta meno la credibilità dell’organo istituzionale, si è scollato il rapporto tra politica e comunità”.
Dunque, Crosta è passato ad illustrare la proposta del Pd di Sassa. “Le criticità maggiori sul territorio attengono agli spazi e agli edifici abbandonati, dalla ex Sercom alla vecchia scuola di Sassa Scalo, dal parco paleontologico al lungo fiume, fino alle palazzine realizzate nel post sisma. Soffriamo la mancanza cronica di spazi pubblici, la mancata attivazione della raccolta differenziata per non parlare dell’antenna installata a luglio 2017, passata da 9 a 35 metri, al di fuori di qualsiasi piano regolatore e a ridosso di una pieve del XII° secolo”.
Il segretario del circolo dem ha poi sottolineato lo stato di “abbandono e trascuratezza” del nucleo industriale della frazione, mettendo in evidenza un problema mai risolto, e cioè “gli sversamenti fognari, in particolare delle frazioni alte, a cielo aperto o nel torrente Raio”.
Di qui, la necessità di interventi che possano “migliorare la qualità della vita dei residenti incentivando le persone a restare a Sassa o a trasferirvisi”.
E’ essenziale, in questo senso, proprio il recupero degli spazi e degli edifici abbandonati: la proposta dei dem è di “insediare la scuola dei Vigili del Fuoco alla ex Sercom, in uno stato di tale degrado da essere inquietante oltre che pericolosissima e dove le ditte della ricostruzione stoccano materiali senza alcun controllo del Comune; la struttura potrebbe ospitare edifici direzionali, aule, laboratori, palestre, ricoveri per mezzi speciali. Tutt’intorno, il progetto Case di Pagliare potrebbe ospitare allievi e allieve, docenti, lavoratrici e lavoratori”.
Significherebbe un enorme rilancio per il territorio; una proposta che andrebbe collegata alla realizzazione di uno sbocco autostradale a Genzano o Collefracido, arretrato rispetto al casello attuale di L’Aquila ovest, “che permetterebbe di decongestionare l’ingresso in città, a servizio dei nuclei industriali di Sassa, Pile e Pizzoli per estensione”; una infrastruttura che “andrebbe collegata con la non più rinviabile realizzazione della variante Sud, lotto A, che dalla Mausonia andrebbe a migliorare il transito sul pericolosissimo tratto di statale 17”.
Al lotto di variante Sud, attesa da anni, “si dovrebbe valutare di agganciare una ‘variante delle Costarelle’, così detta, verificando la possibilità di collegare i due rettilinei per Preturo, quello del nucleo industriale e quello di Scoppito, con una parallela che potrebbe alleggerire il traffico sulla porzione di attività tra Sassa scalo e Scoppito che insistono sulla statale 17, rendendo più sicuri gli ingressi alle attività”.
C’è poi il tema, collegato, della mancanza di spazi pubblici: “proponiamo da tempo di realizzare un parco urbano nella ex scuola di Sassa Scalo, con un patto di collaborazione che chiami a responsabilità anche i residenti; se realizzato, il parco si troverebbe sul tracciato del percorso fluviale del torrente Raio che tornerà presto ad essere frequentabile, grazie all’intervento della Gsa che sta realizzando il nuovo depuratore, e che risalendo potrebbe divenire un vero e proprio parco, laddove insistevano le ex vasche di esondazione per intenderci, restituendo anche spazi all’agricoltura”.
Un parco fluviale ‘amiternino’ che si immagina in continuità con il parco fluviale dell’Aterno e del Vetoio dando continuità alla ciclopedonale dell’Aterno; interventi che si potrebbero realizzare con i fondi del recovery plan, ha tenuto a sottolineare Quirino Crosta.
Arriviamo, così, alla variante – nei giorni scorsi è stato firmato l’accordo di programma tra Comune e Provincia – per liberare dal traffico pesante la così detta ‘strettoia’, decongestionando il traffico; “il percorso di variante deve essere uno e soltanto uno, quello che la comunità di Sassa hanno condiviso in questi anni con la passata e l’attuale amministrazione, inserita nel masterplan per la realizzazione della nuova scuola e riportata, tra l’altro, nelle osservazioni al Pums. Se è legittima, e condivisibile per quanto ancora da verificare, la proposta di spostare il nuovo polo scolastico dal sito inizialmente previsto ad un altro che l’amministrazione sta valutando, la variante deve partire dall’attuale scuola dell’infanzia gestita dalle Suore Zelatrici, correre in modo aderente sotto l’abitato del centro storico e riconnettersi con l’attuale viabilità sotto gli impianti sportivi. Voci di corridoio, invece, lasciano credere che si stia cercando di portare avanti il progetto di vecchia variante, bocciata dalla comunità”.
Il tracciato aderente all’abitato “genererebbe spazi pubblici di cui la zona è priva; la variante non va vista soltanto come una strada che canalizzi il traffico altrove – così fosse sarebbe meglio non realizzarla, si sposterebbe soltanto il problema da una parte all’altra – ma come una vera e propria strada di quartiere, con microcircolatori, sui vecchi tracciati tratturali, collegati al torrente con percorsi cliclopedonali. Tra l’altro, così si ridurrebbero al minimo gli espropri e, soprattutto, il consumo di suolo”.
Lavorando in questo modo – ha tenuto a ribadire il segretario del Pd di Sassa – “tutto ha il proprio posto, tutto una sua funzione. Sia chiaro: il nostro è progetto dinamico, non è il verbo, che speriamo di poter condividere anche con i Comuni limitrofi oltre che con il Comune dell’Aquila. Per questo, d’ora in avanti ci ritroveremo una volta al mese per presentare alcuni aspetti del nostro progetto così che possa essere rivisto, modificato, migliorato. Di certo, non ci faremo distrarre dai pifferai magici che si svegliano soltanto ora, ad un anno dalle elezioni”.