E' il giorno di Matteo Renzi. Il segretario del Partito Democratico diviene stamane, per davvero, il presidente del Consiglio dei Ministri. Se fino a ieri, infatti, in molti avevano parlato di un premier mai legittimato dal voto popolare, l'incredibile risultato maturato alle Europee non lascia alcun dubbio sulla volontà degli Italiani che hanno inteso premiare Renzi, la rivoluzione portata in seno al Partito Democratico oltre all'attività di Governo.
Non se l'aspettava nessuno, inutile girarci intorno. Più di undici milioni di italiani hanno votato per il Pd, che ha ottenuto il 40.8% delle preferenze. Un dato accolto con entusiasmo dal capo del governo: "Non è stato un referendum sul governo, né su di me, è un voto che esprime una speranza straordinaria. L’Italia c’è, è più forte delle paure che l’attraversano ed è in grado di incidere in Europa". Felice, commosso, emozionato: Matteo Renzi si gode l'incredibile risultato delle Europee. "Nel derby fra rabbia e speranza ha vinto la speranza" e "i voti della speranza hanno doppiato quelli della rabbia. Saremo all’altezza dei sogni più belli".
Siamo migliori di come ci immaginiamo, ha aggiunto Renzi. "Grazie dal profondo del cuore a tutti italiani che hanno dimostrato con una partecipazione molto significativa - ha sottolineato - una delle più alte d’Europa, che questo Paese è decisamente migliore di come ce lo raccontiamo". Adesso, commenta Renzi, "non ci sono più alibi per non fare le riforme, la rottamazione può iniziare", perché "l’Italia c’è ed è più forte delle paure. Adesso è ora di cambiare l’Ue", perché "da una parte ci sono le forze populiste, dall’altro lato un’idea di Europa che ha fallito, in mezzo un grande spazio per il cambiamento possibile".
Una percentuale simile - nella storia repubblicana - era riuscita a conquistarla solo la Dc di De Gasperi e neppure Berlinguer, evocato nei giorni scorsi dai grillini che ne avevano rivendicato l'eredità sulla questione morale, ci si era mai avvicinato.
Alla vigilia del semestre europeo, a guida italiana. E Renzi ribadisce: "L’Italia è in grado di incidere in Europa, io avverto questo come responsabilità innanzitutto. L’Italia ha parlato in modo molto forte con un voto di speranza per poter cambiare e poter invitare l’Europa a cambiare". Di conseguenza, "l’Italia abbassi i toni e alzi le ambizioni", perché "questo è il momento dell’Italia, che deve guidare il semestre e il percorso di cambiamento dell’Europa partendo dall’assunto che dobbiamo prima di tutto cambiare noi stessi". Renzi ha poi ricordato come "da Roma, dove i trattati europei sono nati, parte un messaggio di grande consapevolezza" anche alla luce del risultato negli altri paesi d’Europa, sbilanciati verso le forze populiste ed estremiste.
L’Italia chiederà quindi "un’Europa che si occupi di salvare le famiglie, le persone. Non chiediamo regole" di bilancio «più aderenti alle nostre aspettative ma di cambiare l’impostazione - spiega il premier italiano -. Cambiare l’approccio avuto in questi anni, e lo facciamo partendo da un’esperienza istituzionale e non dall’antipolitica".
Una battuta, poi, sulla mancata festa ufficiale del Partito: "C’è chi dice 'dai festeggiamo, facciamo una piazzata con due bandiere', ma il punto centrale è che noi non abbiamo esigenza di far festa ma avvertiamo lo straordinario compito di fare le riforme".
E' il successo indiscutibile di Matteo Renzi, un successo che disegna - d'improvviso - un nuovo Partito Democratico: al di là delle correnti interne, oramai superate, un partito 'personalistico' e che coglie i voti d'opinione smarriti da Forza Italia e, in particolare, da Silvio Berlusconi. L'ex premier si ferma al 16,8%, senza dubbio una sconfitta destinata a segnare la fine del centrodestra per come l'avevamo conosciuto fino a ieri. Male anche Alfano che con il Nuovo Centrodestra supera di poco la soglia di sbarramento del 4% e che vivrà - nei prossimi mesi - da minoranza residuale in seno al governo Renzi. Con il rischio di sgretolare sul nascere le velleità di un Partito che si è costruito intorno alla figura politica di alcuni ministri di larga intesa.
Parabola ben diversa per la Lega Nord di Matteo Salvini, altra sorpresa di queste elezioni: il partito sembrava definitivamente imploso, al contrario - con slogan semplici e parole d'ordine chiare - la Lega ha conquistato il 6,2% delle preferenze. E' il quarto partito italiano, ad oggi, e guarda con soddisfazione ai risultati ottenuti - in giro per l'Europa - dai partiti 'euroscettici'. Innanzitutto, lo sguardo è al Front National di Marine Le Pen che - in Francia - ha ottenuto un risultato storico, oltre il 25%.
Il grande sconfitto, senza dubbio, è il Movimento 5 Stelle: Grillo era convinto di vincere le europee, l'ha ripetuto fino a qualche giorno fa, al contrario si ritrova oltre 20 punti sotto l'ebetino Renzi. Risultato finale: 21,2%. In molti, avevano pronosticato che il Movimento sfiorasse il 30%. Ci sarà tempo per valutazioni più attente: la debacle però è assolutamente indiscutibile. E avrà ripercussioni importanti nel mondo pentastellato.
Risultato importantissimo, invece, per L'Altra Europa con Tsipras che - dopo la rincorsa per raccogliere le 150mila firme necessarie alla presentazione della lista nelle cinque circoscrizioni - tra mille difficoltà e nel silenzio dei media mainstream, sembra aver superato la fatidica soglia di sbarramento del 4% con oltre 1milione di voti ottenuti. Una vittoria, difficile e inattesa. Che potrebbe segnare un nuovo inizio per la sinistra italiana, all'opposizione dell'anima sempre più centrista del Partito Democratico di Matteo Renzi.
Ora, non resta che attendere i risultati delle elezioni Regionali. Lo spoglio inizierà alle 14. Gli equilibri, però, paiono molto più incerti. Alle Europee, il Partito Democratico ha ottenuto il 32,38% a livello regionale, quasi dieci punti sotto la media nazionale. Ha tenuto benissimo, al contrario, il Movimento 5 Stelle che si attesta al 29,7%. Così come il centrodestra: Forza Italia è al 18,69%, il Nuovo Centrodestra al 5,42%, Fratelli d'Italia al 4,64%. Insieme, le forze di destra sono al 28,75%. Insomma, difficile sbilanciarsi: il Partito Democratico - con le forze della coalizione di centrosinistra - sembrerebbe qualche punto avanti. Sarà un pomeriggio lunghissimo, però.
Per capire cosa potrà accadere, importanti anche i dati dell'affluenza: ha votato il 61,57% degli aventi diritto. Bene la provincia di Teramo, con il 67,63%, così come la provincia di Pescara che si attesta al 65,38%. Indietro Chieti, ferma al 57,58%.
In Provincia dell'Aquila si è votato ancora meno: alle urne si è presentato il 57,18% degli aventi diritto. Si conferma solido l'elettorato di centrodestra: Forza Italia è al 20%, Ncd al 7,40%, Fratelli d'Italia al 5,25%. Il Partito Democratico, invece, pur vincendo si ferma al 31,20% (dieci punti sotto la media nazionale), con il Movimento 5 Stelle al 26%. Ottimo risultato per la lista de L'Altra Europa con Tsipras, al 5,09%.
A L'Aquila, hanno votato 33938 cittadini sui 60392 aventi diritto: il 57,48%. E i dati definitivi raccontano una prima sorpresa: si è votato più per le Europee che per le Regionali. Si conferma la difficoltà del Movimento 5 Stelle ad incidere nel nostro territorio: 21,9% dei consensi (6957 preferenze), quasi otto punti sotto la media regionale seppur il risultato sia in linea con la media nazionale. Bene il Partito Democratico, al 34,29% (10.892 voti), così come Forza Italia che si ferma al 21% (6693). Incredibile risultato, invece, per la lista de L'Altra Europa con Tsipras: 9,59%, con 3047 voti ottenuti. Tra le percentuali più alte d'Italia per la lista di sinistra, senza dubbio.
Il candidato più votato in città è stata Anna Lucia Bonanni con 1.856 preferenze. Ha battuto Pittella (Pd) a 778 preferenze, Paolo Angelini del Movimento 5 Stelle (753) e anche il deputato Filippo Piccone (557). L'aquilana, espressione dei movimenti civici cittadini ha conquistato 6896 preferenze nella circoscrizione Sud, 2652 nella Provincia.