Sabato, 06 Marzo 2021 15:07

Collegio D'Aragona, il Pd: "Voteremo sì ma dibattito faccia salto di qualità"

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Voteremo sì alla delibera sull’istituzione del collegio Ferrante D’Aragona. Ma lavoreremo per metterla al riparo da polemiche e bracci di ferro che nulla hanno a che vedere con la città e per emendarla affinché la scelta del vice presidente della fondazione che lo gestirà possa farla il consiglio. Al sindaco e alla maggioranza diciamo: portino in aula dei nomi sui quali possa esserci la più ampia convergenza possibile”.

A parlare sono i consiglieri comunali del Pd Stefano Palumbo (capogruppo) e Stefano Albano, che, in conferenza stampa, hanno voluto fare chiarezza in merito alla posizione del partito sul progetto, anche in risposta alle polemiche che ci sono state in settimana a proposito delle commissioni nelle quali la delibera avrebbe dovuto ricevere il via libera prima dell’approdo in consiglio.

In particolare, il Pd, insieme al resto dell’opposizione, aveva contribuito a far venire meno il numero legale nella seduta della terza commissione, approfittando della diserzione di Forza Italia, che aveva ritirato le truppe desiderosa di farla pagare al sindaco dopo la decisione di nominare Vito Colonna in giunta al posto di Vittorio Fabrizi.

“E’ vero, abbiamo fatto mancare il numero legale ma non perché fossimo contrari nel merito alla delibera” hanno spiegato Albano e Palumbo “E’ stata una scelta politica, volevamo lanciare un messaggio e far vedere alla città il clima da resa dei conti che c’è dentro al centrodestra”.

“All’interno della maggioranza” ha attaccato Albano “è in corso l’ennesima vergognosa diatriba tra partiti, che segue la crisi di sei mesi innescata dalla Lega e poi il braccio di ferro dentro Fratelli d’Italia. E’ una diatriba che hanno cercato di far passare come una crociata in difesa delle prerogative del consiglio comunale sull’indicazione del nome del vice presidente della fondazione che gestirà il collegio ma dietro la quale ci sono solo le pretese di Forza Italia, che ritiene di essere stata penalizzata dopo la nomina di Colonna e di non vedersi riconosciuto il proprio peso politico”.

I democrat auspicano però che il voto in consiglio sia accompagnato da un salto di qualità nella discussione sulla nascita del collegio: “Finora il dibattito è stato strozzato dalla querelle sulle nomine” ha sottolieato Palumbo “e non ci si è confrontati invece su come questo progetto si inserirà nel contesto aquilano post pandemico, che sarà molto diverso da quello che c’era prima. Impossibile pensare che tutto rimarrà uguale, anche per quanto riguarda la didattica universitaria: è probabile che la Dad acquisirà sempre più spazio, anche perché molte famiglie, per la crisi che seguirà all'emergenza sanitaria, non potranno più permettersi di mandare a studiare i figli fuori”.

“Si sta facendo passare l’idea” ha osservato Albano “che una volta approvata la delibera il collegio di merito sarà una realtà ma non è così. Ci sarà una fase di prova di tre anni durante la quale il Ferrante D’Aragona sarà un collegio universitario, uno studentato. Se al termine di questo periodo avrà i numeri e i requisiti previsti dalla legge, allora sarà riconosciuto e finanziato dal ministero come collegio di merito. Ma non è affatto scontato che questo riconoscimento ci sia. Il nodo cruciale saranno i servizi che saranno offerti agli studenti e il modo in cui il collegio, che sarà uno dei primi collegi di merito diffusi in Italia, si inserirà nel sistema della città della conoscenza. E’ chiaro che avrà un senso se riuscirà ad aumentare l’attrattività dell’Aquila come città universitaria, se cioè richiamerà un flusso di studenti maggiore. Perché se invece il numero di iscritti rimarrà lo stesso, allora il rischio che possa rimanere un semplice studentato che farà concorrenza al mercato degli affitti privati c'è”.

Anche Palumbo ha voluto chiosare su questo punto: “Si sono letti e sentiti, in questi giorni, molti commenti negativi sul collegio da parte di alcuni cittadini timorosi che i suoi 600 posti letto andranno a intaccare il mercato delle case affittate agli studenti. Credo che bisogna abbandonare l’idea che L’Aquila possa tornare, per quanto riguarda la residenzialità studentesca universitaria, la città che era prima del terremoto, per il semplice fatto che ora abbiamo un enorme patrimonio di immobili di proprietà pubblica che già da tempo, basti pensare agli alloggi Case e Map affittati alle giovani coppie o ai membri delle forze armate, sono stati immessi sul mercato. Serve un atteggiamento innovativo, non conservativo”.

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