Martedì, 13 Aprile 2021 09:59

Verso le elezioni amministrative: la lunga corsa al 'voto moderato'

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Ha ritrovato apparente unità il centrodestra alla guida della città, e proprio sul bilancio di previsione che, al tramonto del 2019, aveva segnato un momento di fortissima frizione con la Lega che non aveva votato il provvedimento di programmazione economica aprendo, così, una crisi lunga un anno.

Poco più di un anno dopo, i capigruppo di maggioranza – Ersilia Lancia (Fratelli d’Italia), Giorgio De Matteis (Forza Italia), Luca Rocci (L’Aquila Futura), Daniele D’Angelo (Cambiamo) e Francesco De Santis (Lega) – hanno rivendicato in conferenza stampa l'approvazione di un bilancio che, hanno spiegato, "affronta il presente dando aiuti concreti alle categorie più colpite dalla crisi economica scatenata dal Covid ma che al tempo stesso guarda al futuro, programmando una serie di investimenti".

"Abbiamo rimesso all’ordine del giorno i temi con i quali vogliamo affrontare i prossimi 5 anni di amministrazione" ha aggiunto Francesco De Santis che, a luglio scorso, con un intervento durissimo - 'avevamo regalato un sogno all’Aquila, vincendo le elezioni in modo inaspettato e, direi, rivoluzionario, cavalcando un’onda che avrebbe dovuto portarci a rinnovare la città. Ci siamo ritrovati imbrigliati e di questo mi vergogno', le sue parole - aveva formalizzato la crisi. 

Nove mesi dopo, il clima sembra essere completamente cambiato. 

D'altra parte, siamo nell'anno che porterà la città alle amministrative e le forze di centrodestra sono convinte di poter vincere di nuovo le elezioni. Si punta, evidentemente, sul vento nazionale che sembra spirare ancora a destra, nonostante le alchimie di governo; si punta su alcuni risultati che la maggioranza spera di poter portare a casa prima delle elezioni: la ripavimentazione di Piazza Duomo, almeno l'abbattimento del Ponte Belvedere, l'inaugurazione di un paio di scuole ricostruite, l'avvio della Casa delle tecnologie emergenti. E poi, ci sono alcuni interventi che caratterizzano storicamente l'azione di una amministrazione negli ultimi mesi di governo: si pensi soltanto che in bilancio sono stati appostati quasi 2 milioni di euro per gli asfalti. In provincia, le elezioni si vincono anche così. 

Se aggiungete che, in questi anni, il centrodestra ha avuto la 'forza' di occupare diversi posti di potere, con quello che ne consegue, e che L'Aquila è una città tendenzialmente conservatrice, tendente a premiare le amministrazioni uscenti, è chiaro che le forze di maggioranza - al di là delle frizioni e delle contraddizioni di questi anni, nient'affatto risolte - vogliano mostrarsi unite e compatte, consapevoli di avere la possibilità di governare per altri cinque anni. 

Con o senza Pierluigi Biondi. 

Non sarà sfuggito che, in una conferenza stampa in cui ogni capogruppo ha elogiato a più riprese il vice sindaco Raffaele Daniele, non sia mai stato menzionato il sindaco della città. "Cosa accadrà tra un anno? Non lo so, non sono un indovino, sono abituato a guardare a orizzonti temporali di pochi mesi" ha detto Giorgio De Matteis; "dipenderà da quello che accadrà anche a livello nazionale, se è vero che nel 2022 Draghi verrà eletto presidente della Repubblica e quindi si tornerà al voto. Con le legittime aspirazioni di tutti, vedremo quello che succederà. Il futuro della città non è dei singoli, ma è frutto delle idee delle coalizioni che si creano".

Qui sta il punto. 

Biondi spera che la legislatura si chiuda con un anno di anticipo, nell'estate 2022, a seguito dell'elezione del Presidente della Repubblica; dovesse andare così, si giocherà le sue carte per tentare l'elezione alla Camera dei Deputati. E questa intenzione, manifesta, ha creato parecchi malumori nei mesi scorsi. Tuttavia, "il futuro della città non è dei singoli" ha tenuto a precisare De Matteis, a dire che l'unità ritrovata va oltre l'attuale sindaco. Anzi. A microfoni spenti, alcuni esponenti di maggioranza si dicono convinti che l'eventuale ricandidatura di Biondi, che è scontata qualora la legislatura dovesse andare a scadenza naturale nel 2023, potrebbe rappresentare un problema per la coalizione più che un vantaggio.

In questo senso, la sfida dei prossimi mesi sarà recuperare il 'voto moderato' tradizionalmente di centrodestra - sottolineano ancora alcuni esponenti di maggioranza - con l'auspicio che le spaccature in seno al mondo progressista possano determinare la discesa in campo di Americo Di Benedetto con una coalizione di liste 'liberali'; è chiaro che se dovessero concretizzarsi le candidature a sindaco del consigliere regionale e di un esponente della coalizione di centrosinistra tradizionalmente intesa, il vantaggio per il centrodestra sarebbe indubbio.

E' persino banale scriverlo.

Ai nostri microfoni, nelle settimane passate, Di Benedetto ha chiarito che 'Il Passo Possibile' sta lavorando "per costruire una proposta di buon governo per la città, alle condizioni che stiamo portando avanti da anni, quindi conciliative, di rispetto, di grande attenzione ai problemi amministrativi piuttosto che a quelli, evidentemente più marginali, di natura politica".

"Ci sarà una grande azione di apertura e di verifica - ha aggiunto il consigliere regionale - e ci sarà una grande azione di condivisione. La regola fondamentale è quella di essere in linea con un pensiero prospettico di governo della città: se non c’è, non ci si può mettere insieme soltanto per affrontare la competizione elettorale, altrimenti si da vita ad un’armata brancaleone; siccome già abbiamo avuto un’esperienza di questo genere, credo che si debba lavorare ad un progetto totalmente differente".

Di Benedetto, insomma, non ha chiuso le porte al confronto con le forze progressiste ma ha spiegato di aspettarsi "riflessioni anche dagli altri: ricordo una costituente di sinistra, è stata in qualche modo rivista. Ma è da lì che partono i confronti, da posizioni definite, ognuno per lo spazio che occupa e per la presenza e consistenza elettorale: si deve trasmettere alla città ciò che si vuole fare non quello che è più utile fare. L’utilità della sintesi può vivere una vivacità nel momento in cui si cerca di battere l’avversario ma deve trovare una base consistente nella capacità di avere una stessa idea di governo della città che non è di secondaria importanza. C’è l’esigenza di concentrarsi, tutti, su quello che ognuno di noi può fare e non su quello che non vuol far fare ad altre persone, e non parlo solo degli avversari politici". 

A farla breve: Di Benedetto è in campo, si dice stia già costruendo delle liste nell'alveo del Passo Possibile, e ci resterà fino alla fine; se i progressisti dovessero trovare la quadra su un nome forte e su un programma di governo capace di tenere insieme una coalizione larga, è chiaro che il consigliere regionale siederà al tavolo per provare a fare sintesi. In caso contrario, se il campo progressista dovesse arrivare frammentato e poco coeso alla prossima primavera, è più che lecito credere che Di Benedetto si candiderà di nuovo a sindaco con una coalizione civica e liberale, convinto di poter intercettare il voto moderato e, così, di poter puntare al ballottaggio contro il centrodestra, e con la speranza che, alla fine, già al primo turno o al ballottaggio, anche Pd e Italia viva possano 'sposare' la sua candidatura.

Di nuovo, l'obiettivo è consolidare il voto moderato. 

E di voto moderato si parla insistemente anche in ambienti progressisti: il Pd non ha rinunciato al dialogo con Di Benedetto, anzi, ci sta lavorando con insistenza per evitare che eventuali spaccature possano azzoppare le prospettive di una coalizione larga e plurale, dai liberali alle forze civiche e di sinistra. Parallelamente, si sta tentando di puntellare comunque un'area moderata per essere più forti al tavolo di una eventuale trattativa col 'Passo Possibile' e per parare il colpo, qualora una sintesi non dovesse trovarsi, con la convinzione - ribadita da influenti esponenti dem - che le elezioni si vincano "al centro". 

Ai nostri microfoni, la segretaria cittadina dei democratici Emanuela Di Giovambattista ha chiarito che si sta lavorando alla costruzione di un "percorso aperto, di coalizione, che dovrà portare all’elaborazione di un progetto politico per la città, basato su alcune parole d’ordine: lavoro, giustizia sociale, ambiente, transizione ecologica. Dovremo costruire un fronte ampio, democratico, composto anche dalle tante e belle esperienze civiche esistenti in città". La segretaria ha inteso ribadire che "la scelta del candidato sindaco non la farà il Pd da solo; sarà una decisione condivisa insieme alle altre forze con cui costruirà un progetto e un programma politico per le prossime elezioni"; e sulle primarie, non ha chiuso la porta: "vedremo se saranno necessarie quelle di coalizione ma dentro al Pd non le faremo". A dire che non si ripeterà quel che accadde nel 2017, quando, dietro finte primarie di coalizione, si fecero in realtà primarie di partito tra Di Benedetto, allora ancora iscritto, e Pierpaolo Pietrucci, che dilaniarono il Pd e portarono, poi, all’esito imprevisto della vittoria di Pierluigi Biondi.

Tuttavia, la coperta è corta: inseguire il voto moderato, infatti, rischia di aprire delle crepe a sinistra, laddove c'è una vivacità partitica e civica che chiede piena rappresentazione in seno ad una coalizione progressista. 

E qui sta il nodo da sciogliere: la corsa al voto moderato, a quel bacino di voti - quanto influente, non è affatto chiaro - cui guardano anche le forze di centrodestra e su cui poggia l'esperienza civica di Di Benedetto, rischia di snaturare una proposta politica che possa essere chiaramente orientata al campo progressista. 

Di qui, l'urgenza - non più rinviabile - di restituire confini chiari, valoriali e culturali prima ancora che politici, al progetto che si intende presentare alla città, elaborando una proposta chiara, e coerente, che possa dare senso ad un fronte ampio, democratico e plurale. E' soltanto così, avviando un cantiere politico di ricostruzione di un campo largo progressista, ed evitando fughe in avanti sui nomi dei possibili candidati a sindaco, che si potrà dare forma ad una proposta credibile che riattivi le forze sociali della città restituendogli entusiasmo; è soltanto contrapponendo al centrodestra un progetto politico davvero radicato in un universo valoriale progressista che si può pensare di rendere contendibili le prossime elezioni. 

Non ci sono altre strade.

Ed è forti di una proposta credibile e di una coalizione strutturata, tra l'altro, che si potrà sedere al tavolo della concertazione con 'Il Passo Possibile' per trovare una sintesi unitaria che eviti dolorose spaccature.

D'altra parte, stavolta non si può pensare - come accaduto in passato - di arrivare a qualche mese dall'elezione e di costruire sulla contrapposizione, e non sulla proposta, un cartello di simboli squisitamente elettoralistico; i tempi sono cambiati, gli elettori non capirebbero, e il risultato delle elezioni, a quel punto, sarebbe assolutamente scontato.  

 

 

 

Ultima modifica il Martedì, 13 Aprile 2021 13:31

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