Dopo un primo tentativo andato storto, la senatrice-cittadina aquilana del Movimento Cinque stelle, Enza Blundo, è riuscita a convocare un incontro sul tema di Porta Barete alla presenza di (quasi) tutte le istituzioni coinvolte.
Presente infatti la Soprintendente Alessandra Vittorini, il Direttore Regionale per i Beni Culturali e paesaggistici Fabrizio Magani e l'Assessore alle Opere Publbiche Alfredo Moroni. Assente "giustificato" ("mi ha avvertito per tempo di impegni improrogabili" ha detto Blundo) l'assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano.
La questione degli interlocutori, come quella delle specifiche del terreno su cui si è svolto l'incontro, non è secondaria, vista la confusione in campo.
Il nodo intorno al che fare? su Porta Barete ha bisogno infatti di tutti gli attori per provare ad essere affrontato onestamente, con le conseguenze che questo comporta: in primo luogo per le sorti del civico 207 e il diritto alla ricostruzione in tempi dignitosi (e quindi già compromesso), e poi per la riqualifica di un'area d'interesse storico e culturale.
Lo sforzo di Blundo in tal senso è ammirevole, ma l'assenza di Di Stefano ha pesato. Perché la soprintendenza ha ribadito da par suo come l'ultima parola spetti al Comune e l'Assessore Moroni è riuscito a schivare gli aspetti più spigolosi ( "mi occupo dell'aspetto viario", "personalmente sono favorevole ma come assessore non posso dirlo").
Ciò nonostante, la Senatrice non ha risparmiato di porre le domande giuste e cogliendo l'occasione per rimproverare all'Amministrazione gli errori fatti nei confronti dei proprietari del 207, e lo spreco di denaro pubblico che sembra prospettarsi a causa di scarsa lungimiranza e forse di ripensamenti.
Voce mancante al dibatto proprio quella degli inquilini del 207 di Via Roma che, pur presenti, si sono astenuti dal prendere parola, scegliendo l'arroccamento davanti l'assedio delle molteplici falangi riunite sotto lo stendardo di "Porta Barete".
Un'operazione questa, iniziata da Monsignor Antonini, che M5S sta contribuendo a sostenere a L'Aquila insieme all'associazione Jemo 'nnanzi e l' Archeo Club "nel rispetto dei diritti dei proprietari", attraverso un'azione politica di mediazione tra le parti. Uno spazio di agibilità che i 'cittadini' si stanno ritagliando in una città che non li vede particolarmente forti nel complesso.
Ma, descritto il contesto, veniamo al dunque. Per Magani, Ministero e Soprintendenza possono dare solo "suggerimenti per un'area di rispetto" intorno tutta la cinta muraria e nello specifico per Porta Barete. Il Direttore regionale ha parlato di un "vincolo indiretto" facendo riferimento all'articolo 45 del decreto legislativo 490 del 1999 in base al quale, ha specificato, "una volta individuato un bene culturale c'è la possibilità di creare una zona in cui siano rispettate le distanze per la corretta percezione del monumento".
Questo è quanto metteranno nero su bianco Ministero e Soprintendenza il 17 giungo, data di scadenza dei 120 giorni necessari per valutare l'interesse culturale della zona cantierizzata dalla soprintendenza, e pressoché concomitante con le fondamenta del 207 abbattuto.
"Ma i processi di ricostruzione sono governati dall'amministrazione comunali e non da noi - ha aggiunto la Soprintendente Vittorini - la competenza del Comune sull'area si è spinta fino all'erogazione di un contributo e l'avvio di un cantiere. Il problema è sorto quando in virtù di questi percorsi conclusi, che non ci vedevano partecipi, si è inserita la possibilità di fare degli approfondimenti sull'area, consentiti dalla proprietà. Spetta all'amministrazione comunale ora scegliere o meno di resettare e dare delle alternative praticabili".
"Noi non possiamo fare nulla al civico 207 tanto che l'aria di cantiere è stata riconsegnata" specifica Magani, tanto per essere più chiari.
Una situazione "davvero particolare dal punto di vista del vincolo" e determinata dal terremoto, in quanto "normalmente il vincolo si pone rispetto al futuro e non al pregresso e a un diritto privato acquisito". Perché, spiega sempre la Soprintendente, "come l'America era già lì prima della 'scoperta' di Colombo, lo stesso vale per Porta Barete che era già lì e non è stata scoperta. Si è scelto deliberatamente di sotterrarla costruendoci sopra e questo era più che noto. Era ovvio infatti che dietro l'arco murario che si vede da Via Vicentini ci fosse un lato B dall'altra parte". Un lato che, a detta di Magani, sembra essere "più interessante".
Insomma l'interesse culturale c'è, ma il bandolo della matassa ora deve trovarlo il Comune che in caso contrario dovrebbe assumersi la responsabilità di costruire nuovamente 'sopra' Porta Barete e, vista l'aria che tira... meglio cercare a qualsiasi costo una soluzione con i diritti dei proprietari che partono però da una posizione giuridicamente irreprensibile.
Nelle mediazioni è stato coinvolto di recente anche il Capo dell'Ufficio Speciale Paolo Aielli, onnipresente in città per tutte le decisioni che contano e i corrispettivi tentativi di risolvere i problemi che comportano.
Intanto il Comune - non senza qualche polemica - sta cercando due consulenti esterni, il cui ingaggio non superi i 40mila euro, per "ridisegnare il nuovo viale della Croce Rossa e riqualificare l'area di Santa Croce e Porta Barete".
La definizione planivolumetrica e dell'assetto urbanistico dovrà riguardare "per l'area di Santa Croce - si legge nella deliberazione - la riqualificazione urbanistica, il diradamento edilizio con le relative soluzioni abitative alternative per i cittadini interessati, la valorizzazione di Porta Barete e della chiesa di Santa Croce, anche attraverso il miglioramento della viabilità carrabile e pedonale".
Insomma, come disse già l'Assessore Di Stefano a NewsTown, "si cerca spazio" e le acque si stanno muovendo per non ricostruire le palazzine della zona com'erano e dov'erano. Solo che lo spazio non basta, e il Comune da tempo sta facendo scouting tra i proprietari per convincere il numero necessario alla sostituzione edilizia.
"Quanto faremo su Via Roma e Porta Barete è legato a quanto faremo su Viale della Croce Rossa" ha affermato l'Assessore Moroni che ha aggiunto: "Come abbiamo speso soldi per completare i lavori di riqualificazione del terrapieno di Via Roma possiamo spenderli anche per toglierlo dato che i benefici saranno maggiori e i costi relativamente bassi (180mila euro)".
L'assessore però nomina solo, senza approfondire, il problema dell'arroccamento delle città legato a quello sulla sicurezza e le vie di fuga, una questione insomma non da poco, più importante di quella estetica/culturale in sè. Mesi fa si era parlato di un ponte avveniristico dalla struttura leggera che potesse sostituirsi all'attuale terrapieno. Una soluzione non da poco però, ma da milioni di euro.