Martedì, 11 Maggio 2021 15:19

Paolucci: "Illegittimo licenziamento di Mancini da manager della Asl di Pescara". D'Alessandro: "ora chi paga?"

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"Il licenziamento del manager della Asl di Pescara da parte del Governo regionale di centrodestra, è stata non solo una scelta illegittima, come conferma la sentenza emessa dalla Corte d’Appello sul caso proprio in questi giorni, ma un costo sociale per gli abruzzesi e per la sanità territoriale, che dal suo allontanamento è ferma e manca di programmazione, lasciando perdere altre valutazioni rimesse ad organi terzi sull’attuale gestione. Una scelta che esprime chiaramente la fame di poltrone che questa maggioranza ha avuto sin dal giorno dopo l’elezione, a sprezzo degli interessi e dei servizi dovuti agli abruzzesi".

E' il commento del capogruppo Pd in Consiglio regionale, Silvio Paolucci, sulla sentenza della Corte d’Appello che ha respinto il ricorso della Regione Abruzzo e confermato la decisione del Tar che dichiarava illegittima la decadenza anticipata di Mancini dall’incarico al vertice della Asl di Pescara. 

"Siamo di fronte all’ennesima scelta sbagliata che si ripercuoterà sugli abruzzesi e sulla sanità, nel momento peggiore della nostra storia – sottolinea Paolucci – Un errore attestato ora anche dalla Corte d’Appello, con una sentenza che ribadisce l’illegittimità dell’interruzione del rapporto con Mancini, stabilito da una delibera firmata dal presidente Marco Marsilio a ottobre del 2019, nonostante il suo contratto fosse in scadenza nel 2021. Una delibera, quella con cui il manager venne letteralmente 'fatto fuori' per lasciare libero il posto per l’attuale, in quota Lega, che dà la precisa misura delle priorità dell’odeirno governo regionale e di cosa rappresenti la sanità per questa destra: occupazione del potere e basta".

A riprova - aggiunge Paolucci - "c’è un comparto in balia del caos e una governance carente di programmazione che per Pescara accantona il discorso del Dea di secondo livello che con Mancini volgeva al termine; non attiva il distretto di Pescara sud, i cui lavori sono da mesi in dirittura d’arrivo e che manca solo degli arredi; impiega venti mesi per definire un pronto soccorso che doveva essere operativo, a maggior ragione con il covid, già da tempo e come lo sarebbe stato secondo il ritmo imposto dal manager; non procede alle assunzioni del personale necessario per la normale amministrazione dei reparti di tutta la provincia; lascia in sospeso l’hospice e il parto indolore, tutte iniziative che erano pronte venti mesi fa e che si sono arenate come si è arenata tutta la sanità pescarese con il brusco allontanamento di Mancini. Le ragioni stanno scritte nei diversi pronunciamenti che ci sono stati sulla vicenda: più che dare servizi, al centrodestra interessano nomine e poltrone e questo è il risultato".

"L'ex Direttore della Asl di Pescara ha avuto definitiva ragione con la sentenza della Corte di Appello, fu rimosso illegittimamente per mera spartizione ed ansia acuta di poltronite: ma ora chi paga?", si chiede il deputato di Italia Viva Camillo D'Alessandro. "Gli atti assunti dall'attuale direttore sono tutti legittimi? Sono annullabili? Sono impugnabili da terzi? Ma il punto non è questo. Ora Marsilio paghi per il danno arrecato, per le spese e per il risarcimento che dovrà essere riconosciuto a Mancini. Se ne occuperà la Corte dei Conti?".

Ultima modifica il Mercoledì, 12 Maggio 2021 09:10

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